Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La sequenza è stata questa: lunedì il segretario del Popolo della Libertà, Angelino Alfano, ha annunciato che Berlusconi «per unire il centrodestra» sarebbe stato disponibile «a non candidarsi». Ieri mattina, Maurizio Belpietro, nel corso della sua rubrica televisiva La telefonata, ha chiamato Berlusconi e gli ha chiesto se questa cosa del ritiro fosse vera. Berlusconi ha risposto di sì: «Il passo indietro per unire i moderati è una linea assolutamente coerente con tutto ciò che è stato fatto da quando nel ’94 ho deciso di lasciare il ruolo di imprenditore per scendere in campo. Anche allora c’era l’ipotesi che l’Italia fosse consegnata alla sinistra». Le domande che si pongono a questo punto sono: «la disponibilità a non candidarsi per unire il centrodestra» coincide con «la disponibilità a non candidarsi» pura e semplice? «Non candidarsi» significa ritiro dalla vita politica o continuazione dell’attività politica con un altro ruolo? La non-candidatura di Berlusconi apre lo scenario delle primarie anche nel centro-destra? Quali sono le forze moderate che dovrebbero unirsi dopo il passo indietro di Berlusconi? E chi sarebbe il candidato premier del centro-destra in questo caso? Che farebbe, infine, Berlusconi se poi queste forze moderate del centro-destra non si unissero?
• Una tale quantità di problemi che forse sarebbe stato meglio tenersi Berlusconi…
È che il Cav occupa la scena con una presenza enorme e, qualunque cosa si pensi, condiziona di fatto tutto il quadro politico. Ma lei ha solo cinque domande a disposizione e ne ha già sprecata una, dunque risponderò subito al primo quesito, riassumibile nel dubbio se si debba credere oppure no a questo annunciato ritiro del Cav. Casini per esempio, almeno ufficialmente, per ora non ci crede, e l’altra sera ha detto alla Gruber di essere abituato agli stop and go
del Cavaliere. Non credo di dover tradurre questa simpatica espressione inglese. È innegabile che troppe volte Berlusconi abbia detto, a poche ore di distanza, tutto e il contrario di tutto. Dunque potrebbe anche fare marcia indietro, sostenendo che abbiamo capito male oppure che, non essendo stato raggiunto l’obiettivo del ritiro (l’unione dei moderati), tanto vale tornare in campo.
• Unisco seconda e terza domanda: si ritira-ritira (cioè non fa più politica)? Il centro-destra farà le primarie?
A Belpietro ha spiegato che continuerà a far politica, magari con un altro ruolo: per esempio, tirar su i giovani. Le primarie del centro-destra sono un bel problema, e ieri la Santanché ha detto di esser pronta. Tuttavia, è abbastanza probabile che si tratti di un falso problema: oggi approda alla Commissione Affari costituzionali un testo di riforma elettorale sostanzialmente proporzionalista con sbarramento al 5% e premio di maggioranza del 12,5% alla coalizione vincitrice, cioè troppo poco per avere una maggioranza in Parlamento. Se alla fine Camera e Senato vareranno effettivamente norme simili a queste, le primarie nel Pd risulteranno inutili e il centro-destra non avrà bisogno di sottoporsi alla fatica. Tanto, struttura del governo e premier saranno oggetto di trattativa dopo le elezioni.
• Quali sono le forze moderate che dovrebbero unirsi dopo il passo indietro di Berlusconi?
Domanda che ha fatto anche Belpietro e a cui Berlusconi ha risposto con un’allusione a Casini e a Montezemolo e guardandosi bene dal nominare Fini. Quando poi Belpietro gli ha chiesto di Fini, il Cav ha risposto che il progetto di unire i moderati per non consegnare il Paese alla sinistra di Vendola impone a tutti di aggregarsi. La parola “Fini” o la sigla “Fli” s’è guardato bene dal pronunciarla.
• Chi sarebbe il candidato premier del centro-destra unito?
Come ho detto, il varo di una legge proporzionale renderebbe inutile indicare prima un candidato del centro-destra o del centro-sinistra.
• Mettiamola così: un altro governo Monti oppure no?
Berlusconi: «Non escluderei Mario Monti come leader del raggruppamento dei moderati. Monti ha sempre gravitato in quest’area». Risposta che ci dà la chiave di lettura di tutta l’operazione: il centro-destra si propone di riagganciare Casini, tanto più che Casini, stando ai sondaggi, non è riuscito a staccarsi dal suo zoccolo di consensi naturale, cioè il 7 o l’8 per cento. Il capo dell’Udc conosceva in anticipo e aveva di massima approvato sia la dichiarazione di Alfano di lunedì sia le dichiarazioni di rinforzo fatte ieri da Berlusconi. Dobbiamo quindi immaginare un asse Alfano-Casini che si muoverà per sottrarre Palazzo Chigi al Partito democratico e tenerci Monti. A prezzo di una frattura con gli ex di An? Sperando in una conversione al montismo dei leghisti? Ah, saperlo.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 10 ottobre 2012]
(leggi)