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 2012  ottobre 10 Mercoledì calendario

IL BOIA NON SI FERMA

I Paesi che applicano la pena di morte sono sempre di meno, ma almeno 21 ricorrono al boia an­cora con regolarità. È con questo pre­supposto (reso noto da Amnesty In­ternational) che si celebra oggi la de­cima Giornata mondiale contro la pe­na di morte, istituita nel 2003 dalla Coalizione internazionale che punta all’abolizione totale.
La Coalizione promuove leggi nazio­nali che aboliscano la morte di Stato, e preme per l’adozione, alla fine del 2012, della quarta risoluzione del­l’Assemblea dell’Onu per una mora­toria sulle esecuzioni. Anche il Par­lamento Ue ha fatto sentire la sua vo­ce con un monito al governo giappo­nese e agli Usa, sui quali dal 1977 pe­sano oltre 1.200 esecuzioni.
La tendenza mondiale, però, è verso l’abbandono del boia. L’associazione Nessuno tocchi Caino stima nel 2011 circa 5mila esecuzioni nel mondo, in lieve calo rispetto all’anno prece­dente. La Cina si conferma lo Stato che ha condotto il maggior numero di esecuzioni: 4.000 lo scorso anno, pari all’80% del totale mondiale; se­gue l’Iran con almeno 676 e l’Arabia Saudita con 82 condanne a morte. In tutti e tre i Paesi le esecuzioni e le condanne a morte sono in aumento. I Paesi che hanno rinunciato alla pe­na capitale per legge sono, secondo alcune stime, quasi 140. Dal 2003, u­na media di due Paesi all’anno ha a­bolito la pena per tutti i reati. L’ulti­mo è stato la Lettonia a gennaio. Nel­lo stesso periodo, 26 nuovi Stati han­no ratificato il Secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici, che ha per o­biettivo l’abolizione delle esecuzio­ni. Oggi vi aderiscono 75 Paesi.
Ma non mancano gli sviluppi preoc­cupanti. Alcuni Paesi, come Botswa­na, Gambia e Giappone, hanno ri­preso a eseguire condanne dopo una lunga interruzione: Tokyo ha di re­cente impiccato due persone. E in In­dia, che non ha messo nessuno a morte per sette anni, il ritorno della pena di morte sembra imminente.