Mario Sensini, Corriere della Sera 14/05/2011, 14 maggio 2011
SPIAGGE AI PRIVATI, C’E’ LA LEGGE. PROTESTA DA GESTORI E SINDACI —
Le nuove concessioni demaniali marittime dureranno venti anni, includeranno il diritto di superficie e saranno messe all’asta dopo la scadenza di quelle attuali, quindi all’inizio del 2016. Il testo del decreto sullo sviluppo è stato firmato ieri dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ma la partita delle spiagge non sembra affatto chiusa. Assaporata la prospettiva di diventare «proprietari» degli arenili per 90 anni senza ricorrere alle gare, come era previsto nel testo originario del governo, i gestori degli stabilimenti sono furibondi per la nuova formulazione. E il governo fa sapere che, in sede di esame parlamentare, valuterà nuove possibili modifiche al testo. «La riformulazione voluta dal Quirinale prevede l’asta per le concessioni demaniali e una durata di 20 anni. In sede di conversione del decreto valuteremo quali emendamenti presentare per modificare il testo» , ha detto ieri il ministro del Turismo, Michela Brambilla, parlando a Viareggio davanti a una platea di albergatori e operatori balneari, armati di striscioni e bandiere e pronti a lanciare ripetuti slogan contro le aste che si profilano. «Noi ritenevamo più opportuna la nostra proposta che prevedeva concessioni di 90 anni ed un’istanza, anziché una gara. Detto questo il Presidente va ringraziato per aver firmato il decreto. E comunque 20 anni sono già una prospettiva buonissima rispetto a quella attuale, ossia all’assoluta mancanza di certezze» , ha detto il ministro, che la settimana prossima discuterà con le categorie interessate gli eventuali emendamenti al decreto. La delusione dei balneari è cocente. Il presidente del sindacato italiano dei balneari si è detto «sconcertato» dalla revisione del testo. «Il decreto, così com’è, è inutile e dannoso. Esiste già una legge che consente di avere la concessione ventennale dal 2016» , ha detto Riccardo Borgo. «Quando scadranno le attuali concessioni — ha aggiunto — migliaia di imprese rischieranno di andare fuori mercato per l’assalto dell’alta finanza o dei capitalisti» . Determinante per l’esito della partita, fino a questo momento, è stata la posizione dell’Unione Europea, che due anni fa ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia sulle concessioni del demanio marittimo. Anche ieri Bruxelles è tornata sulla questione, ricord tratti demaniali a n d o che il vero problema è l’assenza di gare pubbliche per le concessioni È stata ora e non tanto la loro durata, che deve essere «appropriata» , cioè deve permettere di recuperare gli investimenti fatti. Anche l’opposizione protesta, con i Verdi che additano il diritto di superficie come il vero «mostro giuridico» del decreto e Legambiente che lancia un appello «per impedire la fissata in 90 anni. svendita del litorale» , appello firmato anche dai a 20 anni sindaci di Capalbio, Maratea, Villasimius, Senigallia, Noto, Otranto, Ostuni, Pollica, Favignana, Isola di Capo Rizzuto e Posada. Ma governo e maggioranza non paiono disposti a mollare la presa. «Il governo vuole mettere ordine sulle concessioni e stabilire norme adeguate alle specificità del settore e alle esigenze di coloro che vi operano, e questa determinazione non verrà meno» , assicurano il capogruppo ed il vicecapogruppo del PdL al Senato, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. «Il gruppo Pdl al Senato— aggiungono— si impegna fin d’ora a proseguire nella strada intrapresa. Impediremo che le esigenze di sviluppo di un settore così strategico per il nostro Paese vengano mortificate da un’Unione Europea che, dopo l’inverno del socialismo reale, ora prova ad imporci il socialismo balneare» .
Mario Sensini