Fabio Cutri, Corriere della Sera, 09/10/09, 9 ottobre 2009
Quei prigionieri delle «password» - 
C’è quella per la mail, quella del conto corrente, quella di Facebook
Quei prigionieri delle «password» - 
C’è quella per la mail, quella del conto corrente, quella di Facebook. Poi ne serve una per acquistare su eBay, una per intervenire nei blog, un’altra per prenotarsi il cinema. E non si va nemmeno in Rete senza aver già azzeccato quella dell’abbonamento Wi-Fi. Quante password servono per sopravvivere su Internet? Vediamo, sei o sette se ci si ferma all’essenziale, almeno il doppio se si è tecnologicamente evoluti. Perché la vita (online) è comoda, ma in questo labirinto di username, pin 

e codici clienti è anche semplicissimo smarrire la propria identità digitale. A chi non è mai successo?

Non solo, oltre a ricordarsele le password bisogna saperle gestire. «Sono come le nostre chiavi di casa, non vanno prese alla leggera: mai sceglierle troppo semplici, tipo i nomi dei figli o la classica sfilza di ’11111’», spiega Francesca Di Massimo, responsabile della sicurezza e della privacy di Microsoft Italia. «Sono come lo spazzolino da denti, vanno cambiate ogni due o tre mesi », aggiunge Marco Pancini, responsabile per i rapporti istituzionali di Google. Sempre più complicato. Come uscirne? 

Non nel modo più semplice, ovvero usando la stessa parola chiave per tutti i servizi. «Una mossa assolutamente da evitare – spiega Guido Scorza, avvocato e docente di diritto informatico ”. Un hacker che ci rubasse la password che usiamo per scaricare i film bucherebbe infatti anche il nostro accesso bancario. Il consiglio è di usarne almeno due, una per i domini importanti, come il conto corrente e i sistemi di pagamento online, un’altra per le cose secondarie: se qualcuno ci ruba l’identità su Facebook non sarà piacevole, ma non è una tragedia».

La cosa migliore è scriversi tutto: «Su un foglio di carta magari, perché un documento Word nel proprio computer è più difficile da proteggere dai malintenzionati», aggiunge Francesca Di Massimo. Utilizzare un software specifico è forse più comodo: «Ce ne sono tantissimi, anche gratuiti come onepassword – dice Guido Scorza ”. Si sceglie una parola e con quella si accede a tutte le altre: funziona come una rubrica telefonica che si può consultare online ovunque ci si trovi». Ci sono poi programmi a pagamento di «password manager» che permettono di semplificare l’uso di password troppo complicate (e perciò maggiormente sicure): «In pratica – spiega Marco Pancini – si associa a ogni password una combinazione semplice di tasti, tipo 1-2-3-4 o a-b-c-d, che una volta digitati la richiamano automaticamente». Un modo efficace anche per difendersi dai programmi keylogger , cioè i virus in grado di registrare, e di inviare a un computer esterno, tutto ciò che si digita sulla tastiera. Perché le password sono un bene prezioso da difendere strenuamente: non inviando mai i propri dati di fronte a richieste non chiare, non cliccando sui link che arrivano via mail, usando browser che bloccano i virus e aggiornando gli antivirus. 

Ma come se la cava con nomi e cifre da mandare a memoria un matematico come Piergiorgio Odifreddi? Malino: in sicurezza informatica il professore sarebbe da bocciare. «Ho una password che uso per tutto, e mi girano le scatole perché le banche italiane si ostinano a sceglierti loro il codice di sicurezza». Le è mai capitato di non ricordarsi una parola? «Peggio, mi è successo con i numeri: una volta a Napoli ho avuto un blocco di fronte a un bancomat, e ho dovuto aspettare qualche ora perché mi tornassero in mente le cifre. Del resto cercare di ricordarsi qualcosa è un pessimo esercizio».

Il giornalista Luca Sofri, curatore del fortunato blog Wittgenstein , trascrive ovunque le sue parole d’accesso: «Senza ritegno: nel computer, sulla carta, sulle mani. Le dimentico continuamente e mi tornano indietro via mail, sono un grandissimo cliccatore del comando hai dimenticato la password?» Solo la prima password non si scorda mai? «Eh già, nonostante siano passati più di 15 anni: era ’Manhattan’, il mio film preferito».