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 2012  ottobre 10 Mercoledì calendario

«SONO COME ZOFF HO DENTRO IL FUOCO DELLA PASSIONE»

Max Biaggi, campione del mondo Superbike a 41 anni. Come dice il suo amico Fiorello: lei è il nuovo Dino Zoff.
«Bella età, eh? Ma io ho cominciato tardi. Fino a 18 anni giocavo a calcio e facevo atletica. Poi nei miei secondi 20 anni sono passato alla moto... Insomma, se ci pensate, non è una carriera così lunga...».
È più corta di quella di Stoner, che iniziò a 3 anni e smetterà tra poco a 27...
«Il problema è che quando parti troppo presto ti consumi prima».
Il suo segreto?
«La motivazione. Da anni mi chiedono chi me lo fa fare visto che ho avuto successi, fama, ricchezza, famiglia. Io rispondo la motivazione».
Il talento no?
«Sì, ma da solo non basta. Se non avessi fatto sport penso che sarei stato un buon soldato, di quelli da corpo speciale. Non per cantarmela, ma la mia testa e la mia disciplina sono fuori dal normale...».
È la testa che ha fatto la differenza domenica a Magny Cours?
«Nella seconda manche, dopo la caduta nella prima, bisognava ragionare. Le condizioni erano difficilissime ma non mi sono fatto prendere dalla foga».
E ha vinto di mezzo punto. Accadde solo in F1 nel 1984 quando Lauda batté Prost. Un bel precedente.
«Questo spiega bene il senso dell’impresa: un campionato incredibile».
È il sesto vinto dopo i 4 in 250 tra il 1994 e il 1997 e quello del 2010 in Sbk. È il più bello?
«Quello resta il primo: ero un ragazzetto che realizzava finalmente il suo sogno. Anche se poi un sognatore lo rimango ancora».
Quando passò in Sbk nel 2007 dicevano che non fosse il suo habitat tecnico.
«Mi chiamavano il chirurgo. Pareva che il mio stile non avrebbe funzionato in quelle gare tutte muscoli e sportellate. Infatti ho vinto la prima gara e quasi conquistavo subito il Mondiale. Vedi i pregiudizi a volte...».
Nel 2006 restò fermo, senza moto: ripensa mai a quel brusco addio alla MotoGp?
«Mai. Sono successe tante di quelle belle cose poi...».
Su 6 titoli, 5 con l’Aprilia. Una coppia speciale.
«Tra noi c’è un legame unico: quello delle prime volte. Primo Mondiale per entrambi in 250, primo in Sbk nel 2010. È una grande azienda e io credo di essere ormai una parte di lei».
In Francia a tifare c’era anche Jorge Lorenzo, suo antico fan.
«Bellissimo. La nostra è un’amicizia sincera che dura da anni: ci accomuna l’essere persone semplici».
E l’essere nemici di Valentino Rossi.
«È stato il mio avversario, ora è il suo. Un grande pilota, batterlo vuol dire fare qualcosa di grande. Jorge ce l’ha fatta. Questa è la sua epoca: dopo lo stile di Biaggi e quello di Rossi, adesso si parla di quello di Lorenzo. Che, tecnicamente, è simile al mio».
Come li vede i due assieme in Yamaha nel 2013?
«Chissà. Sono curioso. Ma quello è soprattutto un gioco di Carmelo Ezpeleta (l’Ecclestone della MotoGp, ndr) per ridare interesse a una MotoGp in calma piatta».
Difatti per trovare lo show bisogna guardare la Sbk.
«Ne sono orgoglioso. Merito di tutti: il livello non è mica così basso come dicono...».
Se Rossi arriverà in Sbk lei ci sarà ad aspettarlo?
«Ma verrà? Se ne dicono talmente tante...».
Lei però continuerà a correre, giusto?
«Le dico solo che tra sette giorni sarò già in Spagna a fare i test».
E poi?
«Poi non pongo limiti alla Provvidenza. La passione è come un fuoco: senza burrasche resta accesa. E io burrasche non ne vedo».
In famiglia non le chiedono di smettere?
«No. Eleonora (la compagna, ndr) è venuta pure a seguirmi nelle ultime gare. Non l’avevo mai voluta, perché quando sono concentrato sulle corse trascuro chi mi sta vicino, e mi spiace. Ma stavolta, nel momento più difficile, volevo con me la persona più importante».
Il vostro abbraccio dopo la gara non finiva mai.
«Lei è tutta la mia vita. Questo giorno lo ricorderemo insieme tra 20 anni davanti al camino col plaid...».
Il Corsaro è diventato un romanticone?
«Ma lo ero anche 20 anni fa! Solo che il mondo delle corse mi ha costretto a indurirmi per difendermi e spesso sono apparso per quello che non ero. Ora, a 41 anni, posso tornare ad essere me stesso».