Francesco Alberti, Corriere della Sera 14/05/2011, 14 maggio 2011
IL CELLULARE SPENTO E RIACCESO. MELANIA, TUTTI I PUNTI OSCURI —
Mancava solo il giallo del cellulare «a singhiozzo» , ritrovato vicino al cadavere di Melania. Ha squillato, anche se a vuoto, fino alle 7 di sera del 18 aprile, giorno della scomparsa della donna, quando i familiari la tempestavano di chiamate. Poi ha taciuto per tutto il 19. Ma nelle prime ore del 20 ha improvvisamente ripreso a funzionare. E quando, lo stesso giorno, è stato rinvenuto il corpo, il cellulare era lì, tra terriccio e aghi di pino. Forse la scarsa copertura che c’è in zona ha provocato il funzionamento ad intermittenza? Ma com’è possibile che il cellulare non si sia scaricato in due giorni? Forse il killer ha tolto la batteria, pensando di complicare le ricerche? Ma perché rimetterla? Che senso aveva tornare sul luogo del delitto, correndo un terribile rischio? A meno che la donna non sia stata uccisa in un altro posto e poi portata nel bosco delle Casermette. Il delitto, i misteri Un delitto che si accartoccia ogni giorno di più. Non c’è un movente ufficiale. Mai trovata l’arma da taglio. Non ci sono indagati. Non si conosce l’ora del delitto. Ancora da decifrare i tentativi di depistaggio sul cadavere. Ci sono tutti gli ingredienti per sbizzarrire la fantasia di giallisti e criminologi. I protagonisti sono da audience. Carmela Rea, detta Melania, mamma di 29 anni, alta e statuaria, di quei tipi che non hanno bisogno di farsi notare perché ha già provveduto madre natura. Il marito, Salvatore Parolisi, 30 anni, aitante e palestrato, caporalmaggiore dell’Esercito dove addestra soldatesse, un curriculum di guerra (Afghanistan e Kosovo). Bella e innamorata, Melania. La famiglia e l’amante di lui Cresciuta in una solida famiglia di Somma Vesuviana (papà e fratello militari), lascia tutto 3 anni fa per stare vicino al marito, in servizio alla caserma Clementi di Ascoli. Lui al lavoro. Lei a Folignano, borgo tra i boschi: non il massimo per una giovane donna lontana dai genitori, dalle amiche e con una bimba, Vittoria, di 18 mesi. Come molte coppie, anche questa ha una vetrina e un retrobottega. In vetrina luccicano cuoricini per San Valentino e affettuose attenzioni. Nel retrobottega c’è un’amante, Ludovica, ex allieva e ora caporale donna, che con Salvatore combina molto più di una scappatella: «Una relazione importante» dice lei. Melania non esita a calpestare il proprio orgoglio di moglie pur di salvare il matrimonio. Telefona alla rivale, non una, due volte: «Lascia perdere Salvatore, lui è mio» . Seguono liti e sospetti. La pista passionale è la prima, forse l’unica. L’amante ha un alibi di ferro: il giorno della scomparsa di Melania era in caserma a Lecce. La versione di Salvatore Occhi puntati sul marito, allora. Il pool di magistrati di Ascoli (il capo Renzo, i pm Monti, Pirozzoli, Picardi) mettono l’uomo sotto torchio: 22 ore di domande. Ma il militare supera la prova: non è indagato, resta persona informata dei fatti. Eppure la sua versione solleva dubbi. Copre qualcuno? O peggio? Salvatore sostiene che la moglie è sparita da Colle San Marco poco prima delle 15 del 18 aprile. «Cercava un bagno, le ho detto di portarmi un caffè e non l’ho più vista» . Ma sul Colle quel giorno ci sono altre persone e nessuno conferma di aver visto la donna. Anche il dettaglio del caffè fa pensare, visto che Melania non aveva la borsa e nemmeno soldi. L’uomo attende un’ora prima di dare l’allarme. Inspiegabile poi il tragitto della donna: stando al racconto del marito, avrebbe preso la strada più lunga per raggiungere il bagno, ignorando un sentiero alle sue spalle. E lascia perplessi pure l’abbigliamento di Salvatore, che la mattina ad Ascoli viene ripreso in un supermarket con giacca e calzoni pesanti, mentre 3 ore dopo sul Colle (800 metri d’altezza, aria frizzante) è in t-shirt e pantaloni corti. Enigmatico. Come la frase con la quale comunica all’amico Raffaele la scomparsa di Melania: «Me l’hanno presa» . La scena dell’omicidio O quando, agli inquirenti che gli chiedono come abbia fatto a riconoscere il luogo del ritrovamento del cadavere, dato che lui non se l’è sentita di andare, dice di averlo capito dalle foto scattate dall’amico Raffaele. Ma quest’ultimo nega di averle fatte. Mentre gli inquirenti cercano nel bosco tracce biologiche, il caporalmaggiore tiene inoltre a precisare «di essere stato qui con Melania ai primi di aprile e abbiamo fatto l’amore» . E poi il trolley: l’amico giura di averlo visto nell’auto di Salvatore dopo la scomparsa della moglie, ma non si trova. La scena del delitto racconta un omicidio d’impeto, forse una lite degenerata, con successivo depistaggio. Melania è morta per dissanguamento: 22 fendenti. Poi il killer ha aggiustato ad arte il palcoscenico. Conficca una siringa sotto il seno (trovato il Dna di due sconosciuti). Lascia un laccio emostatico (Melania non si drogava). Incide una svastica sulla coscia. Per terra l’anello di fidanzamento: è caduto o l’ha lanciato lei? La prova regina è stata solo sfiorata. La cella telefonica che copre il bosco ha agganciato il 18 aprile tra le 14 e le 14.40 i cellulari di Salvatore e di Melania. Ma non si può dire che la coppia fosse lì perché quella cella copre anche San Marco. I funerali e l’appello Salvatore ieri è passato al contrattacco: «Ho commesso degli errori, ma non c’entro» ha detto alla trasmissione televisiva «Quarto Grado» . Poi, con rabbia impastata di lacrime, si è rivolto agli inquirenti: «Anziché indagare su quello che ho potuto sbagliare, andassero a beccare chi è stato...» . Domani Melania torna a Somma Vesuviana: gli inquirenti hanno dato il nulla osta ai funerali. Si chiude una bara. Solo quella.
Francesco Alberti