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 2009  novembre 05 Giovedì calendario

GERMANIA, L’EST AL PASSSO CON L’OVEST


Germania, l’Est al passo con l’Ovest

Fra dieci anni parità economica tra Länder orientali e occidentali

BERLINO – Non è vero che la Germania dell’Est è una causa persa, dal punto di vista economico. Secondo l’Iw, l’Istituto per l’economia tedesca di Colonia, a vent’an­ni dalla caduta del Muro di Berlino si può affermare che i cinque Länder che un tem­po formavano la Ddr hanno chiuso il gap con l’Ovest in modo più veloce di quanto ci si aspettasse. Tanto che, nei prossimi dieci anni, le re­gioni un tempo poverissime probabilmente raggiungeran­no il livello degli Stati occi­dentali meno ricchi, la Bassa Sassonia e lo Schle­swig-Holstein.

L’Iw ha calcolato che tra il 1991 e il 2008 il reddito pro-capite della zona Est del Paese è cresciuto in media del 7,9% l’anno, contro l’uno per cento dell’Ovest. Il re­cord spetta alla Turingia, più 10,1%, seguita da Brandebur­go, 8,2%, Sassonia, 8,2% e Sa­chsen- Anhalt, 7,8%. Persino il Meclemurgo-Pomerania Anteriore, la zona estrema­mente povera a Nord di Berli­no, è cresciuta ogni anno del 4,6%.

I Länder orientali partiva­no naturalmente da uno svantaggio enorme: nel 1991, il loro prodotto inter­no lordo pro capite era un terzo esatto di quello occi­dentale e il famoso economi­sta americano Robert Barro calcolò un tasso di conver­genza, cioè la velocità con la quale il gap si sarebbe ridot­to negli anni. Nel 2008, ad esempio, le zone dell’Est avrebbero dovuto arrivare a un reddito per abitante pari al 52,3% di quelle dell’Ovest.

In realtà, la differenza è og­gi molto minore: nei cinque Länder orientali il Pil pro ca­pite è ormai al 68,7% di quel­li occidentali e l’Istituto di Colonia stima che nel 2020 dovrebbe arrivare almeno al 78% rispetto all’intera Ger­mania Ovest e alla pari di quello degli Stati occidentali più poveri. Già quest’anno arriverà al 70%, livello che la convergenza teorica di Barro prevedeva solo nel 2028: il processo di parità economi­ca è insomma in vantaggio di 19 anni.

La notevole performance è stata sorprendente soprat­tutto nei primi Anni Novan­ta, ma ancora oggi continua a mantenere un ritmo non in­feriore a quello che ci si aspettava. La mappa, natural­mente non è omogenea, le campagne del Brandeburgo e della Pomerania, mai pri­ma sfiorate dal capitalismo, restano luoghi di disoccupa­zione e di scarse prospettive per qualsiasi giovane. Altro­ve, però, si sono sviluppate industrie innovative e spes­so ad alta tecnologia: la mi­croelettronica a Dresda, gli impianti di energia solare nel Sachsen-Anhalt, l’optoe­lettronica in Turingia.

Una riunificazione econo­mica avvenuta a un costo non indifferente. Tra sussidi alle imprese dell’Est, investi­menti in infrastrutture, esborsi di Welfare State, i co­sti sono stimati tra i 1.200 e i 1.600 miliardi. Ed è stata ca­ratterizzata da errori come le privatizzazioni non sempre efficienti, l’eccessiva rincor­sa salariale e soprattutto il cambio del marco orientale con quello occidentale fissa­to a un irrealistico rapporto di uno a uno. Ciò nonostan­te, sostenere che l’Est è il Mezzogiorno della Germania non è corretto.