la Repubblica, 24 marzo 2016
Vadaviaiciàp, il rumore di fondo del Salvini
L’altra sera il Salvini era in onda quasi ovunque, da Bruxelles o altri siti geografici e virtuali, ubiquitario come forse neppure il Berlusca dei bei tempi. Con quella sua aria brusca e scura, da maniscalco medievale incazzato (sarebbe perfetto per un casting da Walter Scott) pareva che dovesse dire qualcosa di solenne e definitivo contro i Mori, qualcosa che facesse da vigoroso contraltare strategico al balbettio europeo, incravattato ed evasivo. A questo dovrebbero servire, in fin dei conti, i cattivi: a dare una forma leggibile e perfino temibile alla cattiveria. Gli usciva di bocca, invece, una specie di indistinto, generico malumore contro gli islamici, Gad Lerner, Maometto, i buonisti, Renzi, l’Europa, i gessetti colorati, l’addestramento carente delle forze speciali, la lacunosa manutenzione delle armi, i pacifisti, le moschee, eccetera. Neanche il tempo di prendersela con qualcuno che subito gli veniva in mente qualcun altro da biasimare, aggrottando sopracciglia, baffi e barba. Più che un discorso politico era un rumore di fondo che in milanese potrebbe riassumersi in “vadaviaiciàp”, vai a dare via le chiappe, in fondo un eufemismo. Per ottenere veri e soddisfacenti chiarimenti sulla Guerra Santa, volendo farla per davvero, bisognerà rivolgersi a qualcun altro.