
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri si è chiusa la campagna elettorale (il Cav s’è fatto vedere e sentire a Napoli, dove c’è anche stato qualche incidente) e da domani si vota per rinnovare 1.347 consigli comunali, 11 consigli provinciali e un consiglio regionale (quello del Molise). Conta in modo particolare Milano, perché se il centro-destra dovesse perderla vi sarebbero conseguenze a livello nazionale. Lo stesso Berlusconi ha dichiarato che questo voto amministrativo è politico, s’è messo capolista a Milano e a Napoli e s’è sentito dire da Bossi che una sconfitta nella capitale lombarda sarebbe tutta sua.
• Perché?
Il potere di Berlusconi è radicato a Milano, la città dove il premier è nato, dove gioca la squadra di cui è proprietario (lo scudetto varrebbe cinquemila voti), dove si è sviluppata prima la sua attività di costruttore (Milano 2) e poi quella di imprenditore televisivo. Le tre televisioni di Berlusconi stanno a Milano, milanese è tutto il suo background, per dir così, antropologico. Milanese la sua inflessione, la sua storia… Il cognome Berlusconi appare persino in un pezzetto dell’Adalgisa di Gadda. C’è poi il fatto che la fortuna politica di Berlusconi coincide grosso modo con l’insediamento di Gabriele Albertini a sindaco, nel 1997. Da allora, il partito di Berlusconi – comunque si chiamasse – non ha cessato di guidare la città. Quindi, una sconfitta di Berlusconi avrebbe prima di tutto un valore simbolico. E poi un valore politico: se Berlusconi non è capace di tenersi Milano, allora vuol dire che non è più quella macchina di consensi che conoscevamo. E se non è più quella macchina di consensi che conoscevamo, perché continuare a tenerlo in piedi…?
• Chi fa questi ragionamenti?
Bossi, probabilmente. Il quale negli ultimi quindici giorni, come ricorderà, ha preso le distanze dal Cavaliere, ha cioè dato spago a quella parte del suo elettorato che telefona a Radio Padania e invita il Senatur a farla finita col nano pelato. La Padania, in questi giorni, ha fatto dei titoli tremendi. Bossi ha preso le distanze dai bombardamenti in Libia, s’è coccolato Tremonti («bisogna vedere se glielo prestiamo»), ha persino rintuzzato Berlusconi nelle sue intemerate contro i giudici. Sono gli eccessi della campagna elettorale, ma forse non del tutto. Sembrano chiare due cose: il vero avversario della Lega è proprio il Pdl, è il Popolo della Libertà che Bossi vuol battere, per dimostrare che il centro-destra senza di lui non esiste. Eliminati Casini e Fini, bisogna ora ridurre a più miti consigli gli ex An e andare a vedere le carte di tutto quell’insieme di avventurieri che sostengono il governo provenendo dalle formazioni più varie. I Respomsabili, ma non solo. Seconda cosa: il capo leghista ha preparato il terreno per il ribaltone, nel caso le elezioni andassero male per il Cav. Bossi sa bene che Terzo Polo, Pd e Di Pietro pur di buttare a mare il Cavaliere sarebbero pronti a votare non uno, ma due federalismi. Questo significherebbe che alle politiche del 2013 il candidato premier del centro-destra potrebbe essere Tremonti. Bossi s’è portato Tremonti sul palco di Bologna, dove l’uomo che corre per il centro-destra è un leghista che si chiama Manes Bernardini.
• Come si capirà se Berlusconi avrà vinto o perso?
Milano, naturalmente. Se la Moratti ce la fa al primo colpo, Berlusconi l’ha comunque sfangata. Se la Moratti va al ballottaggio, bisognerà vedere il risultato sulle altre piazze principali e l’esito del secondo turno. Vincendo a Napoli, Berlusconi avrebbe comunque ancora carte da giocare. Non prendo in considerazione Torino, perché qui una vittoria del centro-destra sembra impossibile. A Bologna – dove però ha più probabilità il candidato del centro-sinistra, Merola – l’eventuale vittoria apparterrebbe a Bossi. Infatti Berlusconi s’è messo capolista a Milano e a Napoli, dichiarando quindi su quali tavoli si gioca la partita. Se comunque il Cav non ce la facesse a Napoli, ma prendesse Milano al ballottaggio, e se a questo si accompagnasse un risultato accettabile nel complesso del voto, non accadrebbe ancora niente di drammatico. Perdendo Milano, invece, credo che il governo andrebbe a casa. Del resto lo ha ammesso lo stesso Berlusconi, quando ha detto che questo voto ha una valenza politica nazionale. Sa chi potrebbe inaspettatamente dargli una mano?
• Chi?
Beppe Grillo e i suoi. I grillini toglieranno voti alla sinistra. E questo al primo turno potrebbe risultare fatale. Ma al secondo turno voteranno contro il candidato del centro-destra. Sì, e per questo la Moratti vive l’eventualità di andare al ballotaggio con terrore.
(leggi)