Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 09 Venerdì calendario

Una moschea per Milano: decisione da non delegare - 

Mi piacerebbe avere un suo parere sul dibattito, che si protrae da anni, riguardo all’opportunità che Milano abbia la sua moschea

Una moschea per Milano: decisione da non delegare - 

Mi piacerebbe avere un suo parere sul dibattito, che si protrae da anni, riguardo all’opportunità che Milano abbia la sua moschea. Sono convinta che la libertà di culto, che deve essere garantita, si coniughi con la integrazione laddove le minoranze abbiano la possibilità di riunirsi e pregare nei loro luoghi di culto. A questo proposito cito l’esempio illuminante della moschea di Parigi che, immagino, lei conoscerà. vero che in Francia ci sono immigrati di terza o quarta generazione, ma la moschea è stata costruita all’inizio del secolo scorso.

 (Cristina Rodocanachi
)
 Cara Signora, 
a Parigi non esiste soltan­to la Grande Moschea. Esiste anche il grande Istituto del mondo arabo, per cui è stato costruito un edificio moderno sulle rive della Senna. Fu voluto da Valéry Giscard d’Estaing, ma realizzato duran­te il primo mandato della presi­denza di François Mitterrand e inaugurato nel 1987. una isti­tuzione accademica e museale dove si fanno ricerche, si tengo­no convegni e seminari, si orga­nizzano esposizioni particolar­mente importanti come quella dell’anno scorso sulle contami­nazioni tra cultura occidentale e cultura araba all’epoca della spedizione di Bonaparte in Egit­to nel 1798. I rapporti della Francia con le sue comunità musulmane hanno attraversato momenti difficili, ma né i sei sanguinosi attentati di Parigi nel 1995, né la più recente rivol­ta delle banlieues, quando Nico­las Sarkozy era ministro degli Interni, hanno impedito ai go­verni francesi di coltivare la co­noscenza del mondo arabo-mu­sulmano, di promuovere le re­lazioni con la sua cultura, di fa­vorire la formazione di uno stuolo di studiosi, esperti, ana­listi e traduttori. Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile, naturalmente, se la Francia non avesse assicurato ai suoi musulmani la possibilità di pra­ticare il loro culto in luoghi de­corosi e conformi alle esigenze della liturgia.

Sul problema della moschea sono d’accordo con lei e con l’editoriale di Elisabetta Soglio apparso nel Corriere del 7 otto­bre. Non credo che Milano pos­sa delegare al ministro degli In­terni la soluzione di un proble­ma che la concerne e da cui di­pende in ultima analisi la sua immagine di grande metropoli europea. Non è possibile essere ospite dell’Expo, centro degli af­fari, incontro mondiale della moda e sede di una mezza doz­zina di università che cercano di attrarre studenti stranieri, ma negare alla propria comuni­tà islamica il luogo di culto a cui ha diritto. Certo esiste un problema di sicurezza, ordine pubblico e compatibilità con le esigenze del quartiere in cui la moschea verrà costruita. Ma la responsabilità del progetto è anzitutto della città e dei suoi amministratori. La consultazio­ne con il ministero dell’Interno è necessaria, ma deve avere luo­go sulla base di progetti milane­si. Una grande città non può de­legare ad altri la soluzione dei suoi problemi.