Maurizio Caprara, Corriere della Sera 14/05/2011, 14 maggio 2011
L’ULTIMA SFIDA DEL COLONNELLO: «CROCIATI, NON MI AVRETE MAI» —
Chiamato a dar conto della sua assenza mentre sul circuito dell’informazione lo si ipotizzava ferito e fuggito da Tripoli, Muammar Gheddafi ieri sera ha battuto un colpo. Lo ha fatto, però, senza lasciarsi vedere (almeno fino alla notte, in passato risultata la sua parte della giornata preferita per comizi inattesi e colpi di scena). «Sono in un posto in cui non mi potete raggiungere» , ha dichiarato il Colonnello rivolgendosi alla Nato in un messaggio audio trasmesso dalla televisione di Stato libica. «Dico ai vigliacchi crociati: anche se mi ammazzate, sono nei cuori di milioni del popolo libico» , ha continuato la voce in onda. Vili sono stati definiti dal Gheddafi senza viso i bombardamenti di giovedì sulla sua casa-caserma di Bab el Azizia. In una storia che non ha ancora finale e che sconsiglia valutazioni affrettate, la novità di ieri può indurre ad alcune constatazioni. La prima: a quasi tre mesi dalle fiamme iniziali delle rivolte contro il suo regime, a quasi due mesi dall’avvio delle incursioni aeree sulla Libia cominciate il 19 marzo dalla Francia e passate dal 31 marzo sotto comando Nato, il Colonnello ha dovuto comunicare ricorrendo a un pizzino sonoro. Senza la libertà di movimento ostentata in precedenza né sequenze come quelle di mercoledì all’hotel Rixos di Tripoli, non da tutti ritenute fresche. La seconda constatazione: la rinuncia a diffondere immagini della Guida può aumentare la suspence nel pubblico all’estero, ma in Libia non è utile per rassicurare i fedeli. Non porta a escludere che il 30 aprile scorso, nel bombardamento della casa di un figlio, o giovedì il Colonnello possa essere stato ferito. La terza: la promessa di rimanere post-mortem nei cuori dei libici può suonare come minaccia di azioni di terrorismo contro gli insorti di oggi dopo una loro eventuale vittoria, sul modello di Saddam Hussein in Iraq. Sono state parole del ministro degli Esteri italiano Franco Frattini che sono sembrate produrre in Libia un cortocircuito mediatico a precedere il messaggio del Colonnello. Prima in un’intervista a Corriere TV, poi in dichiarazioni a un convegno alla Bagnaia, provincia di Siena, il titolare della Farnesina ha citato un’ipotesi secondo la quale Gheddafi può essere scappato da Tripoli dopo essere stato ferito da bombe della Nato. Nell’intervista, Frattini ha ricordato quanto sostenuto nei giorni scorsi dal vescovo di Tripoli, monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli: «L’altro ieri ha detto: ""La mia opinione è che sia fuggito da Tripoli e forse che sia anche ferito". Io non lo so se è vero (...). C’è un dato certo: che la pressione internazionale ha verosimilmente provocato la decisione di Gheddafi di mettersi al riparo in un luogo più sicuro. Io propendo per la soluzione fuga da Tripoli, non dalla Libia» . Alla Bagnaia, nel convegno «Crescere tra le righe» , Frattini ha ripetuto valutazioni analoghe entrate nel circuito dell’informazione come se il ferimento fosse meno ipotetico. Da Tripoli è arrivata una smentita di Moussa Ibrahim, portavoce del regime (che giorni fa siti Internet dei ribelli descrivevano ucciso dai gheddafiani o fuggiasco). «La Guida è in ottima salute» , ha dichiarato Ibrahim. Più tardi si è sommata a questa smentita una di Martinelli, arrestato in Libia dopo i bombardamenti americani del 1986 e da anni intento a dialogare con il regime: «Credo che Gheddafi sia a Tripoli (...) e in buona salute. Non ho mai assolutamente affermato che sia stato ferito in una forma grave o che sia morto...» . Il vescovo ha dato per buone le riprese tv con il Colonnello al Rixos. Un giorno di versioni in contrasto in un conflitto a uno stadio incerto. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, Lega, chiedeva ieri «un’azione forte della diplomazia che ponga fine alla guerra» . Frattini, Pdl, a Corriere TV, ha osservato che il cessate il fuoco, se fosse oggi, servirebbe al regime «per consolidarsi su un pezzo del territorio» .
Maurizio Caprara