Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 10 Mercoledì calendario

BERLINO, LA DOGANA FA CAUSA A SCHÄUBLE PER I DUE VIOLINI CONFISCATI E RESTITUITI

BERLINO — Non capita tutti i giorni che funzionari ministeriali denuncino il responsabile del dicastero da cui dipendono, ma in Germania è accaduto. E a fare la parte dell’uomo che avrebbe violato le regole è toccato a Wolfgang Schäuble, il vecchio leone che guida con grande rigore l’economia tedesca dal gigantesco palazzo della Wilhelmstrasse. Tutto per due violini, il cui sequestro all’aeroporto di Francoforte è sembrato eccessivo perfino ad un uomo inflessibile come lui. Ma i doganieri sono degli ossi duri. E non hanno paura nemmeno del loro ministro.
Questa storia, raccontata per primi dai giornalisti della Bild, è iniziata ad agosto, quando la violinista giapponese Yuzuko Horigoma, 54 anni, fu fermata con un Guarneri datato 1741, del valore di un milione di euro, perché sprovvista dei documenti che ne autorizzavano l’«importazione» in Germania. Inutile spiegare ai doganieri che si trattava di uno strumento di lavoro indispensabile. Scattò immediatamente il sequestro. Al contrario del protagonista di Pollo alle prugne (l’ultimo film della disegnatrice e regista iraniana Marjane Satrapi), che si lascia morire dopo che la moglie gli distrugge l’amatissimo violino, Yuzuko Orizoma non si perde d’animo. Confida alla stampa la sua grande tristezza per l’accaduto, ma si rivolge al ministero degli Esteri giapponese che compie, come si dice in questi casi, i conseguenti passi diplomatici. Su Facebook si mobilitano i suoi ammiratori. «Mi sento come se una parte del mio corpo e della mia anima sia stata portata via», è il suo commento. A Tokyo trapela il disappunto del governo.
Pochi giorni fa, un episodio quasi identico. A finire nel mirino dei doganieri, ancora a Francoforte, è la nippo-tedesca Yuki Manuela Janke, che aveva con sé il Muntz Stradivarius, un mirabile esemplare creato dal liutaio di Cremona nel 1736 e valutato quasi sei milioni di euro. In questo caso la multa da pagare sarebbe stata ancora più alta, nonostante lo strumento fosse di proprietà della «Nippon Music Foundation» e che la ventiseienne concertista avesse con sé anche il contratto di leasing e la polizza di assicurazione. Altri documenti vengono successivamente spediti dal Belgio, dove Yuki Manuela Janke vive con il marito, il direttore d’orchestra Bartolomeus-Henry Van de Velde. E il violino torna a casa.
In realtà, sia nel primo caso che nel secondo, è stato un intervento di Schäuble a sbloccare tutto. La Bild è entrata in possesso infatti della lettera con cui il ministero delle Finanze ordinava il dissequestro dei due strumenti mettendo l’accento sulla necessità di utilizzare criteri uguali per ogni viaggiatore. E i funzionari si sono subito rivolti alla procura di Berlino presentando un esposto per ostruzione della giustizia. Nella denuncia si afferma anche che la soluzione irregolare della vicenda avrebbe provocato un danno per le finanze federali di 1,5 milioni di euro. Un gesto inconsueto, che l’ufficio delle dogane si è rifiutato di commentare. Un portavoce del ministero ha invece espresso la fiducia che la vicenda si possa risolvere «in modo amichevole». Ma Schäuble, che vuole dare la caccia agli evasori fiscali tedeschi anche a Singapore (con il cui governo intende negoziare un accordo) non sarà sicuramente felice di essere additato come un buonista. E che i doganieri siano cattivi lo sa anche il ministro per la Cooperazione economica e lo Sviluppo, il liberale Dirk Niebel, che è stato incastrato per aver fatto spedire a Berlino su un aereo militare un tappeto acquistato durante una visita in Afghanistan. Per non doversi dimettere, ha subito pagato la multa.