Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  novembre 05 Giovedì calendario

MICROBI

Viaggiatori instancabili da un continente all´altro -

Non solo di influenze e malattie è fatto il mondo dei microbi. Tra schiere di virus, batteri, funghi e protozoi, i microrganismi sulla Terra sono più numerosi delle stelle in cielo. E anche se nessuno sa con precisione quanti siano né gli uni né le altre, si stima che accanto a noi - e dentro di noi - vivano qualcosa come 5 milioni di trilioni di trilioni di microbi. Solo una minima parte è pericolosa per la nostra salute. La stragrande maggioranza di questo zoo invisibile, piuttosto, rende la vita possibile lavorando per produrre energia, creare ossigeno, ripulire l´atmosfera dall´anidride carbonica e farci digerire gli alimenti.
Non c´è da stupirsi che un microbiologo come David Wilkinson, dell´università di Liverpool, sia stato catturato dall´affascinante mondo di virus e batteri. A colpirlo è stata la diffusione di questi esseri viventi, che riescono a popolare il pianeta per intero, dai vulcani sottomarini con temperature di 120 gradi fino agli abissi degli oceani dove non arriva neanche un raggio di luce, mentre si è in attesa di conferma che delle tracce trovate su Marte appartengano effettivamente a batteri.
Come i microbi riescano a viaggiare da un continente all´altro rimane sotto certi aspetti misterioso. Wilkinson ha provato a calcolare il tragitto di un batterio liberandolo (in realtà l´esperimento è avvenuto grazie a una simulazione al computer) nella Terra del Fuoco e ritrovandolo in Australia, dopo aver attraversato gli oceani a cavallo di un granello di polvere. La grande capacità di spostamento, spiega Wilkinson alla rivista New Scientist, ha effetti importanti su come i microbi assumano livree multiformi differenziandosi in specie diverse. «Gli esseri viventi di grandi dimensioni assumono aspetti così variegati per via dell´isolamento geografico. Ma se la capacità di dispersione è così grande, come avviene per i microbi, ecco che il numero delle specie tende a diminuire».
Thierry Heger, del Centro di ricerca federale svizzero a Losanna, è arrivato a una conclusione simile studiando le amebe. Ma alla fine non è riuscito a capire come mai gli animali e gli uccelli studiati da Darwin alle Galapagos avessero assunto caratteristiche così peculiari, mentre le amebe dell´isola di Amsterdam (altrettanto remota) non avessero nulla di diverso dalle cugine del resto del pianeta, come racconta in uno studio sul Journal of Biogeography.
Per il suo esperimento, Wilkinson ha immaginato di affidare al vento un microbo delle dimensioni di 20 micrometri (milionesimi di metro) che corrispondono alla maggior parte di batteri e spore e a qualche ameba. «Quando iniziano a volare nell´aria possono andare ovunque», ha dimostrato Wilkinson all´ultimo congresso della British Ecological Society. Usando per le sue simulazioni microbi ancora più piccoli, di 9 micrometri, il ricercatore ha trovato che il vento poteva farli viaggiare addirittura fino all´Australia.
Mentre i batteri e soprattutto le spore riescono a sopravvivere per tragitti molto lunghi, magari protetti dai granelli di polvere contro le radiazioni solari, come i virus riescano a coprire distanze estreme resta ancora difficile da spiegare, e l´idea di Wilkinson di legare la diffusione dei microbi alle correnti aeree e alle tempeste di sabbia potrebbe in futuro aiutare a prevedere l´andamento delle epidemie. Ma c´è anche chi ha deciso di studiare i microbi del mare come se fossero un unico enorme essere vivente. Si tratta di quel Craig Venter - genetista americano - che solca il mare sequenziando tutto il Dna che riesce a trovare, senza chiedersi a quale specie appartenga, ma solo quale funzione della vita sia chiamato a svolgere.