Gianluca Dotti, Wired 4/2016, 24 marzo 2016
325 METRI SOPRA LA FORESTA
Più alta della torre Eiffel ma costruita nel cuore della foresta amazzonica, tra serpenti, giaguari e alberi giganti, la torre climatica del progetto Atto (Amazon Tali Tower Observatory) è stata concepita per tenere sotto controllo i cambiamenti chimici dell’atmosfera in uno dei luoghi più inaccessibili del pianeta e meno contaminati dall’attività umana. Non poteva esserci collocazione migliore che al centro del polmone terrestre, dove viene prodotta più della metà dell’ossigeno mondiale e dove possono essere studiati direttamente il trasporto delle masse d’aria, la formazione delle nubi, la stratificazione dell’atmosfera, il ciclo dell’acqua e i cambiamenti climatici. Letteralmente da una prospettiva nuova e unica al mondo. Inaugurata nell’agosto del 2015 dopo un anno di lavori, la torre con il suo imponente telaio metallico svetta nel cielo sopra la giungla e sostituisce le vecchie torrette alte appena 80 metri, che in tre anni avevano permesso le indagini preliminari. Con i suoi 325 metri di altezza, è la costruzione più alta di tutto il Sud America ed è in grado di captare il respiro della foresta, raccogliendo dati su gas serra, sostanze inquinanti e condizioni meteo su un’area di cento chilometri quadrati di foresta pluviale tropicale. La base della nuova costruzione è quadrata con lati di appena tre metri, è sorretta da 26 chilometri di cavi d’acciaio e ha installati decine di sensori all’avanguardia per misurare con precisione le concentrazioni di metano, ossidi di azoto e anidride carbonica. L’impianto di raccolta dati registra anche la temperatura del suolo e della foresta, la luminosità, i venti in quota e i profili di umidità dell’aria, a dimostrazione dell’enorme quantità di informazioni necessarie per migliorare i modelli di evoluzione climatica. A gestire il progetto, nato nel 2009, è una collaborazione tra Brasile e Germania, che hanno anche equamente diviso l’investimento di circa otto milioni di euro. Ricercatori dell’università di Manaus e dell’Istituto nazionale brasiliano per la ricerca amazzonica (Inpa) affrontano spedizioni nella foresta alla Indiana Jones e le altezze dei 1500 elementi metallici prefabbricati della torre, insieme ai colleghi tedeschi degli istituti Max Planck per la chimica e la meteorologia. Gli stessi che ormai da dieci anni studiano il clima anche da un altro punto di vista estremo: quello della taiga siberiana. Alla base delle analisi c’è la necessità di comprendere più a fondo quei meccanismi che solo nell’ultimo decennio hanno portato il Brasile a dover fare i conti con due pesanti inondazioni e altrettante gravi siccità, responsabili di un perenne stato di emergenza che ha coinvolto oltre 300mila persone. È però un progetto di interesse mondiale, che affronta concretamente il problema globale del cambiamento climatico indotto dall’attività umana, e che tocca temi come la deforestazione, la biodiversità e il rilascio di grandi quantità di energia da parte dell’atmosfera, tramite eventi meteorologici sempre più violenti.