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 2011  maggio 15 Domenica calendario

Nella Cina profonda dove Mao è ancora vivo - Cantare canzoni rosse, leggere i classici, raccontare storie rivoluzionarie, inviare frasi edificanti»: con questo slogan Bo Xilai, segretario di partito della municipalità di Chongqing (31 milioni di abitanti) è diventato celebre in tutta la Cina

Nella Cina profonda dove Mao è ancora vivo - Cantare canzoni rosse, leggere i classici, raccontare storie rivoluzionarie, inviare frasi edificanti»: con questo slogan Bo Xilai, segretario di partito della municipalità di Chongqing (31 milioni di abitanti) è diventato celebre in tutta la Cina. Per metterlo in pratica ha incoraggiato i cittadini a cantare le «canzoni rosse» dell’era maoista, rendendole semiobbligatorie nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle prigioni, e ha lanciato un concorso per scegliere le dieci migliori «canzoni rosse» fra trentasei di recente composizione. Trasmesse ogni giorno a più riprese dalla televisione locale (dalla quale Bo ha fatto bandire pubblicità e programmi «frivoli») in show che traboccano kitsch comunista, un misto di marzialità e sentimenti zuccherosi, fierezza patriottica e cliché romantici. Una dice che Taiwan e la Cina sono inseparabili come «la carne e le ossa», un’altra assicura che «l’uomo giusto vuole fare il soldato», mentre un canto accorato ripete «voglio andare a Yan’an», dov’era la base rivoluzionaria di Mao Zedong durante la guerra civile contro Chiang Kaishek. Le altre sviolinano un amore intramontabile per la Cina, per Mao, per il Partito, per l’Esercito... A Times Square, nel centro di Chongqing, fra un grattacielo ricoperto di neon colorati e uno shopping mall con tutti i marchi del lusso internazionale c’è una fontana musicale i cui getti d’acqua danzano ogni sera al suono delle canzoni rosse, diffuso da grandi altoparlanti. Canti «rossi» a parte, Chongqing, attraversata dallo Yangtze, lo scorso anno è cresciuta del 17,1%, testa di ponte della campagna «Andare a Ovest» che vuole portare la crescita economica delle regioni costiere anche verso l’interno. Tornando allo slogan: per rispettare l’esortazione a «Leggere i classici» bisogna istruirsi in alcuni passaggi confuciani, mentre «raccontare storie rivoluzionarie» è rappresentato nei cartelloni propagandistici con una bambina con il fazzoletto rosso dei Giovani Pionieri al collo, che intrattiene un invisibile pubblico ammonendo col ditino. Per l’invio delle «frasi edificanti», poi, Bo ha stabilito che i 17 milioni di abbonati a telefoni mobili di Chongqing ricevano, ogni santo giorno, una frase tratta dal Libretto Rosso di Mao, o dal pensiero di altri leader storici della Cina comunista. Nel frattempo, i funzionari cittadini devono periodicamente fare i muratori o i contadini, per mantenersi in contatto con «le masse». Insomma, una «campagna rossa» all’antica, ma che usa tecnologia moderna. «Bo è un politico ambizioso - spiega Joseph Cheng, della City University di Hong Kong - vuole essere promosso al Comitato permanente del Politburo il prossimo ottobre, quando il Partito si riunirà per stabilire le nomine politiche, e ha deciso di attirare l’attenzione su di sé. E ci è riuscito, soddisfacendo i conservatori». Questi sono un misto di vecchi maoisti e una «Nuova sinistra» che vorrebbe tornare ad alcuni valori comunisti per eliminare le ineguaglianze create dalle riforme economiche, rafforzando il controllo centrale e il «lavoro ideologico». Non che Bo sia partito dal rosso: dal 2008 si è distinto con una violenta campagna anti-crimine, detta «Combattere il nero». Ha portato dietro le sbarre centinaia di criminali, smantellando gang malavitose (ma alcuni nomi eccellenti restano intoccabili), e rendendosi popolare con i cittadini. Ora, in una serata qualunque, centinaia di persone camminano per le strade mangiando snack comprati alle bancarelle, portando fuori il cane, facendo giocare i bimbi o incontrandosi coi vicini: «Questa è una città sicura, adesso!», dice una signora che prepara spaghettini freddi in salsa piccante, con una discreta clientela che si pressa al suo tavolo. «Il crimine è molto diminuito», afferma, spolverando gli spaghettini di fettine di cipollotti e olio di sesamo. E di qui all’anno prossimo, 510.000 telecamere installate in giro per la città assicureranno che nulla vada inosservato. Per «combattere il nero» Chongqing non è andata per il sottile, come dimostrato dal caso di Li Zhang: avvocato del gangster Gong Gangmo, è stato arrestato a sua volta, per giungere in tribunale con il volto pesto dopo aver confessato di aver falsificato l’evidenza. Durante il processo, Li ha urlato di essere stato torturato e che la confessione non era valida, ma, inascoltato, ha ricevuto una pena carceraria di 18 mesi (Gong sconta l’ergastolo). He Weifang, uno dei più noti giuristi cinesi, ha denunciato in una lettera pubblica le scorciatoie giudiziarie prese nel «combattere il nero», e l’alto numero di pene capitali a Chongqing, ma le autorità lo hanno ignorato. Secondo direttive pubblicate il 13 maggio, ora i criminali imprigionati hanno l’opportunità di vedersi ridotte le pene prendendo parte ad «attività rosse», dai canti ai racconti rivoluzionari, chiudendo in un certo modo il cerchio fra il rosso e il nero. Di giorno, per osservare l’entusiasmo rosso di Chongqing basta andare al parco Shapingba, dove da quattro anni un gruppo di pensionati canta canzoni dell’era maoista. L’amministrazione cittadina ha talmente apprezzato il loro impegno da riservare loro un piazzale ombreggiato. Qui, la signora Chen canta che «Il presidente Mao è il più caro», mentre il signor Zhang suona al pianoforte elettrico. Poi è il turno di Lin, che si dedica a «Oriente Rosso». «Siamo pensionati - dice Chen -: abbiamo tutto il tempo a disposizione. E abbiamo scelto queste canzoni perché oggi sono tutti corrotti, non come all’epoca di Mao! Tutto costa troppo, sono tornati i proprietari terrieri, e il crimine regna!». Poi, chiacchierando, viene fuori che sia la signora Chen che gli altri pensionati al parco Shapingba sono ex Guardie rosse. «Qui la Rivoluzione culturale è stata molto violenta, le fazioni si sono massacrate», ricorda Chen con nostalgia, indicando poi dietro al laghetto il Cimitero delle Guardie rosse, l’unico della Cina, da poco dichiaratomonumento nazionale (per quanto, visto che il Partito continua a non voler un dibattito su quegli anni, il cimitero non è visitabile). «La campagna è dovunque - sorride Xu Lin, un’agente immobiliare -: ma per essere onesta, non ha granché a che vedere con la mia vita. A parte che ora il sindaco ha annunciato di voler costruire 2 milioni di case popolari, proprio nei quartieri più ricchi, e insomma...». Ma il fervore «rosso» di Bo Xilai sta estendendosi a tutto il Paese, che, per celebrare il 90˚ anniversario della fondazione del Partito comunista il 1˚ luglio prossimo, sta adottando diverse delle idee di Bo. La «campagna rossa» non ha finito di sorprendere.