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 2009  novembre 05 Giovedì calendario

SERGIO ROMANO PER PANORAMA 5 NOVEMBRE 2009 PAG.103

La cortina di ferro cominciò a scricchiolare nell’estate del 1989, quando apprendemmo che i turisti della Ddr (Repubblica democratica tedesca) in Ungheria e Cecoslovacchia non volevano tornare a casa. Dormivano nelle loro piccole Trabant, manifestavano di fronte alle ambasciate e agli uffici consolari della Repubblica federale di Germania, chiedevano di essere autorizzati a entrare nella loro patria occidentale. Il governo di Berlino Est minacciò interventi e sanzioni, ma gli ungheresi, dopo qualche esitazione, arrotolarono il filo spinato della frontiera con l’Austria e lasciarono che parecchie migliaia di tedeschi dell’Est (forse 80 mila) diventassero tedeschi dell’Ovest.
Qualche settimana dopo la scena si spostò a Lipsia, dove le chiese protestanti cominciarono a ospitare assemblee di cittadini che chiedevano la riforma della Ddr. E si spostò finalmente a Berlino in ottobre non appena il regime comunista dette il via alle solenni cerimonie per il quarantennale dello stato comunista tedesco. Pochi giorni dopo il Muro che aveva diviso dal 1961 la vecchia capitale fu preso d’assalto, ricoperto di graffiti, deriso, scavalcato e ridotto infine a una massa di reperti-souvenir che finirono sulle bancarelle.
Si trattò quindi, da Budapest a Berlino, di una grande rivolta popolare. Ma il quadro non sarebbe completo e le analisi diverrebbero parziali se dimenticassimo il ruolo che ebbero in quelle vicende l’Urss e il suo leader, Mikhail Gorbaciov. In primo luogo il governo comunista di Berlino Est non avrebbe tollerato la fuga dei suoi cittadini verso l’Ovest, e l’Ungheria non avrebbe aperto la sua frontiera con l’Austria, se il governo sovietico non avesse lasciato intendere ai suoi satelliti che le prove di forza, in quel momento, non erano gradite. In secondo luogo, la presenza di Gorbaciov a Berlino per il 40° anniversario ebbe il paradossale effetto di conferire alle manifestazioni dei riformatori un’aura di legittimità comunista. Era lui, in fondo, l’uomo che aveva lanciato la perestrojka; e vi fu persino un momento in cui al leader sovietico non spiacque essere considerato l’apostolo delle riforme.
In terzo luogo, le manifestazioni non si sarebbero felicemente concluse con la caduta del Muro se l’Urss non avesse dato ordine alle truppe dell’Armata rossa stanziate in Germania (500 mila uomini) di non muovere un dito. L’Urss aveva creato la Germania orientale, l’Urss dette un contributo decisivo alla sua morte.