MAURIZIO MOLINARI, La Stampa 15/5/2011, 15 maggio 2011
Il Pakistan agli Usa “Sovranità violata” - Il Pakistan condanna il blitz Usa contro Osama bin Laden, accusa gli Stati Uniti di aver violato la Carta dell’Onu, chiede la sospensione degli attacchi dei droni della Cia e ammonisce Washington sulle «pericolose conseguenze per la regione e il mondo» in caso di nuovi raid
Il Pakistan agli Usa “Sovranità violata” - Il Pakistan condanna il blitz Usa contro Osama bin Laden, accusa gli Stati Uniti di aver violato la Carta dell’Onu, chiede la sospensione degli attacchi dei droni della Cia e ammonisce Washington sulle «pericolose conseguenze per la regione e il mondo» in caso di nuovi raid. Al termine di una seduta durata oltre undici ore, il Parlamento di Islamabad ha approvato un documento che sostiene toni e termini della condanna del raid espressa dal capo dei servizi segreti (Isi) Ahmed Shuja Pasha, lasciando intendere che fra Pakistan e Washington la crisi si accentua. Proprio Pasha è stato il protagonista dei lavori, con una deposizione che lo ha visto ammettere «il fallimento della nostra intelligence» nell’«apprendere e sventare la violazione della sovranità nazionale». Pasha è stato molto aspro nei confronti della Cia di Leon Panetta, imputandole di «reclutare informatori alle nostre spalle sul nostro territorio» facendo leva su «grandi risorse economiche». A fianco di Pasha era presente anche il capo delle forze armate, Ashfaq Kayani: rimasto spesso in silenzio, incarnava davanti ai deputati il senso di umiliazione per non essere riuscito a difendere il territorio nazionale. Il governo si è espresso attraverso il ministro dell’Informazione Firdous Ahiq Awan, che ha definito «non intenzionale» la «negligenza dell’Isi» ma ha imputato agli Stati Uniti «una evidente violazione della nostra sovranità nazionale in aperto disprezzo della Carta delle Nazioni Unite». Alcuni deputati hanno raccontato che Pasha avrebbe detto in più occasioni di essere pronto a dimettersi anche se è Kayani ad apparire in questo momento in maggiore difficoltà, perché avrebbero dovuto essere le forze armate ad accorgersi del blitz americano. Al termine del raro dibattito parlamentare alla presenza dei vertici militari, la mozione approvata a larga maggioranza ha recapitato a Washington un duplice monito. Primo: «Se un simile raid dovesse ripetersi, le conseguenze per la pace nella regione e nel mondo sarebbero molto gravi», ovvero il Pakistan potrebbe decidere di reagire colpendo militarmente gli aggressori. Secondo: «Gli attacchi con i droni devono essere interrotti subito» perché «costituiscono una violazione della sovranità». Se ciò non avverrà, il governo «prenderà in considerazione delle contromisure, a cominciare dall’interruzione del passaggio dei rifornimenti verso le truppe Nato in Afghanistan». La doppia presa di posizione complica i rapporti con l’Amministrazione Obama alla vigilia dell’arrivo a Islamabad di John Kerry, il presidente della commissione Esteri del Senato, intenzionato a porre al governo pachistano le «domande che attendono risposta» sulle coperture che hanno consentito a Bin Laden di risiedere indisturbato per cinque anni a breve distanza dalla maggiore accademia militare nazionale. Dietro la missione di Kerry c’è il consenso nel Congresso di Washington sulla necessità di condizionare i tre miliardi di dollari annui di aiuti al Pakistan all’individuazione del «network che ha protetto Bin Laden». La Casa Bianca ha scelto di non commentare la risoluzione del Parlamento pachistano, ma alcuni funzionari hanno stigmatizzato l’assenza di condanna dei taleban per gli attentati che hanno causato oltre 80 morti.