Chiara Beria D’Argentine, La Stampa 14/5/2011, 14 maggio 2011
LA FIORAIA CHE BOCCIA IL BOUQUET DI LADY D
Per la festa degli 80 anni di Guido Rossi, insigne giurista, racconta di aver creato composizioni di sole rose rosse - "Le più amate dal professore" - mischiate al verde di vari aromi e a trionfanti rami di alloro. Altro uomo, altri bouquet. "Il mio cliente magico è l’editore Cesare De Michelis. Sa bene cosa scegliere e rispetta anche la stagionalità dei fiori", dice Margherita Angelucci, la fiorista più ricercata e snob di Milano. Taglia corto - "No comment. Questione di privacy!" - quando però le si chiede a chi, i suoi celebri clienti, mandano così romantici regali. "Molti, grandi uomini come Guido Rossi e De Michelis amano i fiori", spiega. "Ormai, conosco i loro gusti: sulla scrivania di un importante amministratore delegato non manca mai un mazzo di fiori freschi. Diffidate però da chi li manda troppo spesso: è il classico mandrillo! Per San Valentino, parola di fioraia, ho dei gentili signori che mi chiedono anche 3-5 bouquet perdipiù uguali destinate a diverse signore. Meglio l’uomo che regala fiori con discrezione". Ex avvocato e prima donna dirigente in Pirelli, Margherita Angelucci è una signora alto-borghese con il vezzo di autodefinirsi "fioraia di quartiere" che, superando le perplessità del marito, il top manager Germanio Spreafico, ha conquistato il successo con "Foglie, Fiori e Fantasia", un minuscolo negozio ("Meglio dire: laboratorio") di soli 12 mq, nella vecchia Milano.
Un antro dai profumi e colori di campagna assai salutari specie nel tossico clima elettorale di questi tempi in città. Mazzi di fiordalisi e di "stradine" (le margherite che crescono ai lati delle ferrovie) raccolti dai fornitori-contadini per le composizioni di Margherita e delle sue assistenti, Magda ed Emanuela; magnifiche peonie - "Il mio fiore preferito" - e rami di faggio per un nuovo allestimento (al Salone del Mobile, nei 400 mq dello stand di Fendi-Casa, ha usato fiori d’amaranto nelle stesse sfumature, dal beige al bordeaux, della collezione arredamento) Margherita Angelucci, star dei matrimoni milanesi più chic, non è fioraia per tutte le tasche o per tutti. Breve lista di ciò che più detesta: "Le ricche "sciure” che non capiscono nulla di fiori. Le gerbere miste e le rose blu perché tinte artificialmente. Chi sposandosi in chiesa vuole l’eccesso e non rispetta lo stile e la sacralità del posto. Non nasconderò mai un altare con i fiori; né userò girasoli in una basilica romanica. O il cliente si convince o meglio dirsi addio". Mix di sangue tosco-ligure da parte materna e romano-marchigiano da parte paterna (suo bisnonno, Ottorino, era rettore dell’università di Camerino), liceo al Parini, laurea in legge con 30 e lode alla Statale e, per un po’ di mesi, assai temuta dagli studenti assistente del professor Giuseppe Sena a diritto industriale e commerciale, dopo un periodo a Londra nello studio Linklaters&Paines, Angelucci sembrava destinata a un brillante futuro da donna in carriera.
A 30 anni è dirigente Pirelli; tutto fila ok, salvo con il responsabile finanza Italia, Spreafico. "Lo temevo moltissimo", ricorda. Finisce che i due si sposano e, quando lui viene trasferito a Parigi, lei molla la sua poltrona. "Un atto di pura incoscienza! Ero molto innamorata", ammette. "Purtroppo non sono arrivati bambini. Così, m’iscrissi come uditrice (i francesi da bravi sciovinisti non ti danno l’abilitazione!) all’Ecole du Louvre per diventare guida nei musei nazionali". Con questa preparazione artistica, tornata con il marito a Milano, Margherita s’inventa fioraia.
E’ Delfina Rattazzi, la figlia di Susanna Agnelli autrice di "Storie d’insospettabili giardinieri", a scoprire la dama delle peonie e i suoi bouquet di bucaneve, le incantevoli ghirlande, i cesti di fiori di campo che sembrano usciti da tele rinascimentali. Altro che il bouquet di Kate Middleton! "Fantastico il viale d’aceri dentro Westminster", è l’implacabile giudizio di Margherita. "Ma il bouquet della sposa era troppo "ferrato". Persino i mughetti, avvolti nel fil di ferro, erano rigidi. Quello di Diana invece era bellissimo: morbido e meringoso come il suo abito".