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 2009  novembre 05 Giovedì calendario

GINGER

& FRED PERFETTI PER ODIARSI-

A rivederli oggi volteggiare sulle note di «Cheek to Cheek», la rosa bianca sull’impeccabile frac di lui e lei con la lunga treccia bionda avvolta sulla testa alla maniera di Yulia Timoshenko, Fred Astaire e Ginger Rogers sembrano affiatatissimi, metà indivisibili dello stesso insieme come Barack e Michelle Obama. Basta cercare su YouTube per scoprire che a distanza di settantacinque anni le loro piroette sono più cliccate di molti gruppi musicali contemporanei. Eppure i due ballerini più famosi della storia del cinema non si amavano affatto. Secondo il nuovo saggio di Joseph Esptein, «Fred Astaire», la forma perfetta del movimento di coppia celava tensioni, diffidenza, invidia. Una vera e propria guerra a bassa intensità alimentata dalla signora Astaire, Phyllis.
Era un secolo fa, l’etichetta veniva prima di qualsiasi cosa. Specialmente sul grande schermo ancora integro dalla demistificazione del reality show. Per questo bisogna leggere con attenzione tra le righe della biografia per trovare le tracce d’una rivalità feroce. Lui: «Ci siamo divertiti e ha funzionato, ma eravamo persone diverse con diversi interessi, nient’altro che una coppia cinematografica». Lei: «Sua moglie non mi sopportava, non voleva che il marito baciasse altre donne davanti alla cinepresa». Formale cortesia da estranei, in apparenza. Peccato che Fred non perdesse occasione per esaltare le qualità di tutte le sue partner, da Rita Hayworth a Eleanor Powell, dimenticando la sua più celebre compagna di ballo. E Ginger, in un’intervista, non fingesse di ricordare quasi per caso di quando la troupe di «Cappello a cilindro» si accorse che Fred, la leggenda del musical, aveva dimenticato d’indossare il toupet...
«Fred Astaire era il perfezionista dei perfezionisti» scrive Epstein. Aveva debuttato negli anni Venti con l’amatissima sorella Adele e, dopo il matrimonio di lei, avrebbe voluto continuare da solo, troppo presuntuoso per immaginare di dividere il successo con un’altra. Resta alle cronache la lettera infuocata che scrisse al suo agente Leland Howard nel 1934, all’indomani della prima performance sul set del film «Cerco il mio amore»: «Che cos’è tutto questo vociare di mettermi in coppia con Ginger Rogers? Non andrò in scena con lei né con nessun’altra di queste ”regine” del grande schermo a costo di rinunciare al cinema».
La storia l’avrebbe presto smentito esaltando il suo talento nell’abbraccio con la vivace compagna che tanto snobbava. «Nella coppia Fred e Ginger lui porta la classe e lei la sensualità» amava ripetere Katherine Hepburn. Fred Astaire era un danzatore, il più grande del XX secolo a detta di Rudolph Nureyev. Ginger Rogers era un’attrice che nonostante la mancanza di training sapeva ballare, e non solo il charleston. Lui padroneggiava il tip tap come nessuno, lei riusciva a recitare volteggiando sui tacchi. Un’alchimia teoricamente perfetta che ha lasciato alla storia del cinema un quinquennio di musical memorabili sulle note di Irving Berlin e George Gershwin, da «Carioca» a «Roberta», da «Follie d’inverno» a «Seguendo la flotta». Ma è proprio la brevità di quell’intesa a suggerirne i limiti. Fred e Ginger non raggiunsero neppure la crisi del settimo anno: nel 1949, girando «I Barkleys di Broadway», il loro ultimo film, si muovevano già in direzioni opposte, personaggi datati di un sogno impolverato come gli antieroi del Fellini di «Ginger e Fred».
Fred Astaire non accettò mai il confronto non sempre vincente con il suo alter ego femminile, che nel 1940 vinse l’Oscar come migliore attrice per «Kitty Foyle, ragazza innamorata» di Sam Wood, un premio che lui avrebbe ottenuto solo nel 1950 come riconoscimento alla carriera. Raccontava la Rogers che i piedi le sanguinavano a furia di provare e riprovare per soddisfare il perfezionismo di lui: «So cosa vuol dire lavorare concentrati ma Fred non ha misura. Non è soddisfatto finché i passi non sono di suo gradimento, senza compromessi».
La competizione può assumere forme caricaturali anche dietro la più completa delle coreografie. Come quando Fred Astaire boicottava il vestito di penne di struzzo blu scelto da Ginger Rogers per il ballo del «Cappello a cilindro» obiettando che sarebbe sembrata «un gallo». Lei chiamò in soccorso la madre che lo trattò da damerino isterico: «Se non ti sta bene scegliti un’altra compagna». Lui fece buon viso a cattivo gioco ma si dolse per giorni e giorni delle penne che «volavano in giro come se un pollo fosse stato attaccato da un coyote».