R.R, La Stampa 09/10/09, 9 ottobre 2009
Le donne del Pdl dimenticano la Bindi - Niente solidarietà dal centrodestra, per un’intera giornata
Le donne del Pdl dimenticano la Bindi - Niente solidarietà dal centrodestra, per un’intera giornata. Né colombe né falchi, ma solo il calcio dell’asino, «la sinistra le donne le vuole col burka...» di Daniele Capezzone. Zitte Prestigiacomo, Meloni ed il trio Carfagna-Gelmini-Brambilla. Niente solidarietà di centrodestra a Rosy Bindi, subissata naturalmente dall’affetto della sua parte politica, e da cittadini e personalità su su fino al Colle più alto. Con Clio che le passa il marito Giorgio Napolitano. Niente solidarietà dal centrodestra, e chissenefrega, fa lei, che del resto ribattè «sei un’adorabile canaglia» quando Vittorio Cecchi Gori le diede della «gallina spennata», lei che s’è fatta le ossa sentendosi chiamare sul podio dei congressi Dc da De Mita che l’introduceva con un «e ora, la parola a Bartali». E chissenefrega perché Berlusconi non ha confronti neanche in questo, dice lei, «mica c’era bisogno di quel che è successo ieri per capire quale sia il rapporto del presidente del Consiglio con le donne. E’ solo l’ennesima dimostrazione del suo disprezzo per tutto il mondo femminile. A me basta e avanza che Fini gli abbia chiesto di rispettare le istituzioni, a cominciare dal Capo dello Stato: è quella la solidarietà che volevo». Il caso infatti è tutto politico, e non a caso Bindi non dice mai «Berlusconi», ma «il presidente del Consiglio». E’ accaduto ieri notte a Porta a Porta. Berlusconi in diretta e, dice nel mezzo della sua intemerata, «sono di sinistra gli ultimi tre presidenti della Repubblica che hanno eletto questi giudici della Corte costituzionale» (dunque, anche Carlo Azeglio Ciampi ndr). Del resto «solo se Napolitano chiamava i giudici il Lodo Alfano passava». Ma mentre Berlusconi parla, Rosy Bindi frigge sulla sedia, le telecamere la inquadrano, «no, no, ma cosa dice». Agita il capo, le mani, sta come sui carboni ardenti. Lo interrompe «è gravissimo, è gravissimo quello che lei, signor presidente del Consiglio dice». Nessuno, in studio a parte Bindi, aveva osato interrompere Berlusconi. Nessuno si era permesso di contraddirlo. «Non mi interessa nulla di quello che lei eccepisce», le dice in diretta, «Lei è sempre più bella che intelligente». Vespa capisce subito che la china, già «costituzionalmente eversiva» come poi chioserà Bindi, sta diventando pure istituzionalmente degradante. Per Berlusconi, innanzi tutto. «La prego presidente, la prego...», implora il conduttore, consapevole che Berlusconi a Bindi ha detto: sei brutta, per me non esisti. Quel «lei è più bella che intelligente», al quale poi Giovanna Melandri replicherà «Berlusconi è più alto che educato», tradisce però non maleducazione, e nemmeno semplice volgarità, come Bindi sa benissimo. «Presidente, io non sono una donna a sua disposizione» ribatte la Bindi, mentre nessun altro la difende. E col ministro Alfano che replica citando l’apparizione di Patrizia D’Addario ad «Annozero», Bindi insiste appaiando parossisticamente l’indice della mano destra con quello della sinistra, «tra i due una relazione c’è, ma è lei, signor Guardasigilli, a mettere il presidente del Consiglio sullo stesso piano di una escort». Il presidente del Consiglio, «quello che ha appena parlato attaccando le istituzioni, è il presidente del Consiglio». «Non sono le offese e le volgarità personali di Berlusconi che mi offendono» aggiunge. E nemmeno il povero leghista Castelli che le urla «zitta, zitta». No, quelle son «conseguenze dell’aver detto che è eversivo sostenere che il Capo dello Stato dovrebbe coercire i giudici della Corte Costituzionale».