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 2016  marzo 21 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - OBAMA A CUBA


REPUBBLICA.IT
Obama a Cuba, stretta di mano con Castro. L’inno americano al Palazzo della Rivoluzione
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama e il leader cubano Raul Castro al Palazzo della Rivoluzione (ansa)
E’ il loro terzo incontro dalla ripresa delle relazioni diplomatiche nel 2014, il primo sul suolo cubano. Il presidente Usa rende omaggio con una corona di fiori al monumento di José Martí, eroe nazionale cubano. Google pronta a estendere rete wi-fi e banda larga sull’isola
di KATIA RICCARDI
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L’AVANA - Non piove più oggi all’Avana. Sotto un cielo di cotone Obama alle 11 del mattino ha raggiunto il leader cubano Raul Castro al Palazzo della Rivoluzione all’Avana nel quadro del processo di normalizzazione trai due Paesi. E’ il loro terzo incontro dalla ripresa delle relazioni diplomatiche nel 2014, il primo sull’isola. Dopo quasi novant’anni, un presidente americano è tornato a Cuba.
Mentre ’The Star-Spangled Banner’, l’inno americano, risuonava nell’edificio simbolo della rivolta castrista, il leader dell’isola caraibica ha ricevuto l’ospite con una calorosa stretta di mano, sorridendo. Obama ha ascoltato in piedi, attento. Sullo sfondo l’immagine di Ernesto ’Che’ Guevara. La sua fotografia più famosa, nello scatto di Alberto Korda.
I due presidenti hanno passato insieme in rassegna le truppe, mentre nella sala è stata esposta la bandiera americana. Castro, a fianco di Obama, ha stretto la mano anche al segretario di Stato John Kerry e ad altri rappresentanti americani. Prima, Obama aveva deposto una corona di fiori in piazza della Rivoluzione, al memoriale di José Martí, poeta, scrittore e rivoluzionario, considerato "l’apostolo dell’indipendenza cubana". Il presidente ha firmato il libro degli ospiti e ha lasciato una dedica: "E’ un grande onore rendere omaggio a Josè Marti, che ha dato la vita per l’indipendenza del suo Paese. La sua passione per la libertà e per l’autodeterminazione continua a vivere nel popolo cubano oggi".
Il presidente americano è arrivato a Cuba ieri, sotto la pioggia e con un grande ombrello, non si è fermato, ha passeggiato per le stradine del centro storico insieme a Michelle, le figlie Malia e Sasha e la suocera Marian Robinson. Qualcosa è cambiato, Obama ne dato qualche accenno al suo risveglio, oggi. Google è pronta a estendere l’accesso a Internet all’isola, ha detto il presidente americano in un’intervista ad Abc News, presto la rete wi-fi e la banda larga l’avvolgeranno.
Obama a Cuba, l’incontro con Raul Castro al Palazzo della Rivoluzione
"L’accesso a internet - che è necessario a Cuba per entrare economicamente nel 21esimo secolo - consentirà invariabilmente al popolo cubano di avere maggiori informazioni e permetterà loro di avere più di una voce", ha spiegato Obama all’emittente Abc News.
"E’ il momento giusto per venire a Cuba e per mettere in moto un processo di cambiamento. Ci sarà un cambiamento", ha continuato Obama nell’intervista: "ora che Raul Castro lo capisca". Ma non avverrà "da un giorno all’altro". "Anche se ci sono ancora significative differenze su diritti umani e libertà individuali, crediamo che venire qui serva a sfruttare al meglio la nostra capacità di spingere per un maggior cambiamento". Poi ammette: "Non ci sono dubbi che questo sia ancora uno Stato a partito unico che esercita il controllo e opprime la dissidenza".
Dall’Air Force One all’Avana: la famiglia Obama a Cuba
Navigazione per la galleria fotografica
"Il nostro obiettivo qui è coinvolgere il popolo cubano" ha affermato da L’Avana il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest. Ieri, nel primo giorno della sua visita, Cuba era uscita in strada a salutare Obama. Raul Castro invece no. Perfino Donald Trump ha definito l’assenza del presidente cubano all’aeroporto, "una mancanza di rispetto": "Il presidente Obama atterra a Cuba, una cosa di grande importanza, e il presidente Raul Castro non era neanche lì a riceverlo. E’ andato a ricevere il papa e altri. Senza rispetto", ha scritto su Twitter.
VIDEO Ezio Mauro: svolta con cautela / FOTO Dissidenti arrestati
Programma. La Casa Bianca però precisa che nel programma ufficiale non era previsto che Castro andasse all’aeroporto. L’incontro ufficiale di benvenuto era previsto solo oggi, alle 11 del mattino, 16 in Italia. A seguire i colloqui, prima ristretti tra i due leader per discutere dell’andamento del processo di normalizzazione delle relazioni, poi con le delegazioni e infine, alle 13:50 secondo il programma diffuso da Washington, la conferenza stampa congiunta di Obama e Castro. In serata, insieme alla first lady, la cena di Stato offerta in loro onore.
Obama a Cuba, stretta di mano con Castro. L’inno americano al Palazzo della Rivoluzione
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Mosca positiva. Il Cremlino legge la visita di Obama come "il rifiuto degli Stati Uniti della politica delle sanzioni nelle questioni internazionali". "La Russia è interessata a che l’Avana mantenga buone relazioni con tutti i Paesi vicini, a cominciare dagli Stati Uniti", ha detto il portavoce Dmitry Peskov, citato dalle agenzie russe.
Obama a Cuba, stretta di mano con Castro. L’inno americano al Palazzo della Rivoluzione
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Americani per fine embargo. La maggior parte degli americani vuole la fine dell’embargo verso Cuba, emerge da un sondaggio New York Times/Cbs pubblicato a poche ore dall’incontro con Raul Castro. Sei americani su dieci sostengono la normalizzazione delle relazioni tra Usa e Cuba e il 40% è convinto che la fine delle sanzioni economiche porterà a una maggiore democrazia nell’isola. Il 52% degli intervistati approva quindi il modo in cui Obama sta gestendo le relazioni con L’Avana.
BLOG Quelli che l’embargo già lo ignoravano / FOTO L’Air Force One
Western Union annuncia sbarco. Anche Western Union arriva a Cuba. L’Avana ha già reso noto che intende revocare la tassa sui dollari dopo che Washington ha allentato le restrizioni valutarie annunciando che consentirà alle banche americane di effettuare transazioni in dollari se non si tratta di enti americani.

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paolo mastrolilli
inviato a l’Avana

«Il regime ha ordinato a tutti i dissidenti di non uscire dalle loro case, oggi e domani, cioè quando il presidente Obama sarà a Cuba. Hanno piazzato pattuglie della polizia davanti alle loro abitazioni, per essere sicuri che nessuno si muova».

Questa denuncia viene da Elizardo Sánchez, storico dissidente e presidente della «Comision Cubana de Derechos Humanos y Reconciliacion Nacional», arrestato e poi liberato sabato, dopo il suo arrivo a L’Avana in aereo da Miami.



Cosa è successo quando è atterrato?

«Alcuni poliziotti mi hanno chiesto di seguirli, e mi hanno chiuso dentro una stanzetta di tre metri per tre. Due agenti stavano dentro e uno faceva la guardia alla porta. Mi hanno detto che ero in stato di fermo, non di arresto: un gioco di parole per negare l’evidenza. Quindi mi hanno sequestrato e fotocopiato i documenti di lavoro sui diritti umani che avevo con me. Allora ho chiesto: visto che è solo un fermo, posso fare una telefonata? No, niente telefonate. Posso uscire per prendere un po’ d’acqua? No, se ti serve l’acqua te la diamo noi. E così via».



Com’è andata a finire?

«Dopo tre ore e mezza mi hanno liberato e mandato a casa. Sono abusi a cui ormai siamo abituati. Da quando c’è stato il ristabilimento delle relazioni con gli Stati Uniti, questi arresti di breve durata sono aumentati. Servono al regime per dimostrare che continua a controllare, e può farti qualunque cosa. Poi magari non ti rinchiudono in cella, per convenienza politica. Però vogliono intimidirti, facendoti sapere che potrebbero».



Perché è venuto a L’Avana?

«Sono stato invitato a incontrare Obama martedì all’ambasciata americana».



Non teme che l’arresteranno ancora?

«Non credo. Io sono determinato ad andare, e non penso che fermeranno la decina di dissidenti invitati. Tutti gli altri, però, stanno subendo forti minacce e intimidazioni».



Cosa pensa della visita di Obama?

«È la ovvia prosecuzione del dialogo aperto, che io condivido. Sono sempre stato contro l’embargo, che è servito solo a far soffrire i cubani, e dare al regime la scusa per sopravvivere grazie alla repressione».



Cosa dirà martedì a Obama?

«Sono favorevole al ristabilimento delle relazioni, perché credo che gli scambi economici e quelli tra le persone aiuteranno a cambiare la situazione a Cuba. Però a certe condizioni».



Quali?

«Le ha indicate lo stesso presidente, quando ha detto che durante la sua visita insisterà molto sul tema del rispetto dei diritti umani. Il vero problema di Cuba è la natura repressiva e totalitaria del governo, che non è un serio interlocutore per il dialogo. La questione dei diritti umani, condivisa universalmente, è la chiave per il cambiamento di cui abbiamo bisogno».

LASTAMPA.IT
PAOLO MASTROLILLI
Raul Castro ha accolto Barack Obama al Palazzo della Rivoluzione dell’Avana, che sarà teatro del loro storico terzo faccia a faccia, il primo sul suolo di Cuba. Mentre nell’edificio simbolo della rivolta castrista risuonava l’inno nazionale americano “The Star-Spangled Banner”, il leader dell’isola caraibica ha ricevuto l’ospite con una calorosa stretta di mano e un largo sorriso.
Nell’edificio simbolo della rivolta castrista, i due presidenti hanno passato insieme in rassegna le truppe, mentre nella sala era esposta la bandiera americana. Castro, a fianco di Obama, ha stretto la mano anche al segretario di Stato John Kerry e ad altri rappresentanti americani.
Poi insieme hanno posato davanti a foto e videocamere.

STAMATTINA SULLA STAMPA
«Questa è una visita storica, e una storica opportunità di dialogare direttamente con il popolo cubano». Così Barack Obama ha descritto il viaggio cominciato ieri, il primo di un capo della Casa Bianca negli ultimi 88 anni. «Nel 1928 - ha detto rivolgendosi al personale dell’ambasciata Usa riaperta ad agosto - il presidente Coolidge venne a bordo di una nave da guerra. Ci mise tre giorni, per arrivare qui. Io ci ho messo solo tre ore. Per la prima volta nella storia, l’aereo Air Force One è atterrato qui. E’ una opportunità storica per definire nuovi accordi commerciali, costruire nuovi legami tra i nostri due popoli, e per me per illustrare la mia visione di un futuro più brillante del nostro passato».
Obama è arrivato alle 16 e 19 minuti, accompagnato dalla moglie Michelle e dalle figlie Malia e Sasha. Poche ore prima che atterrasse, decine di dissidenti del gruppo Damas de Blanco erano state arrestate, durante un marcia di protesta all’uscita dalla messa nella chiesa di Santa Rita.
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Storica visita di Obama a Cuba
Ad accogliere il capo della Casa Bianca all’aeroporto non c’è il presidente Raul, ma il ministro degli Esteri Rodriguez, con mazzi di fiori per la moglie, le figlie e la suocera. Obama quindi è andato all’ambasciata americana, per cominciare la visita parlando al suo personale: «Avere un’ambasciata - ha detto - significa poter promuovere meglio i nostri interessi e la nostra visione».
Subito dopo, nonostante la pioggia tropicale, è andato a fare con la famiglia una visita a piedi nel centro di L’Avana Vecchia. Qui si è fermato alla cattedrale, per incontrare il cardinale Jaime Ortega, che ha avuto un ruolo chiave per favorire i negoziati segreti avvenuti in Vaticano, da cui è scaturita la riapertura delle relazioni bilaterali.
La famiglia quindi ha concluso questa prima giornata semi turistica con una cena al ristorante San Cristobal, uno dei nuovi business privati che è stato possibile aprire a Cuba grazie alle riforme avviate da Raul.
Oggi sarà la giornata politicamente più intensa, perché il presidente avrà il bilaterale con il collega Castro. Subito dopo Obama vorrebbe fare una conferenza stampa, ma finora Raul non ha accettato: questa disputa verrà risolta solo all’ultimo momento.
Dopo il bilaterale, il capo della Casa Bianca incontrerà un gruppo di imprenditori, proprio per incoraggiare i mutamenti economici già in corso. La compagnia americana Starwood ha già annunciato un accordo per ristrutturare tre grandi hotel a Cuba.
L’arrivo di Obama è coinciso con l’arresto di molti dissidenti, incluso Elizardo Sanchez, che domani dovrebbe andare all’ambasciata americana per incontrare il presidente. Parlando con La Stampa, Sanchez ha detto che il regime «ha ordinato agli oppositori di non muoversi dalle loro case». Stesso discorso per Berta Soler, leader della Damas de Blanco. E’ la dimostrazione di quanta strada resta ancora da fare, prima di arrivare ad una vera normalizzazione dei rapporti e un ritorno della libertà a Cuba.

CONFERENZA STAMPA
Raul Castro ha accolto Barack Obama al Palazzo della Rivoluzione dell’Avana, teatro del loro storico terzo faccia a faccia, il primo sul suolo di Cuba. Mentre nell’edificio simbolo della rivolta castrista risuonava l’inno nazionale americano “The Star-Spangled Banner”, il leader dell’isola caraibica ha ricevuto l’ospite con una calorosa stretta di mano e un largo sorriso. Nell’edificio simbolo della rivolta castrista, i due presidenti hanno passato insieme in rassegna le truppe, mentre nella sala era esposta la bandiera americana. Castro, a fianco di Obama, ha stretto la mano anche al segretario di Stato John Kerry e ad altri rappresentanti americani.



CASTRO: “STRADA NUOVA SENZA EMBARGO”
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Parlando durante la conferenza stampa il presidente cubano si è detto lieto di ospitarlo in quanto «primo presidente degli Stati Uniti nel nostro Paese da 88 anni», per poi sottolineare i «risultati concreti ottenuti» fin qui, con un elenco degli accordi raggiunti tra Cuba e Usa. L’embargo Usa rappresenta «un ostacolo» allo sviluppo di Cuba. Solo dopo la sua eliminazione si aprirà «una nuova strada»: «La rimozione dell’embargo è essenziale». Serve la revoca totale dell’ embargo Usa», ha detto Raul Castro, che ha riconosciuto gli sforzi di Obama compiuti per riavvicinare i due Stati. Ma a suo avviso è «essenziale revocare l’embargo perché ha effetti intimidatori». La revoca spetta però al Congresso Usa, controllato dai repubblicani. «Esistono profonde differenze» tra Stati Uniti e Cuba «che non andranno via» ha aggiunto Castro.



OBAMA: “USA E CUBA OTTIMI PARTNER COMMERCIALI”

«Buenas Tardes». Esordisce in spagnolo il presidente degli Stati Uniti Barack Obama prendendo la parola dopo Raul Castro nell’intervento congiunto dei due presidenti all’Avana. «Questo è un nuovo giorno», dice, «un nuevo dia». «Grazie per l’accoglienza a me, alla mia famiglia e alla mia delegazione. Da mezzo secolo la visita di un presidente americano qui era inimmaginabile». E ancora: «Ho avuto una discussione franca sui diritti umani con Raul Castro». Poi un passaggio sul futuro dell’isola che «non sarà deciso dagli Usa o da altre nazioni. Cuba è un Paese sovrano e il suo destino lo decideranno i cubani e nessun altro».