
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I greci fanno sapere che, relativamente ai migranti, non possono fare in appena ventiquattr’ore tutto quello che si pretende da loro. E cioè: identificare chi arriva e poi organizzare il ritorno in Turchia, come stabilito dall’intesa dell’altro giorno. Per procedere ci vogliono 2.300 esperti, tra interpreti, funzionari degli uffici immigrazione, funzionati della sicurezza, eccetera. Personale che deve arrivare prima di tutto dalla Turchia e poi dagli altri paesi della Ue, e che i greci sono in grado di fornire in minima parte. Alexis Tsipras sabato aveva detto che i rimpatri sarebbero cominciati da oggi, ma Giorgos Kyritsis, portavoce del governo di Atene, ieri ha rettificato il suo primo ministro. «Ci vogliono più di ventiquattr’ore».
• Che cosa stabilisce quest’intesa a cui lei ha accennato?
È stata siglata all’unanimità giovedì scorso. Dice sostanzialmente questo: tutti quelli che arrivano in Grecia da irregolari, devono essere identificati per nome, cognome e nazionalità e quindi rimandati in Turchia. Una volta arrivati in Turchia, i turchi sono autorizzati a spedire in Europa un siriano per ogni siriano rimandato indietro. Gli europei a loro volta hanno promesso di distribuirsi tra di loro questi siriani. Con un numero chiuso, però: arrivati a quota 72 mila, i paesi sottoscrittori dell’accordo dovranno rivedersi e concordare un altro sistema.
• I greci non potrebbero trattenere questi siriani e distribuirli poi loro stessi secondo le indicazioni fornite dalla Ue?
Sembrerebbe anche a me, ma ai tecnici della Ue, molto più bravi di noi, è sembrato meglio far così e quindi si farà così. C’è solo un punto: nessuno giudica il progetto realizzabile, dalla Boldrini fino all’ultimo ufficiale di frontiera. L’illusione è che sapendo quello che è stato deciso nel vertice, i migranti si rassegnino e non attraversino l’Egeo, se non dopo aver presentato regolare domanda. Non devo certo sgolarmi per sostenere che si tratta di una pia illusione. Nulla funzionerà se non si parte da questa semplice presa d’atto: la marea umana che preme dai paesi poveri sui paesi ricchi è inarrestabile, qualunque ostacolo burocratico i paesi ricchi erigano. I migranti non sanno che farsene dei nostri distinguo cartacei. Li perseguitano i quattro cavalieri dell’Apocalisse, cioè la guerra, la carestia, la morte e le malattie. A questo noi rispondiamo con le procedure d’identificazione e le carte bollate. Via, sappiamo tutti, e lo sanno anche a Bruxelles, che non può funzionare. Gli europei hanno soltanto inventato l’ennesimo marchingegno per prender tempo e fare in modo che i turchi, intanto, si tengano i due milioni di profughi (o forse due milioni e mezzo) che ospitano al chiuso dei campi di concentramento.
• Questa intesa è stata sottoscritta anche dai turchi. Che cosa hanno avuto in cambio?
All’inizio, per tenersi i due milioni e mezzo di rifugiati, volevano sei miliardi, invece dei tre già accordati, poi la riapertura delle trattative per entrare a far parte dell’Unione europea, quindi la libertà di movimento in Europa per i cittadini turchi. Hanno ottenuto molto meno di questo, nella sostanza: quando i tre miliardi saranno stati interamente versati, cioè nel 2018, si prenderà in considerazione il versamento di altri tre miliardi; quanto all’esenzione dei visti per i cittadini turchi, nulla osta - dicono gli europei - purché entro aprile Ankara soddisfi i 72 criteri specifici previsti per l’ammissione. Cioè, è come se gli avessimo detto di no. Infine c’è il capitolo negoziale 33, quello che riguarda l’ammissione della Turchia all’Unione europea. Gli europei, per ora, si limitano a promettere una proposta entro il 30 giugno.
• Che vantaggio potremmo avere dall’adesione della Turchia?
Forse una presenza di maggior peso nel vicino Oriente, che però mi pare abbastanza improbabile finché non saremo capaci di esprimere una politica estera unitaria. Mi sembrano piuttosto chiari, invece, i vantaggi turchi: essendo il paese più popoloso della Ue, avrebbero il gruppo parlamentare più numeroso. Risultando anche i più poveri, avrebbero un sacco di contributi, a dispetto di Spagna, Portogallo e Italia. E poi la Turchia non è un paese europeo, ma asiatico: metterseli in casa vorrebbe dire rendersi disponibili ad altre richieste da quel continente e aumentare le tensioni con la Russia. Proprio per l’affiatamento tra Merkel e Putin (Mosca e Berlino hanno una lunga intesa storica), mi parte che i maneggi tedeschi con Ankara siano puramente tattici.
• Il flusso dei migranti, intanto, è cresciuto?
Sulle isole greche a gennaio e febbraio sono arrivate 123 mila persone contro le 4.400 di un anno fa. In marzo ne stanno arrivando 1.400 al giorno. In Italia, negli ultimi diciotto giorni sono sbarcate 2.283 persone contro le 2015 dell’anno scorso. In generale, nel 2016, si prevede un aumento del flusso del 40%.
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