Malcom Pagani e Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 5/11/2009;, 5 novembre 2009
NON VOTO ANTONIO
Anatomia di un delitto. E di un’esclusione. Cassano segna, incanta e come il Bologna di Bernardini, gioca in zona Paradiso. Lippi non lo convoca. E’ un rifiuto altero. Se gli domandano ragioni o retroscena, il tecnico si infuria. ”Motivazioni tecniche e psicolog iche”. Gli è ”simpatico” ma lo dimentica costantemente. Un caso. Con il naturale affollarsi di ipotesi, non tutte commendevoli o decifrabili. Saprebbero in molti, nessuno si azzarderebbe a scriverne. Cause di forza maggiore. Blog e forum debordano di illazioni, i protagonisti allontanano i sospetti. Pochi mesi prima del mondiale tedesco, un dialogo tra i due, pareva aver spalancato uno squarcio sull’indif ferenza. ”Mi auguro che tu possa giocare con continuità, in quel caso avrai molte possibilità di venire con noi. Altrimenti sarà molto difficile chiamarti. Mettiti nei miei panni, Antonio”. Cassano è rinato. Non basta. Poi, dopo mesi di silenzio, il presidente della Samp Garrone, alieno alla diplomazia, si lascia scappare qualcosa a Radio Capital. E’ più di un indizio, meno di una prova: ”Conosco le ragioni alla base della mancata convocazione. Può darsi che un giorno venga fuori questa storia e sarà brutta. Molto brutta”. Passa qualche ora, la Figc s’indigna e minaccia sanzioni disciplinari, allora Garrone ritratta e, nella retromarcia, alza altra polvere che confonde i già sfumati contorni della vicenda : ”Nessuna dietrologia o fatto grave d’alcun genere per le mancate convocazioni” per poi accennare a misteriose ”malelingue capaci, negli ultimi mesi, di gettare ombre sui comportamenti di Antonio”. Di chi parla il presidente petroliere? L’identikit corrisponderebbe, secondo alcune ricostruzioni apparse sui giornali, alla sagoma di Walter Mazzarri, toscano di San Vincenzo e lippiano di antica osservanza. L’allenatore che aveva rigenerato Cassano e concedeva interviste sulla resurrezione del suo Lazzaro, ora tace. I rapporti, oltre luci e sorrisi ad uso di tifosi e fotografi, sarebbero diventati pessimi. L’esuberanza di Cassano, la durezza di Mazzarri. Pezzi di vetro. I gavettoni del barese che spuntavano dalle finestre più anguste di Bogliasco, scherzi sopportati a fatica. Gag ripetute senza che Cassano si interrogasse sul punto di rottura. Perchè nonostante sforzi e maquillage, l’identità non è un vestito. Non si cambia. Cassano, giurano, è rimasto tale. Mazzarri da giovane, non era diverso dall’ex allievo. Impennate d’orgoglio e litigi. Bersaglio fisso, un altro conterraneo, Papadopulo. Nella maturità, l’attuale guida del Napoli, ha conosciuto il mutamento di prospettiva. A Genova non tollerava ritardi, telefonate e l’universo di piccoli privilegi che a Cassano, in nome di un talento riconosciuto, venivano frequentemente concessi. La faccia tosta, quella di sempre. Gli altri sul pulmann con i motori accesi e Antonio davanti alla tv, per dirette con finestra sul tennis a poche ore da una gara importante. Richiami inutili, senso del dovere plasmato, ad arte, sul campione. Sommando gli episodi, si svelerebbe l’a rc a n o . Mazzarri avrebbe telefonato a Lippi. Parole non tenere. Credibile? Forse. Garrone tardivamente pentito, tono da improvvisato politico, accarezza il Ct: ”Marcello Lippi, nell’esercizio delle sue funzioni, ha l’autorità di chiamare in maglia azzurra chi meglio crede e reputa funzionale al suo progetto. Non era certo mia intenzione mettere in difficoltà la Federazione, il tecnico o lo stesso Cassano”. E la risposta di Lippi, ad orologeria. "Ho letto con piacere la smentita di Garrone. Se ci fossero state cose particolari, sarei stato curioso di saperle anche io. Non le conosco". L’uovo ha rivelato le crepe. Dai cassetti nebbiosi di redazioni che l’avrebbero tenuta in sonno, emerge la presunta rissa tra Cassano e Davide Lippi in una discoteca. Versilia primavera/ estate 2009. Due versioni. Lievi differenze. Affare di donne e complimenti mal digeriti da Cassano o offerta (rifiutata) di una procura da parte di Lippi Jr. Già sodale di Alessandro Moggi nella Gea, prima di sbattere la porta e aprire un’impresa in proprio, Lippi nega. Sui colpi proibiti, smentiscono entrambi. Sul tentativo di ratto ai danni dello storico agente di Cassano, interviene Giuseppe Bozzo medesimo: ”Con Davide Lippi ho un eccellente rapporto. Non so da dove escano notizie del genere. Faccio un appello: lasciate in pace il selezionatore. Sceglierà in libertà e non credo abbia nessuna voglia di optare per l’autolesionismo”. Lippi Jr. derubrica a leggenda metropolitana l’intera ricostruzione: – Mi pare di sognare”, rivela al telefono e fa di più. Racconta di un’intensa amicizia con il fantasista, rafforzata da un amico in comune, un nuovo talento di Bari vecchia. Lippi Jr. è il procuratore di Mannini e tra l’artista e l’agente (si sono incontrati recentemente alla vigilia della gara con la Lazio), sostengono univocamente, sarebbe un allegro florilegio di abbracci e pacche sulle spalle. Marcello Lippi non disdegna lo scontro. Bobo Vieri, Deschamps, Panucci. Se tra la progenie e Cassano, ci fossero stati davvero pugni, sputi e colpi di testa, il volo del barese in Sudafrica sarebbe stato comunque impossibile. Lippi ha sempre rifiutato un processo pubblico sulle sue scelte: non vuole spiegare, anzi s’arrabbia, infiamma i suoi occhialoni come se aspirasse il sigaro con violenta foga. Nasconde qualcosa? Possibile. I due protagonisti sono i primi a oscurare i dubbi che milioni di tifosi frullano tra toni tragici e farseschi, a volte con sfumature drammatiche. E’ sempre successo, accadrà ancora. Rivera, Beccalossi, Baggio. Alcuni calciatori disturbano per il solo fatto di esistere. Oscurano la sacralità del gruppo. Polarizzano l’attenzione. Ogni tanto, nelle epoche, i commissari tecnici hanno svolto referendum illegali al riparo dello spogliatoio. ”Lo volete o no?”. Il voto su Cassano? Un plebiscito in negativo. Tra i contorni dilatati di un quadro barocco, emergono le differenze. I caratteri distanti, le divergenti che per chimica e indole, non si incontreranno mai. A 10 anni da quel Bari-Inter, tacco, corsa e magìa di un’esistenza intera, Cassano è davvero cambiato? ”Se non ci fosse stata, sarei diventato un rapinatore, uno scippatore, comunque un delinquente. Molti conoscenti sono stati arruolati dai clan. Quella gara mi ha allontanato dalla prospettiva di una vita di merda”. Anche senza Sudafrica.