LaVerità, 15 dicembre 2016
Già nella grafia Gentiloni rivela che è traballante
Pochi appunti tracciati con la chiarezza dello stampatello che naviga in uno spazio gestito con isole di testo: è il foglio che il nuovo premier Paolo Gentiloni aveva in mano nel discorso della fiducia in Parlamento. Ed è il primo, solido indizio della sua personalità.
Quel foglio mostra una frase vergata anche in corsivo dove c’è uno spazio costante tra le righe e una parola, «difficile», curiosamente sostituita dal meno drammatico «delicato» nel riferimento al momento di transizione del nostro Paese. Poi parole sparse e concetti abbozzati: più ripresa meno disoccupazione, lavoro, sud, tempi e modi, università, tutele, verità. Queste poche tracce però ci fanno conoscere meglio il presidente del Consiglio attraverso la grafologia.
La scrittura è specchio dell’anima, è impronta di sé che rivela in modo immediato tratti distintivi di una personalità. Conoscere qualcuno dalla scrittura significa cogliere lampi di energia modulata e incanalata secondo la storia personale di ciascuno, trattenere l’essenziale, capire chi si ha davanti.
La scrittura di Paolo Gentiloni, sia in stampatello, sia in corsivo, mostra un tratto piuttosto nutrito, indice di un’attitudine a stare in equilibrio nei rapporti, evitando le conflittualità come se si evitasse la peste. Una scrittura chiara, leggibile, che trasmette però distanza con gli altri. Grande e composta con diverse angolosità in cui le lettere si stringono per cercare la verticalità, l’asse dell’affermazione di sé. Grande senso della realtà e molta obiettività, questa scrittura che stringe le lettere corrisponde al carattere cauto e prudente con cui è stato in sintesi delineato il presidente del Consiglio. Compattezza di idee, concentrazione, memoria, disciplina e controllo, una comunicazione misurata ed organizzata. Pochi slanci e grande bisogno di certezze.
Nello stampatello stupisce un particolare: un’asta iniziale sostiene la curva della «A», segno che conferma il bisogno di certezze, di un appoggio. Come se lui stesso avesse necessità d’essere sorretto da un’asticella. Molti dicono che sia ancora Renzi.
La scrittura nel corsivo sorprende e mostra la persistenza dell’uomo nel raggiungere un obiettivo. È molto pacato, non alza la voce, ha una naturale tendenza a compiacere gli altri e a non contrapporsi energicamente, tentando di salvare capra e cavoli... Ne deriva una propensione allo stare nel mezzo, alla calma che rischia di diventare grigia e piatta.
Il colore e il calore del tratto di Paolo Gentiloni restituiscono una personalità tendenzialmente moderata, neutra, perseverante in questo ambito di neutralità con un forte bisogno di avere quell’asta su cui costruire tutto e sentirsi sicuro. Eppure nella scrittura in corsivo si ritrovano diverse angolosità alla base, indici di una capacità di opporsi ed anche di imporsi.
Ne esce il ritratto di un uomo metodico e distaccato, a cui può scivolare addosso qualsiasi critica se si sente ben protetto, e ritorna nuovamente il bisogno di avere un appoggio iniziale certo e ben piantato.
Con la sua scrittura leggibile in cui ritornano gesti eleganti, ma mai troppo elaborati, Gentiloni suggerisce a tutti che non serve agitarsi, tanto le cose cambiano piano e c’è sempre tempo per riflettere. Nessuna improvvisazione, nemmeno se il teatro cade.