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 2016  marzo 24 Giovedì calendario

UN CAMPO CHE PRODUCE ENERGIA


Provate a far rotolare un pallone e vedrete che la gente gli correrà dietro. Pensate ora di poter utilizzare tutto quello sforzo per illuminare un campo, una strada, magari un intero quartiere. Ora lasciate da parte la fantasia, perché qualcosa del genere esiste già. Si trova in Nigeria, all’interno del Federal College of Education di Akoka, a Lagos, ed è un campo da calcio che riesce a combinare l’energia solare a quella cinetica. In tre hanno contribuito alla sua realizzazione: il gigante energetico Shell, la star dell’hip hop Akon (americano ma di origini senegalesi) e Pavegen, una startup britannica non nuova a questo genere di imprese, che già nel 2012 riuscì a garantire l’illuminazione di un marciapiede a Londra attraverso l’energia prodotta da chi ci camminava sopra. Agli ormai tradizionali pannelli solari si aggiungono un centinaio di piastrelle posizionate sotto il manto erboso, piazzate nelle zone strategiche in cui è più frequente il passaggio dei giocatori in azione, capaci di trasformare i movimenti dei calciatori in corrente elettrica, producendo fino a 7 watt per ogni passo. Il risultato è un campo in grado di garantire l’illuminazione stradale per 24 ore o immagazzinare energia per usi futuri. La scelta del luogo non è stata casuale, ma mirata alla realizzazione di un progetto sociale. La comunità di Akoka, infatti, non ha luce né luoghi di aggregazione e socializzazione notturna. Si tratta solo di un primo passo, perché se il risultato su un campo da calcio può sembrare straordinario, non è difficile immaginare l’efficacia che la stessa tecnologia potrebbe avere se applicata ai marciapiedi e ai pavimenti di scuole e centri commerciali delle metropoli. L’Unione africana ha già previsto investimenti da venti milioni di dollari per le energie rinnovabili nel prossimo decennio e lo sviluppo di questa nuova tecnologia potrebbe rappresentare un ulteriore passo avanti. «Il progetto mostra come il futuro delle rinnovabili sia combinare il potere dell’energia cinetica e di quella solare», ha spiegato il fondatore di Pavegen, Laurence Kemball-Cook. L’iniziativa ha però sollevato diversi dubbi: la quantità di elettricità prodotta sarà sufficiente a compensare i costi della tecnologia utilizzata? E quelli per il suo trasporto sul luogo? Non è forse meglio puntare su energie rinnovabili già collaudate e avanzate come il solare e l’eolico? La startup inglese ha già risposto ad alcune delle critiche, affermando che il prezzo delle piastrelle è già stato abbassato notevolmente, e se prima era il 500% in più rispetto a quello del normale pavimento di un centro commerciale africano, ora è superiore di appena il 20%. Un investimento che, dunque, potrebbe davvero avere un senso.