
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Stamattina urne aperte dalle 8 fino alle 22. Domani si comincia alle 7 e si chiude alle tre del pomeriggio. Gli istituti che si dedicano ai sondaggi promettono di farci sapere qualcosa alle tre e un minuto. Le varie reti televisive hanno messo in programma le solite trasmissioni di commento, perché il voto, benché relativo a comunali e provinciali, ha grandi riflessi politici, come abbiamo spiegato ancora ieri.
• Si tratta però di elezioni amministrative. Si eleggono cioè sindaci e consigli comunali, oppure presidenti di provincia e consigli provinciali.Sì, ci siamo tutti concentrati su Milano, Napoli, Torino e Bologna. Ma, a dire la verità, i capoluoghi di provincia chiamati a votare per scegliersi un sindaco sono 26, e tra questi ci sono Novara, Varese, Arezzo, Grosseto, Siena, Latina (un voto delicatissimo, che potrebbe sancire un’inedita alleanza tra fascisti e comunisti promossa dallo scrittore Antonio Pennacchi), Cagliari, Salerno, Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria. Le Province chiamate alle urne sono undici: Vercelli, Mantova, Pavia, Treviso, Trieste, Gorizia, Ravenna, Lucca, Macerata, Campobasso, Reggio Calabria. Un corpo elettorale di quasi 13 milioni di italiani. La Regione più coinvolta è la Lombardia (237 comuni) seguita dalla Campania (151) e dal Piemonte (147). La scheda per votare il sindaco e il consiglio comunale è azzurra. Quella per le Province è gialla.
• Come funziona il sistema elettorale?
Non è troppo complicato: si può mettere una “x” sul nome del sindaco (e basta) oppure sul simbolo di una lista (e basta) oppure su tutti e due. Ogni sindaco è collegato ad almeno una lista, e perciò se si traccia la “X” solo sulla lista, il voto confluisce automaticamente anche sul nome del candidato sindaco collegato. Ma c’è un dettaglio da non trascurare: nelle elezioni per i comuni con più di 15 mila abitanti, si può votare il nome del sindaco collegato alla lista A, ma si può poi scegliere, per il consiglio comunale, la lista B. Si chiama “voto disgiunto”. Non è ammesso nelle provinciali e nel voto che riguarda comuni con meno di 15 mila abitanti.
• E che succede se, per esempio, vince un certo sindaco e, contemporaneamente, una lista a lui avversa ottiene la maggioranza dei seggi?
Può succedere matematicamente, ma senza determinare sconquassi. La lista o le liste collegate al sindaco vincente hanno infatti un premio di maggioranza garantito del 60% dei seggi. La stabilità è sicura, a meno che le liste alleate, dopo la vittoria, non si mettano a litigare tra di loro. Non provo nemmeno a spiegare il modo con cui matematicamente si scelgono i consiglieri comunali e provinciali (è ammessa anche una preferenza) perché è troppo complicato. Ricordiamo però che se nessun candidato sindaco o nessun candidato alla presidenza di provincia raggiunge il 50% più uno dei voti, si va al ballottaggio tra i due più votati. Questi ballottaggi si terranno domenica 29 e lunedì 30 maggio, cioè tra due settimane.
• A parte la storia di Milano, che ha già raccontato ieri, quali altri segnali politici rilevanti ci aspettiamo?
Il consenso raccolto dalla lista 5 stelle, che fa capo a Grillo. I voti che prenderà il candidato Lassini, quello che ha fatto affiggere i manifesti in cui si dava del brigatista ai giudici di Milano (Lassini ieri è salito sul pullman che ha festeggiato lo scudetto al Milan). Il risultato di De Magistris, il candidato a sindaco di Napoli dell’Idv, rivale interno di Di Pietro e terzo incomodo tra il probabile vincitore Gianni Lettieri (centro-destra) e il prefetto Mario Morcone, appoggiato dal Pd. Infine sono molto curioso del risultato bolognese, dove dovrebbe vincere il candidato del centro-sinistra Virginio Merola. Il centro-destra concorre però con un leghista, Manes Bernardini, e sarà interessante valutare il grado di penetrazione del partito di Bossi in una regione dell’Italia centrale.
• Altre curiosità? Altri fatti memorabili?
C’è un fiume di liste e una marea di candidati. Nei 26 capoluoghi di provincia corrono per l’investitura a consigliere comunale 20 mila cittadini. Mille e 139 candidati in lizza a Cagliari, mille e 28 a Cosenza, 812 a Crotone, 806 a Trieste. Per non parlare delle liste: 629 nei soli capoluoghi di provincia, di cui 37 a Torino e 31 a Napoli. Il record è stato forse raggiunto a Villaricca, nel napoletano, trentamila abitanti e 24 partiti in corsa, con 378 candidati, uno ogni 80 abitanti. Questo, nonostante le poltrone di consigliere, dopo i tagli decisi da Calderoli, siano diminuite. Se ne dovrebbe dedurre questo: che nonostante la disaffezione generale per la politica, che fa temere (specialmente al centro-destra) una notevole dose di assenteismo, un posto qualunque nelle stanze del potere resta sempre un buon affare.
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