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 2016  marzo 24 Giovedì calendario

C’era una volta Marcus Rashford, il più giovane bomber del Manchester United. Una favola appena iniziata

Il vero cruccio di Marcus è che quando la favola è cominciata, appena 28 giorni fa, la mamma si è persa il C’era una volta, perché il figlio le aveva detto di starsene a casa: «Tanto non giocherò di sicuro, cosa vieni a fare?». E mamma Mel, obbediente, si era risparmiata il viaggio in autobus fino a Old Trafford, non comodissimo per chi vive nei sobborghi della Greater Manchester. Ma proprio quella sera, il 25 febbraio scorso, non a caso in quello che viene definito il Teatro dei Sogni, Marcus Rashford, 18 anni e 117 giorni, fin lì attaccante dell’under 20, si presenta al Manchester United e all’Inghilterra con il rumore del tuono. Rooney è infortunato da un po’, ma nel riscaldamento si ferma anche Anthony Martial. Così Louis Van Gaal, che in carriera ha dato piena fiducia a decine di ragazzini che avrebbero fatto parlare abbastanza di sé (Iniesta e Thomas Muller su tutti), lancia Rashford dal 1’ nel ritorno di Europa League contro i danesi del Midtjylland e il pargolo risponde all’istante: due gol nel 5-1 finale, dopo l’1-2 dell’andata, ed è nata una stella. Battuto il record di precocità di George Best, che segnò il primo gol europeo a 18 anni e 158 giorni, 51 anni fa. La domenica successiva il prodigio si ripete: Rashford esordisce in Premier League contro l’Arsenal, segna altri due gol e fa un assist per il terzo. Boom. Ryan Giggs a bordo campo afferra il ragazzo e se lo abbraccia tutto. Alla fine gli chiedono: «Marcus, come festeggerai con i compagni, stasera?». «Magari potessi, ma non se ne fa niente: domani ho l’interrogazione di chimica», per l’esattezza alla scuola Ashton on Mersey, che lui frequenta con profitto.
Il ragazzo si farà, e non ha neppure le spalle strette, anzi è un bell’atleta di 1,80, muscoli giocondi e la velocità spensierata dei 18 anni, anche se viene dai sobborghi, non se l’è mai passata benissimo, sorride assai poco e da piccolo era troppo gracile. Infatti al Manchester City lo scartano per via del fisico quando ha solo 8 anni. Quelli dello United invece lo bloccano appena ne compie 9, il limite minimo per tesserare calciatori in Inghilterra, e lo spediscono nel club satellite del Fletcher Moss, che ha prodotto talenti come Wes Brown e Danny Welbeck (e pure Ravel Morrison, che era il più bravo di tutti però si è perso in fretta). La nemesi per la scelta sciagurata di dieci anni prima si abbatte sul Manchester City domenica scorsa, quando Rashford salta in dribbling secco Demichelis come se fosse un dilettante della domenica e non un vicecampione del mondo, poi incrocia il destro per l’1-0 che decreta la vittoria dello United, diventando il più giovane marcatore nella storia del derby di Manchester (il primo si giocò nel 1881). Cinque gol pesantissimi, in 24 giorni, e ad appena 18 anni. «Sono sulla luna», confessa lunedì, infilando l’ingresso della scuola dove ormai viene tampinato dai fotografi. La favola prosegue, ora tutto è possibile. Anche che Roy Hodgson, già tirato per la giacchetta da mezza Inghilterra, pensi a Rashford come alla sorpresa nelle convocazioni per gli Europei di giugno. Tranquillo, ragazzo, tanto in estate le scuole sono chiuse.