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 2012  ottobre 10 Mercoledì calendario

MAI DIRE MAI, E ALLA FINE ARRIVA IL GOL

[Stanchezza o distrazione: in A negli ultimi 15’ si segna più che all’estero] –
NON è mai troppo tardi per buttarla dentro. Benvenuti nel paradiso del gol last minute: in serie A più di un quarto delle segnature (il 27,3% per la precisione) matura negli ultimi 15 minuti di gioco più recupero. Reti decisive, molto spesso: come quella di Marchisio a Siena, che ha consentito alla Juventus di restare in vetta e di piegare la resistenza della banda-Cosmi. In fondo, il primato bianconero si basa anche sulla capacità di cogliere i saldi di fine partita: con 4 reti (su 17 totali) la Signora è quella che ha segnato di più sui titoli di coda, e divide questo strano primato col Genoa (seguono a 3, Milan, Chievo, Cagliari, Napoli, Pescara e Siena). Tutte le squadre di A hanno già colpito almeno una volta in extremis: facile, soprattutto se dall’altra parte c’è il Palermo, capace di beccarne 6 su 11 nei 15’ conclusivi. Un brutto quarto d’ora, costato la panchina a Sannino un mese fa.
«Parliamo di un fenomeno che in passato accadeva con percentuali inferiori», dice Davide Ballardini,
ex allenatore di Cagliari, Genoa, Lazio e Palermo. «Quest’anno il dato si è accentuato perché più della metà delle squadre di A giocano con la difesa a tre, che poi nella pratica è a cinque. C’è una maggiore ricerca di equilibrio fra il reparto arretrato e il centrocampo e questo rende più difficile sbloccare le partite. Poi, nel finale, la squadra che ha più bisogno di punti prende coraggio e rischia il tutto per tutto, trovando il gol o aprendo spazi all’avversario
».
Come nei libri gialli, le pagine più avvincenti sono le ultime, anche all’estero. Eppure in Germania solo il 18% delle reti arriva nel
quarto d’ora conclusivo, chissà se per radici tecniche o antropologiche. In fondo, l’Italia è la terra dei Cesari e di Cesarini, il Renato oriundo che piegò l’Ungheria al fotofinish e si fece eponimo del minuto in cui alberga l’ultima speranza. «Ma in Germania si gioca con ali vere, si punta subito a far gol, gli esterni si chiamano Robben o Ribery, qui facciamo passare per centrocampisti dei semplici terzini», spiega ancora Ballardini. «Com’è che diciamo? Primo,
non prenderle. Pensiamo subito e poi, più avanti, a fare gol. Aggiungete che noi allenatori quando operiamo un cambio siamo più propensi a mettere forze fresche in attacco che in difesa, e questo spiega l’aumento dei gol nel finale, quando subentra la stanchezza».
Questione di testa: nel finale rimane poco da perdere e sboccia la voglia di rischiare. Questione di gambe: nel campionato che lancia pochi giovani e tutti in attacco, perché dietro serve l’esperienza, il gap di energie fra difensore e punta (spesso subentrata) aumenta strada facendo. Questione tattica: gli schemi con più attaccanti trovano spazio in corso d’opera. Il fenomeno dell’incidenza crescente della zona Cesarini sulla fertilità è stato analizzato anche in una tesi di laurea in Scienze motorie a Milano. Un mese fa, in occasione delle gare di qualificazioni mondiali, l’allibratore Paddy Power ha rimborsato le scommesse perdenti in caso di gol realizzato negli ultimi 5 minuti. Una sorta di polizza contro le sorprese dell’ultima scena.