Il Messaggero, 24 marzo 2016
Che fine hanno fatto le case delle grandi donne della letteratura?
Primavera in rosa con un viaggio nelle stanze del femminile. Entrando in punta di piedi nelle case di donne che, in una maniera o nell’altra, hanno fatto la storia del genere umano tout court. E che fra le quattro mura di antiche dimore raccontano le loro vite e a distanza di secoli fanno sentire, amplificate, le loro voci ancora oggi. Un’occasione in più per scoprire luoghi che meritano di essere svelati e ri-velati a tutti. Senza differenze.
MILLE LIRE
Il tour alla ricerca delle residenze nell’altra metà del cielo può iniziare nel nostro Paese da un’isola carica di energia lunare, la Sardegna. Dove si trova la casa natale di GraziaDeledda, premio Nobel per la letteratura nel 1926. È a Nuoro al civico 42 della strada che ha preso il suo nome. Risale alla seconda metà dell’Ottocento ed è a Sana Pietro, il rione dei pastori. Sviluppata su tre piani, fu abitata dalla Deledda fino al giorno delle nozze, nel 1900 prima del trasferimento a Roma.
Dichiarata monumento nazionale, viene acquistata dal Comune di Nuoro, che poi la cede all’Istituto Superiore Regionale Etnografico al prezzo simbolico di mille lire. Quindi viene trasformata in casa-museo che raccoglie una carrellata di manoscritti, fotografie, documenti e oggetti personali della scrittrice. Che mirano a ricomporre il legame affettivo fra la donna Grazia e la sua terra, la Barbagia, come manifesterà lei stessa nel suo romanzo autobiografico Cosima. Come dire un viaggio nella Sardegna d’autore, sfogliando pagine e pagine di ricordi intinti nell’inchiostro di una letterata di grande intensità e muovendosi tra le pareti della sua abitazione.
IL NASCONDIGLIO
Ad Amsterdam la “Anne Frank Huis” ogni anno è visitata da milioni di persone che vogliono onorare la memoria della donna bambina più coraggiosa della storia del Novecento. Fu qui, in una delle stanze denominata l’alloggio segreto (dall’olandese achterhuis, letteralmente retrocasa) che scrisse il suo famoso diario che fotografa l’Olocausto in maniera illuminata e illuminante per tutti coloro che lo leggeranno.
Ai numeri 263-265 di Pinsengracht dove la giovane ebrea tedesca rimase nascosta con la sua famiglia per due anni dal 1942 al 1944 durante l’occupazione nazista nei Paesi Bassi. Si accede da un passaggio segreto nascosto da una libreria.
RITAGLI DI GIORNALE
Alle pareti della camera, i ritagli di giornale con le foto delle eroine preferite da Anna, l’attrice Deanna Durbin e le Principesse inglesi Elisabetta e Margherita. Nell’edificio dal 1960 è stato allestito un museo che appartiene alla Anne Frank Stichting (Fondazione Anna Frank).
Nel cuore dell’Inghilterra, nella contea dello Yorkshire in uno scenario di grande suggestione fra nuvole di nebbia e distese sconfinate della brughiera c’è la casa di “Cime Tempestose”. Il libro (l’unico) scritto da Emily Brontë che visse la sua fanciullezza in Market Street, nel villaggio di Thornton, alla periferia di Bradford insieme alle sorelle Anne e Charlotte, quest’ultima autrice di un’altra grande opera come Jane Eyre.
Alle atmosfere di questo luogo si ispirarono questi famosissimi romanzi d’amore tormentati e assai cinematografici. Da allora The Brontë Birthplace ha subito una serie di cambiamenti come destinazione d’uso, prima diventando una macelleria, poi un ristorante. Quindi nel 1990 è tornata alla sua dimensione originaria grazie alla passione della giallista Barbara Whitehead e al sostegno della Brontë Birthplace Trust. Attualmente, dopo aver rischiato di ospitare un caffe bistrot, è una casa-museo tutelata da The Brontë Society.
MANUALE DI VITA
“Piccole donne”. Alzi la mani chi fra le cinquantenni e dintorni non ha letto questo manuale di vita per fanciulle in corso. L’autrice è la riformista Louisa May Alcott che ha vissuto a Concord nel Massachusetts nella Orchard House. Dove, nel 1868, ha scritto il suo popolarissimo romanzo in cui impersona Jo. Qui il tempo si è fermato sugli oggetti appartenuti a tutta la famiglia: da quelli del padre Amos Bronson Alcott, filosofo e insegnante a quelli della madre Abigail May Alcott, donna emancipata del XIX secolo che fu fra le prime operaie pagate in Massachusetts. E ancora tante tracce che parlano delle amatissime sorelle: Anna, ovvero Meg fin da piccoola votata alla carriera di attrice, e poi Elizabeth, Beth nel romanzo, definita anche “l’angelo della casa” che morirà precocemente,gioavanissima, quindi l’artista May, ovvero Amy nel lbro. Attualmente la Orchard è una delle case museo meglio conservate di tutta l’America, visitata ogni anno da oltre 50 mila appassionati provenienti da ogni angolo del pianeta. A tutelarla dal 1912 c’è la Louisa May Alcott Memorial Association.