Roberto Tottoli, Corriere della Sera 14/5/2011, 14 maggio 2011
QUEL VIZIO OCCIDENTALE AMMESSO NELLA SFERA PRIVATA
Il ritrovamento di materiale pornografico nel covo di Bin Laden ha solleticato curiosità e ironie. In realtà l’Islam ha storicamente tutt’altra sensibilità sull’argomento. Dal punto di vista religioso, infatti, molti imam hanno gioco facile a sostenere che nulla vieta al musulmano la visione di video e immagini pornografiche, se non coinvolge donne musulmane. E persino la masturbazione o l’uso di oggetti può essere, secondo molti pareri autorevoli, pienamente accettabile. Del resto, il rigore musulmano tradizionale insiste piuttosto sulla nudità vietata e controllata strettamente nel luogo pubblico e confinata al bagno turco. Una nudità spiata, quella del bagno turco, osteggiata dagli uomini di legge, ma di fatto tollerata. E poi, quando il rapporto sessuale è lecito, nulla vieta di evocarlo in termini espliciti, perché per l’Islam richiama piaceri pienamente legittimi. Sono del resto, va ricordato, gli stessi piaceri che il credente troverà in paradiso. Ecco perciò che l’enorme e crescente diffusione della pornografia va a toccare una doppia sensibilità. Da un lato evoca visioni sostanzialmente permesse nella sfera privata. Dall’altro solletica il controverso rapporto con tutto ciò che di occidentale invade il mondo musulmano. Infatti, anche se alla fine lecito, non è forse un costume, un prodotto, frutto di un vizio occidentale? La soluzione è alla fine data da una sorta di doppia morale, in cui l’uso privato e personale riesce a coniugare l’una e l’altra cosa. E in cui, fatto salvo il formalismo della regola, è possibile avversare ed attaccare un simbolo, ma usarne i prodotti concreti, in privato. Per questo, per quanto strano possa sembrare, si può attaccare e disprezzare materialismo e decadenza occidentali e allo stesso tempo bere Coca-Cola e avere materiale pornografico a portata di mano.