
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Un finanziere brettone, che si chiama Vincent Bolloré e ha 64 anni, sta rastrellando in Borsa azioni Mediaset, e in soli tre giorni è passato dal 3,01% di lunedì al 20% di ieri. Berlusconi sta comprando a sua volta, per contrastare l’avversario: era salito al 38% martedì e ha raggiunto un altro 0,26% conquistando il 39% dei diritti di voto. Non potrà superare, nel controllo, il 40%, soglia oltre la quale sarebbe costretto a un’Opa, cioè dovrebbe comprare, a un prezzo non inferiore a quello più elevato pagato fino a quel momento, le azioni di tutti quelli disposti a vendere (l’Opa per Bolloré scatta al 30%). Martedì, il titolo Mediaset, alla notizia che era in atto una contesa tra Bolloré e Berlusconi, ha guadagnato il 31% in un solo giorno. Ieri ha spuntato un altro 1%. Vale adesso 3 euro e 62 centesimi.
• Mediaset è così interessante?
Ci sono due spiegazioni all’attacco di Bolloré. Prima spiegazione: è in atto un contenzioso tra la società del francese, Vivendi, e la Fininvest, che detiene questo quasi 40% di Mediaset. Ad aprile Bolloré si era impegnato a comprare una partecipazione importante di Mediaset Premium, in difficoltà per il prezzo troppo alto sborsato da Piersilvio per avere la Champions. A luglio il francese fece improvvisamente sapere che Premium non gli interessava più. C’era un impegno scritto, e Fininvest ha trascinato il francese in tribunale, chiedendo ai giudici di obbligarlo a procedere all’acquisto e di fargli pagare una penale come minimo di 570 milioni. La causa è in corso, ma intanto le azioni Mediaset, in Borsa, hanno perso valore, proprio a causa di questo guaio.
• Non sarà che il francese l’ha fatto apposta per comprare le azioni Mediaset a un prezzo più basso?
Forse. In questo caso sarebbe giusta la seconda teoria: Bolloré, con la sua Vivendi e le partecipate della stessa Vivendi, traffica con successo in musica, televisione, cinema, videogiochi. In Italia ha quasi il 25% di Telecom. Sta probabilmente pensando di costruire un gruppo leader dell’intrattenimento almeno nell’Europa del Sud, cioè Italia Francia e Spagna. Niente di meglio, per completare l’operazione, che portarsi a casa Mediaset.
• Berlusconi che dice?
C’è una sua dichiarazione di ieri. «L’acquisto di azioni Mediaset da parte di Vivendi, non concordato preventivamente con Fininvest, non può essere considerato altro che un’operazione ostile. C’è la compattezza più assoluta della mia famiglia su un punto molto preciso: non abbiamo alcuna intenzione di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori. Per questo abbiamo aumentato la nostra partecipazione e continueremo a farlo nei limiti consentiti dalle leggi». Nell’accordo di aprile intorno a Premium, Berlusconi aveva preteso che Bolloré si impegnasse a non salire oltre il 5% in Mediaset. La famiglia già sospettava, evidentemente, e non a torto, dati i precedenti. Il francese è un vero è proprio raider, ha fatto - e con successo - parecchie Opa ostili, conquistando società contro il parere degli azionisti. Ha una importante presenza anche nel mondo della finanza: è il secondo azionista di Mediobanca, di cui è anche vicepresidente, e ha pure una quota di Generali. A Berlusconi però non mancano, in questo momento, i soldi. Ha speso intorno ai 150 milioni per arrotondare la sua quota al livello attuale. A fine 2015 Fininvest aveva 330 milioni di liquidità, e la vendita del Milan porterà, al suo perfezionamento, altri 400 milioni.
• La famiglia è unita?
Berlusconi ha riunito tutti e per ora sono compatti. Però Barbara, qualche anno fa, voleva che si vendesse a Murdoch. Forse la tentazione è forte. Tenere una partecipazione minoritaria, e campare di rendita. Silvio ha 80 anni.
• Il governo?
Non è un caso che l’attacco sia avvenuto il 5 dicembre, poche ore dopo l’annuncio che il No aveva vinto. Nel suo discorso in Parlamento, Gentiloni ha detto: «L’Italia è un’economia forte, non aperta a scorribande». Una strizzata d’occhio proprio al capo di Forza Italia, in una situazione politica non facile - proprio in termini di voti - per il neo-premier. Berlusconi, per via dell’affare Bolloré, avrebbe chiesto ai suoi di non esagerare nei toni antigovernativi. Quanto alle «scorribande», il presidente del Consiglio, purtroppo, ha torto. Il paese è debole, la sua classe politica non sa difenderlo, i capitalisti nostrani preferiscono portare i soldi all’estero e campare - bene - di finanza, piuttosto che rafforzare le proprie imprese o partire con iniziative nuove. Lunedì, dopo la vittoria del No, Unicredit ha fatto sapere di avere venduto Pioneer, la sua società di risparmio gestito, alla parigina Amundi, corazzata degli investimenti per conto dei suoi azionisti Crédit Agricole e Société Générale. Si dice che la mossa preceda la conquista della stessa Unicredit da parte di Société Générale (tutti smentiscono). Kpmg ha appena fatto il conto: nel 2016 i francesi si sono presi 44 società italiane. In dieci anni sono passate di mano - da noi a loro - duecento aziende, per un valore di 48 miliardi. Tra queste, Bnl, Bulgari, Edison, Parmalat. La prossima potrebbe essere STMicroeletronics. O, appunto, Mediaset.
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