Giovanni Caprara, Corriere della Sera 15/05/2011, 15 maggio 2011
L’AUTO SOMMERGIBILE E IL TRENO CHE VOLA. SE LA MACCHINA FA TUTTO
Su una pista sperimentale della Tohoku University in Giappone corre uno strano veicolo, un aero-treno. Vola letteralmente su un cuscino d’ aria trainato da due propulsori ad elica, ha una fusoliera come un jet, quattro ali e un timone. Davvero una strana macchina, concepita dal professor Yusuke Sugahara per spostarsi più velocemente da una città all’ altra. Che si pensi ad un ibrido del genere non è poi tanto inverosimile nel Paese che ha usato per primo il treno-pallottola ad alta velocità come una metropolitana di superficie ad alta frequenza. E che pure ha sperimentato intensamente i treni a levitazione magnetica. La chiave vincente dell’ aereo-treno è che viaggia più rapido e consuma meno energia di un treno tradizionale. Un flusso d’ aria incanalato sotto le ali dotate di un profilo analogo a quelle degli aeroplani tiene sollevato il veicolo. Il problema maggiore con il quale si confronta il professor Sugahara pilotando il suo prototipo è che deve controllare in spazi ridottissimi tutti i movimenti propri di un velivolo, come il beccheggio o il rollio senza sbattere contro le pareti di protezione laterali. Ma promette di riuscirci credendo nel futuro dei veicoli ibridi.
Su questo fronte aveva destato stupore ancora un paio d’ anni fa la presentazione al salone di Ginevra della prima auto-sommergibile elettrica «sQuba». Costruita dalla società di ingegneria svizzera Esoro, era in grado di immergersi fino ad una decina di metri. Verde per definizione, funzionava con batterie ioni-litio e il lubrificante era biodegradabile. L’ idea proveniva da un film di 007 e si sceglieva la formula spider per garantire agli occupanti il massimo piacere dell’ immersione.
Ma intanto la vera macchina ibrida che sta per entrare concretamente in servizio è il convertiplano di Finmeccanica AgustaWestland/Bell BA-609. Contemporaneamente aeroplano ed elicottero è in corso di sviluppo con l’ impegno degli ingegneri italiani di Cascina Costa e americani di Arlington, in Texas. Il nostro prototipo vola nell’ aeroporto militare di Cameri. «Ai comandi si percepisce di governare una macchina del futuro» confessa Pietro Venanzi, il pilota collaudatore con un passato su jet ed elicotteri nella base sperimentale di Pratica di Mare dell’ Aeronautica. «Si alza rapido in verticale, comando l’ abbassamento delle due eliche e via come un aereo sentendo tutta la potenza dei suoi motori», aggiunge Venanzi descrivendo una partenza.
Questa tecnologia veniva sviluppata da Bell e Boeing per dare ai Marines americani, che già lo impiegano (è l’ Osprey V-22), un mezzo più versatile e di grande capacità in grado di sostituire gli elicotteri Chinook con due rotori. Tutte doti preziose pure in campo civile e che si ritrovano sull’ BA-609. A bordo ospita fino a nove passeggeri, vola alla velocità di 500 chilometri orari (il doppio di un elicottero) ma può atterrare in un punto preciso di un prato qualsiasi. E rispetto all’ ala rotante ha un raggio d’ azione tre volte maggiore. È il primo convertiplano civile della storia dell’ aviazione.
«Dall’ anno prossimo inizieremo a costruire altri due prototipi - aggiunge Venanzi - e per il 2015 sarà certificato per entrare in servizio. Già si sta lavorando a questo scopo con la Federal Aviation americane e l’ Easa europea». Il suo costo non è ancora precisato e sarà un po’ superiore rispetto all’ elicottero, ma le sue prestazioni e i servizi che offre sono altrettanto più elevati. Appunto per questo ha prospettive ulteriormente più delicate come il guardiacoste o il pattugliamento della Finanza. «Nonostante le sue innovazioni - conclude Venanzi - è facile da pilotare perché è concepito per i collegamenti commerciali ed è assistito da computer che provvedono a controllare tutte le complicate funzioni». Un progetto condotto con lo Studio Ambrosetti sta portando alla creazione di una nuova rotta a bassa quota (1500 metri) riservata a questo genere di nuovi velivoli per possibili collegamenti nel Nord Italia tra Torino e Venezia.
Il convertiplano è una delle espressioni più avanzate del volo dove l’ elettronica e i computer sono determinanti fino a sostituire piloti e conduttori. Accade nelle nuove generazioni di velivoli come il Predator ormai intensivamente usato sui campi di battaglia e nel caccia prototipo X-47B senza pilota della US Navy. Ma altrettanto nei treni e nelle automobili sperimentate dalla Darpa, l’ agenzia di ricerca del Pentagono, con la sfida Grand Challenge e le auto che si guidano da sole collaudate nel deserto del Nevada da Google e Toyota.
Giovanni Caprara