Varie, 14 maggio 2011
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Mitchell George
• Waterwille (Stati Uniti) 20 agosto 1933. Politico. Da ultimo inviato speciale della Casa Bianca per il Medio Oriente (dimissioni nel maggio 2011, coordinò gli infruttuosi negoziati di pace rilanciati da Barack Obama) • «[...] considerato l’artefice della pace in Irlanda del Nord [...]» (“la Repubblica” 14/5/2011) • « Gli amici lo chiamano sedere di pietra e gli riconoscono la capacità di restare per ore al tavolo delle trattative [...]» (Davide Frattini, “Corriere della Sera” 29/1/2009) • «[...] è soprattutto noto, in Irlanda e altrove, per aver presieduto i negoziati a tutto campo che hanno portato all’Accordo del Venerdì Santo. All’inizio gli Unionisti e il governo britannico erano contrari alla sua nomina: non volevano che una personalità indipendente ricoprisse una carica di quell’importanza. Quando poi si recò al Castello di Belfast dove si tenevano i negoziati, gli Unionisti, mentre discutevano se ammetterlo o no al tavolo delle trattative, lo lasciarono in attesa per due giorni in una stanza adiacente. In seguito intrapresero una incessante campagna di contestazione delle regole di base e dell’organizzazione della trattativa, per cercare di metterlo in difficoltà. Non solo. Alla fine del 1996 vari giornali di Londra e di Dublino pubblicarono in prima pagina la notizia che Martha Pope, la principale assistente di George Mitchell, aveva una relazione con uno dei negoziatori più impegnati, Gerry Kelly. Erano fandonie, ma la storia era stata fatta circolare da “anonime fonti dei Servizi” per danneggiare George Mitchell. George Mitchell è venuto a capo del suo lavoro tra trattative interminabili, crisi quasi settimanali, colpi bassi da parte degli apparati di sicurezza britannici e continuo ostruzionismo da parte degli Unionisti, per non parlare della estrema minuziosità dei dettagli richiesti da un accordo di pace. È pazientemente riuscito a tracciare una strada attraverso tutti questi problemi e ha portato al tavolo delle trattative un’esperienza legislativa e giuridica che ha indotto a trasformare le grandi e affollate riunioni in tavoli con gruppi ridotti di negoziatori, in cui erano impegnati di solito i leader dei partiti e i loro vice. Ci si è potuti così concentrare meglio sui dettagli, agevolando un atteggiamento più costruttivo e produttivo. Questo stile si confaceva meglio anche al suo modo di arrivare a un risultato. Mitchell passava molto tempo in incontri collaterali con i partiti [...]» (Gerry Adams, “Corriere della Sera” 29/1/2009).