Libero, 15 dicembre 2016
Mozart vende più del pop
Il futuro sarà anche nella musica digitale. Ma il presente è ben ancorato nel passato. Perché a comandare la classifica dei cd più venduti del 2016 negli Stati Uniti non sono rapper come Drake o postar come Rihanna, ma un piccolo grande genio morto che risponde al nome di Wolfgang Amadeus Mozart. Che sarà anche morto 225 anni fa, ma in poco più di un mese ha venduto un milione e 250mila copie, da quando cioè il 28 ottobre Universal Music ha messo in vendita Mozart 225: The New Complete Edition, cofanetto dedicato al compositore con 200 dischi per un totale di 240 ore di musica. E proprio su questo si appigliano i difensori della musica digitale, perché il totale è stato calcolato come se i dischi fossero stati venduti singolarmente e non come pacchetto completo. Ma anche tenendo buona questa considerazione, significa che il cofanetto con l’opera omnia di Mozart è stato venduto in 6.250 copie, che in valore assoluto saranno pochine, ma non lo sono affatto se si considera che il box è in vendita a 500 dollari. E anche se è vero che gli appassionati di musica classica sono una nicchia piuttosto ristretta del mercato discografico disposta a spendere belle cifre, bisogna considerare che hanno gusti molto raffinati e per quanto il box in questione sia molto curato difficilmente un musicofilo sarebbe disposto a comprare un cofanetto all-inclusive, senza poter selezionare le interpretazioni. Ascoltare Le nozze di Figaro dirette da Claudio Abbado per un orecchio allenato è ben diverso che sentire quelle dirette da Riccardo Muti. Certo un ascoltatore abituato solo ai campionamenti odierni, piatti e tutti uguali, non percepirebbe grandi differenze. E qui hanno buon gioco i vari Rovazzi che negli ultimi anni piazzano (sul web) tormentoni da classifica basati su clic facili a zero euro. E sul niente musicale. Ma anche testuale, se si confrontano le rime di Andiamo a comandare ai libretti che Lorenzo Da Ponte scrisse per Mozart. Capaci di unire l’alto al basso, il sesso all’amore più nobile. Eppure in Italia il mercato della classica è una sorpresa: la Fimi (Federazione industria musicale italiana) ha certificato una crescita nelle vendite dei cd del repertorio classico del 20%. E il boom riguarda anche i live, perché un po’ in tutta Italia, dalla Scala di Milano al Petruzzelli di Bari, dall’Opera di Roma al Massimo di Palermo, il pubblico si sta riscoprendo appassionato di lirica e balletto, sia in termini di abbonati sia per quanto riguarda gli spettatori singoli. Secondo l’annuario statistico dell’Istat 2015, circa il 10% della popolazione (sopra i 6 anni) ha visto almeno uno spettacolo di musica classica, solo la metà rispetto a chi ha visto almeno un concerto di altro tipo, a fronte di un’offerta di gran lunga minore in termini quantitativi e soprattutto mediamente più dispendiosa. Fà inoltre ben sperare che tra gli spettatori di classica i maggiori frequentatori siano i giovani tra i 18 e i 34 anni, e in particolare la fascia 20-24 (con il 14%), con una leggera prevalenza di pubblico maschile. Numeri comunque non paragonabili a quelli del pop-rock. Anche se a volerla buttare sul popolare, Mozart sconfigge qualunque musicista moderno e contemporaneo: mai sentiti i cori da stadio? Il famosissimo sfottò degli anni Novanta sul «giocatore che ruba le gomme» non ebbe successo per le parole, peraltro offensive, ma per il motivetto mozartiano dal quale traeva ispirazione: l’inizio della serenata Eine kleine Nachtmusik. Classe 1787.