
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Siamo in piena crisi istituzionale. Berlusconi ha ribadito le sue accuse ieri mattina al Gr1: la Corte costituzionale è composta da giudici di sinistra, il presidente della Repubblica è di sinistra, il 70% della stampa è di sinistra, «meno male che Silvio c’è altrimenti il Paese sarebbe in mano alla sinistra». La bocciatura del Lodo Alfano, a parere del premier, non ha fondamento giuridico, ma solo motivazione politica. Il sistema – a sentir lui – lo perseguita. Il presidente del consiglio ha continuato la sua giornata di dichiarazioni affermando davanti all’ufficio politico del Pdl: «Il presidente del Consiglio è eletto dal popolo e quindi deve essere rispettato». Sono molto gravi anche le dichiarazioni di Maurizio Gasparri, che è il capo dei senatori del Pdl: «A questo punto la Corte costituzionale non è più un organo di garanzia, ma una sezione di partito di sinistra ». Ci si chiede: se questo è vero, come mai i 5 o 6 giudici costituzionali contrari alla bocciatura (giudici di destra?) hanno assistito inermi a questo scempio delle garanzie e non si sono dimessi? Ma, sull’altro lato, è pure grave il tono degli attacchi di Di Pietro, che vuole organizzare una manifestazione, che pretende le dimissioni del governo e che continua ad attaccare Napolitano perché ha firmato l’anno scorso il Lodo. Il clima è reso bene dall’editoriale dell’ Avvenire , il giornale dei vescovi: «Che tutti si rendano conto del rischio di avvitamento istituzionale che si sta correndo. E che in un soprassalto di saggezza si arrestino sull’orlo del precipizio che si affaccia davanti ai loro piedi».
• Come stanno le cose?
Bisogna intanto sgombrare il campo da alcuni equivoci. Primo, non è vero che il presidente del Consiglio è eletto dal popolo. La legge elettorale prevede che si depositi il nome e il cognome «del capo della forza politica» o dell’«unico capo della coalizione». Ma in nessun luogo è scritto che questa persona debba poi essere per forza il presidente del Consiglio. Se ciò fosse vero, ne verrebbe che la legge elettorale è incostituzionale perché modifica il profilo istituzionale del capo del governo, il quale è, e non può che essere, «primus inter pares» e mai «primus super pares» come avrebbe voluto imprudentemente l’avvocato Pecorella. Il rispetto che Berlusconi reclama non riguarda poi la Corte costituzionale, che giudica incostituzionali molte leggi che al Parlamento e al capo dello Stato erano parse in regola, senza per questo mancar di rispetto a nessuno. Napolitano ha quindi torto di sentirsi a sua volta ingannato dalla Corte, che nel 2004 bocciò il Lodo Schifani senza specificare che quel tipo di leggi deve essere costituzionale. Quei giudici – in gran parte diversi da questi – aggiunsero alla loro sentenza questa frase: «Resta assorbito ogni altro profilo di illegittimità costituzionale », il che significava che lo Schifani poteva anche avere altre brutture, ma queste non venivano neanche cercate perché le due trovate all’inizio erano sufficienti per respingere.
• E Di Pietro?
Torto marcio. Che c’entrano le dimissioni? Berlusconi ha una maggioranza forte e legittima in Parlamento. La sentenza della Corte mica lo condanna. Del resto lo hanno detto anche quelli del Pd, D’Alema in testa: il governo governi. Giuliano Ferrara ha aggiunto: e faccia le riforme.
• La Lega sembra decisa a dare battaglia.
La Lega e la Procura di Milano sono l’ago della bilancia. Bossi ha detto che non vuole le elezioni anticipate e che considera le Regionali del prossimo marzo un referendum. Sembra che voglia chiamare il popolo a smentire la magistratura, in realtà vuol dire che, se Berlusconi non otterrà tutto il consenso previsto, la Lega, in nome del federalismo, è pronta a mollarlo. Questo si vedrà a marzo. Napolitano ha poi convocato Fini e Schifani per ottenere la solidarietà delle altre due massime cariche dello Stato. L’ha ottenuta con una dichiarazione esplicita sottoscritta da entrambi. Fini aveva già risposto alle dichiarazioni- ultrà di Berlusconi: «L’incontestabile diritto politico di Silvio Berlusconi di governare, conferitogli dagli elettori, e di riformare il Paese, non può far venir meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte costituzionale e il Capo dello Stato».
• E i giudici?
Il pericolo maggiore verrebbe dalla misteriosa inchiesta della Boccassini, che, basandosi sulle rivelazioni del pentito Spatuzza, sta indagando sui rapporti mafia-politica in connessione con le stragi mafiose del 1993. Gli altri processi andranno in prescrizione.
• Se Berlusconi dovesse cadere?
Lo pensa tutta la stampa internazionale, che sembra quasi in festa. Io dico che, nel caso, il sostituto più probabile, specie se si vuole avere dalla propria la Lega, è Tremonti. Nonostante l’antipatia delle banche. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/10/2009]
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