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 2011  maggio 14 Sabato calendario

PER EVITARE TRADIMENTI IL RAIS SEQUESTRA I PARENTI DEI FEDELISSIMI —

Per Muammar Gheddafi il nemico numero uno si chiama tradimento. È diventata un’ossessione, pare. E per vincerla il Raìs starebbe usando un’arma pressoché infallibile: i rapimenti. I suoi miliziani più feroci— dicono informazioni che fonti libiche hanno trasmesso anche ai Paesi dell’Alleanza Atlantica — avrebbero pianificato un vero e proprio rastrellamento per rapire i parenti più stretti dei suoi fedelissimi. Il messaggio è chiaro: che a nessuno venga in mente di tradirmi o non li rivedrete mai più. A Tripoli, ma anche in altre città, sarebbero scomparsi figli, mogli, fratelli, sorelle… tenuti dalla milizia in rifugi segreti di cui conoscono l’esistenza soltanto in pochissimi. Il dittatore ha bisogno di sapere che non succederà più quello che sembra sia successo nei bombardamenti della notte fra il 30 aprile e il primo maggio: qualcuno, si è convinto il colonnello, in quell’occasione fece arrivare la soffiata ai «crociati della Nato» , come li chiama lui. E sotto le bombe di quella notte morì il figlio minore Saif al-Arab. Si dice che nella stessa residenza ci fosse pure lui e che proprio quella notte sia cominciata la sua ossessione per i traditori. Non a caso nel messaggio video trasmesso ieri sera dalla televisione di Stato il Raìs si è rivolto, appunto, ai «crociati» per chiamarli «vigliacchi» ma soprattutto per dire «sappiate che sono vivo, in un posto dove non potete prendermi» , cosa non sottolineata nel suo penultimo messaggio, quello mandato in onda dalla tivù di regime mercoledì sera. L’ipotesi ritenuta più verosimile dai Paesi della Nato è che nel momento in cui girò quel filmato l’ «operazione rapimenti » non fosse ancora completata. «Un posto dove non potete prendermi» , ha detto invece ieri sera dagli schermi della televisione. Come dire: ora sono al sicuro e so che nessuno mi pugnalerà alle spalle. Forse quel posto è la casa di un cognato che vive a sud di Tripoli, nel deserto: questo dicono informazioni arrivate in Europa dalla capitale libica. O invece, come sostengono altri, Gheddafi è in un superbunker di Tripoli, a diversi piani sotto terra. Certo è che gli uomini fidati che gli sono accanto in questo momento saranno con lui fino alla fine se davvero sono tenuti sotto scacco con i rapimenti. A uno di loro — che tra l’altro era una delle persone che lo abbracciava nel video diffuso mercoledì sera dalla televisione di Stato — sarebbero state rapite due figlie. Azioni «preventive» anche contro chi gli è stato fedele per tutti questi 42 anni e chi non ha mai dato il minimo segnale di volerlo abbandonare o, peggio, tradire. Il re d’Africa ha capito fin troppo bene che in una situazione del genere non c’è nessuno che non sia tentato almeno una volta di abbandonare la nave. Sa che il sistema è al collasso e che le defezioni, prima o poi, erano da mettere in conto. E la sua promessa di vendetta non poteva essere più efficace. I suoi uomini giurano vendetta anche per i raid della Nato di ieri a Brega, circa 250 chilometri a ovest di Bengasi. Secondo la tivù del regime le bombe hanno ucciso 16 civili. Tace la televisione del Raìs sulle insurrezioni delle ultime ore in tre grandi quartieri di Tripoli, Tajura, Suk al-Giumma e Fashlum.
Giusi Fasano