
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I democratici hanno perso le elezioni in Virginia e nel New Jersey, e questo ha dato forza all’idea, serpeggiante da qualche settimana, che la stella di Obama sia in declino. La sconfitta in Virginia era scontata. Nel New Jersey invece la competizione era in bilico e il presidente era andato a impegnarsi personalmente in favore di Jon Corzine. Senonché Corzine è stato chief executive di Goldman Sachs, e questo curriculum lo ha fatto identificare come «uomo di Wall Street», un tipo di persona che in questo momento non è molto gradito dagli elettori americani. Il presidente si è parzialmente rifatto a New York, per merito soprattutto delle divisioni tra i repubblicani: Dede Scozzafava, costretta al ritiro da Sarah Palin, ha infatti invitato a votare in favore del candidato democratico.
• Barack è presidente da un anno. Si può fare un bilancio?
Vedo che tutti sono impegnati in questa storia dell’anno, che è del tutto falsa: Obama (nella foto Reuters, 48 anni) è entrato alla Casa Bianca lo scorso 20 gennaio, dato che i delegati eletti in novembre (loro sì un anno fa) lo hanno poi designato poco prima di Natale. Poco male, comunque: per far bilanci si può scegliere qualunque momento e il 5 novembre va bene come qualsiasi altro.
• Quindi?
Quindi non c’è ancora materia sufficiente per sbilanciarsi, anche se le fantasmagoriche promesse della campagna elettorale sono state ridimensionate, con danno per l’immagine di Barack. Per esempio, l’Iraq: il calendario del ritiro, alla fine, è lo stesso di Bush. Dubbi anche i risultati in Afghanistan: le elezioni, con l’affluenza tanto bassa, sono state un successo piuttosto asfittico e fino a questo momento il tentativo di smorzare il potere di Kharzai puntando su Abdullah è fallito. Il finale della guerra è a tutt’oggi un’incognita, nonostante l’invio di altri soldati. Forse Obama sta meglio di Bush in Pakistan, dato che Islamabad ha messo in grande difficoltà i talebani di confine. Il modo con cui il presidente ha ricucito il rapporto con Putin, rinunciando allo scudo, è spettacolare. Ma è saggio sorridere tanto ai russi, agli egiziani, ai cinesi? gente di cui ci si può fidare? Solo il tempo ci potrà dire se la scommessa di Barack è giusta. Allo stesso modo, sul resto dello scacchiere internazionale: la mano tesa all’Islam frutterà o alla fine sarà mozzata? Chi è in vantaggio nella partita con Teheran? un fatto che gli americani non hanno aiutato la rivolta dei giovani iraniani. Il regime, nonostante le grandi difficoltà interne, è ancora in piedi. Idem in Birmania, idem in Sudan. Diciamo che il Nobel per la pace non è sufficiente a promuovere una politica estera.
• Politica interna?
Grandi difficoltà, come dimostra questo piccolo voto di ieri. La riforma sanitaria non è passata e a quanto pare non passerà neanche adesso. Slittarla all’anno prossimo? E se nelle elezioni del 2010 ( mid-term ) i repubblicani riconquistassero il controllo del Congresso?
• La crisi economica?
Sembra di capire che il Pil americano, in crescita addirittura del 3,5%, sia però molto legato agli incentivi concessi dal governo. Qui c’è però un giudizio positivo molto autorevole, che deve render prudenti anche i più pessimisti. Lo ha dato Warren Buffet, il grande finanziere, mettendo sul tavolo 34 miliardi di dollari per comprare Burlington Santa Fe Corp, il secondo più grande gestore della rete ferroviaria statunitense. Significa che Buffet prevede uno sviluppo delle ferrovie americane, cioè un moltiplicarsi del traffico passeggeri e soprattutto del traffico merci, eventualità che non potrebbe verificarsi - e durare - se non con un’intensa attività produttiva. Le incognite, su questo comparto, sono legate all’enorme quantità di debito pubblico americano posseduto da cinesi e sauditi, e dal declino del dollaro che, cessando nel prossimo decennio di essere la moneta di riferimento del commercio internazionale, renderà forzatamente meno potenti gli Stati Uniti. Sono questioni che in un certo senso travalicano le responsabilità di Obama, il quale però è chiamato a gestire un passaggio storico epocale. Con l’handicap di aver fatto troppe promesse per essere eletto.
• Obama non ha cambiato l’immagine degli Stati Uniti nel mondo? Non resta aperta, grazie a lui, la fiammella della speranza?
Sì, questo è vero, ed è la ragione per cui i giudici di Oslo gli hanno dato il Nobel. Ed è vero che sono passati, in definitiva, appena dieci mesi. Ci vorrà ancora un anno almeno per capire se questa presidenza entrerà oppure no nella storia del mondo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 5/11/2009]
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