Stefano Massarelli, la Stampa - TuttoScienze 10/10/2012, 10 ottobre 2012
DISASTRO MULTITASKING
[Il cervello non ce la fa a eseguire più compiti nello stesso tempo] –
Ormai è un’abitudine che coinvolge tutti: adolescenti, manager, madri di famiglia e persino gli anziani. Con il multitasking si ottimizzano i tempi, si è più efficienti sul lavoro e perfino nel tempo libero e si soddisfa il cervello, che sembra provare un contraddittorio piacere nell’essere impegnato in più compiti contemporaneamente.
Come conseguenza parliamo al telefono mentre navighiamo in Internet, con la televisione a fare da sottofondo e il pranzo da spiluccare sulla scrivania. Ma, secondo uno studio condotto dalla Ohio State University, il multitasking è uno specchio per le allodole, una pratica illusoria che, nel migliore dei casi, spinge gli individui a svolgere più compiti allo stesso tempo in modo poco efficiente, mentre nella peggiore delle ipotesi può rivelarsi addirittura pericoloso, specialmente se tra i compiti da svolgere c’è la guida dell’auto.
Dal momento in cui il cervello tenta di portare avanti più mansioni che coinvolgono gli stessi sensi, infatti, come, per esempio, partecipare contemporaneamente a due diverse conversazioni o inviare un sms mentre si è al volante, le prestazioni decadono in maniera consistente. Eppure si è testardamente convinti di aver fatto tutto nel modo giusto. «Molte persone nutrono questa fiducia eccessiva in se stessi e su come possono portare avanti più compiti alla volta. Il nostro studio dimostra che questa illusione si verifica quando si combinano assieme due compiti visivi», ha spiegato la responsabile della ricerca, Zheng Wang, che ha pubblicato i suoi risultati sulla rivista «Computers in Human Behavior». Con il multitasking, quindi, la percezione di come vengono eseguiti i diversi compiti non rispecchia affatto la realtà.
A dimostrarlo è un esperimento effettuato dalla stessa Zheng Wang su alcuni studenti invitati a cimentarsi in un gioco al computer basato su un accoppiamento di diverse figure, inizialmente in assenza di distrazioni e in seguito con l’ulteriore compito di fornire delle indicazioni stradali, a voce o attraverso una chat, a un individuo. Si è osservato che le distrazioni causavano un calo delle «performances» e gli studenti che fornivano indicazioni a voce realizzavano un punteggio nel gioco inferiore del 30%, mentre chi usava la chat per dare informazioni realizzava punteggi inferiori fino al 50%. Con sorpresa della ricercatrice, tuttavia, quando ai giovani veniva chiesto di valutare le loro prestazioni, chi aveva
ricevuto distrazioni di tipo visivo valutava le proprie prestazioni in modo decisamente superiore a quanto era stato registrato.
«E’ probabile che elaborare un “fiume” di informazioni attraverso il canale visivo dia un’illusione di efficienza. Fa sì che si possano percepire i compiti visivi come relativamente poco impegnativi e ciò potrebbe spiegare la tendenza a combinare assieme compiti come guidare e inviare un sms», ipotizza Zheng Wang. Se da un lato la sola presenza della musica in auto è sufficiente a far diminuire l’attenzione alla guida, infatti, i rischi maggiori si registrano con le distrazioni che coinvolgono la vista, come l’abitudine di gettare un occhio al cellulare o al satellitare. «I nostri risultati suggeriscono che molte persone credono di poter effettivamente guidare e inviare un sms allo stesso tempo, ma è fondamentale spiegare a tutti che ciò non è possibile», conclude la ricercatrice. È meglio «non» provare per credere.