Mattia Feltri, la Stampa 10/10/2012, 10 ottobre 2012
TUTTI CONTRO TUTTI NELLA STRANA BOLGIA PDL
Volete un’idea di quali venti e tempi impetuosi squassino il Pdl? L’ex ministro Andrea Ronchi gesticola animatamente: «La verità è che dovevano prendere Denis e metterlo in galera. E buttare la chiave». A questo siamo? Verdini in galera? «Macché Verdini. Denis, il centravanti dell’Atalanta: ha sbagliato tre gol davanti al portiere della Roma». Ah meno male, sennò qui cascava tutto il castello. Perché, il giorno dopo il berlusconiano e semidefinitivo annuncio per interposto Angelino Alfano, l’impressione è che la truppa vagolante abbia ritrovato non proprio un orizzonte, ma un pertugio da cui spiare ombre di futuro. Non gli pare vero. Le grandi strategie di sopravvivenza hanno almeno il vago appiglio. E fruttano sincere analisi. Eccone una di Marcello De Angelis, parlamentare e direttore del Secolo d’Italia: «Eravamo abituati all’enormità della leadership di Berlusconi e adesso che lui si fa da parte sarebbe da pazzi cercare un nuovo Berlusconi. O un nostro Renzi. Se Berlusconi non c’è più, per noi è giunto il momento di evolvere dalla condizione di burattini di legno a quella di bambini in carne e ossa. Possibilmente maggiorenni».
Insomma, si era venuti alla Camera dei deputati alla ricerca del successore, e che avesse un nome. Invece il punto non è mai quello (il punto in particolare non è Paolo Del Debbio: non ci crede e non lo vuole nessuno). Non lo è per Guido Crosetto: «Da mesi chiedo a Berlusconi un passo indietro, non posso che essere contento. Mi auguro rimanga, faccia l’arbitro, l’allenatore, ci metta il campo e lì noi attraverso regole certe avremo il compito di sceglierci il programma, costruirci la squadra, eleggere un leader. Basta fare le primarie, il tempo c’è». Partecipino Alfano, Luca Cordero di Montezemolo, Oscar Giannino, chiunque desideri, dice Crosetto.
Lo dice anche Barbara Saltamartini (senza far nomi). E però non è che siano tutti così fiduciosi. I deputati di area liberale (per cui è prematuro dire quel che pensano esibendo le generalità) sono per natura scettici: «Abbiamo due problemi: la coerenza e la continuità. L’attuale classe dirigente del Pdl non ha né la coerenza né la credibilità necessarie per costruire il nuovo partito e la nuova leadership. Ma come? Tu che hai distrutto la casa la vuoi rimettere in piedi? Per il resto, alleanze e candidature, non si farà nulla sinché non s’è cambiata le legge elettorale». Quindi niente Alfano, niente La Russa, niente Cicchitto eccetera. Una rottamazione che Crosetto espande ai destinatari del messaggio di Berlusconi: «Non ho nulla contro Casini e Fini, ma di loro penso quello che Renzi pensa di D’Alema: non sono più in grado di comprendere il Paese».
Come si vede, le cose si complicano. Perché poi c’è chi, come Ronchi, reputa inevitabile che «dopo Berlusconi tocchi ad Alfano». C’è chi, come Melania Rizzoli, sorride di tanti incastri onirici: «Comunque toccherà ancora a Monti, che sarà nominato dopo le elezioni. Aggiungo soltanto che Berlusconi ha avuto un gesto da leader invitando Fini alla coalizione: quanto gli sarà costato?». Ci sono naturalmente quelli che non la bevono. Si torna a De Angelis: «Siamo così sicuri che non sia una mossa di Berlusconi per stanarli tutti?». C’è Riccardo De Corato (area An ed ex vicesindaco di Milano) il quale non scommetterebbe una cifra impegnativa sul ritiro del capo: «Mah, magari si fa un partito tutto suo». E poi, si domanda, «gli altri che fanno? Per esempio Fini dove va? Oddìo, questa è una domanda che ci facciamo da molti anni...». Ci sono anche quelli che si aspettavano la mossa da molti mesi perché «Berlusconi ha l’acqua alla gola, le banche lo stanno strozzando, non gli sono mica rimasti tanti soldi». Ha tutta una sua spending review: ad Arcore i dipendenti non hanno più libero accesso alla cambusa, «e sentite questa: una volta arrivavi da lui c’erano sempre fiorifreschi in tutte le stanze, fiori stupendi.
Adesso ci ha messo i fiori di plastica perché quelli di Sanremo costano troppo». Ecco, ora è chiaro: il vago appiglio c’è e tutti ci costruiscono sopra i loro sogni, le loro architetture. Il Grande centro. La nuova Forza Italia. Il partito dei moderati. La rinascita miracolosa. E invece è inafferrabile bolgia. La discussione folgorante avviene fra Ronchi e De Angelis. Ronchi dice: se loro fanno così, noi facciamo cosà, e se loro fanno cosò... E De Angelis: «Sì Andrea. D’Accordo. Ma noi chi siamo? E soprattutto, chi sono loro?».