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 2016  marzo 24 Giovedì calendario

Vettel e la rivolta dei piloti per le regole che hanno stravolto la Formula 1

Con toni educati e cortesi, i piloti hanno dato degli incapaci a coloro che governano la Formula 1. Non ci sono precedenti di una ribellione del genere negli ultimi trent’anni, ma d’altronde non era neanche mai successo che le regole sportive venissero cambiate a due settimane dal via, che oggi si voti per modificarle entro il secondo Gran premio e che già si pensi di tornare al sistema dell’anno scorso a partire dalla terza gara.
Qualifiche da cambiare
Uno dei tanti errori di chi ha deciso la riforma è stato quello di consultare i piloti, ascoltare il loro dissenso e ignorarlo totalmente. Tra i contrari c’erano Sebastian Vettel, Fernando Alonso, Lewis Hamilton e Jenson Button, dieci Mondiali vinti in quattro. «Perché mi chiamano, mi fanno perdere tempo e non mi ascoltano?», si è chiesto in particolare Vettel, che è uno dei tre presidenti della Gpda, il sindacato dei piloti. In altri tempi la rabbia sarebbe sbollita senza conseguenze, ma stavolta è stato troppo clamoroso il flop: sabato scorso a Melbourne, negli ultimi cinque minuti non c’era più una macchina in pista e per la prima volta la bandiera a scacchi è stata sventolata sul nulla. La Gpda, che rappresenta la quasi totalità della categoria, ha allora scritto una lettera aperta: «Le decisioni prese nel corso delle ultime settimane sono obsolete e mal strutturate. Così vengono distrutti i progressi fatti nel corso degli ultimi anni».
Appoggiato dalla Ferrari
I piloti non fanno nomi, scrivono genericamente di «governance» e invitano gli addetti ai lavori a cambiare il processo decisionale per non rovinare la F1. Ma non è difficile individuare i bersagli della lettera: la Fia di Jean Todt e la Fom di Bernie Ecclestone, pressata dagli organizzatori dei Gp, che pagano dai 30 milioni in su per ospitare l’evento e pretendono uno spettacolo più vivace. «A volte portare cambiamenti può non aiutare, anzi, può provocare l’effetto opposto, peggiorando la situazione – sostengono Vettel & C. -. Questo si riflette negativamente sul nostro sport e impedisce di attrarre le nuove generazioni e di far crescere l’interesse generale». Non si era mai visto un pilota della Ferrari così schierato contro il potere, ma evidentemente dietro c’è l’appoggio del team. Le squadre si sono dissociate dalla riforma delle qualifiche dopo averle votate all’unanimità «per non passare da nemici delle novità». La Ferrari ne ha poi bloccato la ratifica perché venissero ridiscusse, ma senza ottenere modifica alcuna. Vettel si era già espresso sull’argomento sabato a Melbourne, battibeccando con Hamilton che aveva una posizione più morbida, del tipo «era giusto provarci». «Non capisco lo stupore – aveva detto il tedesco -. Avevamo già previsto che sarebbe andata così, non c’era bisogno di fare un esperimento». A dieci giorni dal Gp del Bahrein l’unanimità è saltata: la nuova idea è quella di mantenere il nuovo sistema di eliminazione a tempo per le prime due sessioni di qualifica e di tornare al sistema tradizionale nella terza. La decisione è attesa per oggi.