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 2016  marzo 21 Lunedì calendario

Romani, i più tassati d’Italia

Capitale anche della tassazione locale: i contribuenti romani sono quelli che in Italia pagano le addizionali Irpef più alte, perché a quella comunale che è la più elevata di tutte si somma un’imposta regionale ai livelli massimi. Questo poco invidiabile status è emerso in tutta la sua evidenza dal gennaio di quest’anno, quando per il particolare meccanismo delle trattenute sui cedolini di lavoratori dipendenti e pensionati è stato applicato il prelievo relativo al 2015.
CONTEGGI FACILII conti non sono difficili. L’aliquota di Roma Capitale è unica e per le esigenze di rientro del debito è fissata allo 0,9 per cento, ovvero un decimale al di sopra di quella massima per gli altri Comuni. A livello regionale invece si applica uno schema a scaglioni sulla falsariga di quello nazionale, se non che di fatto le aliquote sono solo due. Nominalmente, si paga l’1,73 sui primi 15 mila euro di reddito e il 3,33, ovvero l’aliquota massima di legge, oltre questo livello. In realtà viene applicata una deroga per cui coloro il cui imponibile non supera i 35 mila euro hanno comunque un prelievo complessivo dell’1,73 per cento. Per chi invece si trova al di sopra, l’aliquota marginale cumulata arriva al 4,23 per cento, (appunto la somma tra 0,9 e 3,33). Ma anche l’aliquota media effettiva, che tiene contro del prelievo più contenuto sul primo scaglione di reddito, si avvicina a questa percentuale. Ad esempio un cittadino con un imponibile di 50 mila euro ne lascia in tutto a Regione e Comune ben 1.875 e dunque paga il 3,8 per cento. Se guadagna 75 mila euro, l’ammontare dell’imposta locale complessiva sale 2.933 euro, ossia il 3,9 per cento. Con 100 mila euro e un prelievo di 3.990 euro si sfiora l’aliquota del 4 per cento che viene superata per i livelli superiori di reddito.
Che speranze ci sono di un alleggerimento nei prossimi anni? Non molte in verità. A livello regionale, il prelievo è salito ai livelli massimi nel 2015, come abbiamo visto con applicazione effettiva ritardata di un anno. All’esigenza di ripianare il disavanzo sanitario, che già da alcuni anni aveva fatto schizzare verso l’alto l’aliquota, si è aggiunto un altro vincolo per le finanze regionali: la necessità di restituire i prestiti ricevuti dallo Stato e a loro volta finalizzati all’operazione di pagamento dei debiti arretrati nei confronti dei fornitori dell’amministrazione regionale. E per il 2016, dunque con effetto sul prossimo anno, è già confermato il medesimo schema.
POCHE SPERANZEPer quanto riguarda il Comune è difficile che possa cambiare qualcosa finché resterà la necessità di alimentare la gestione speciale del debito. Certo c’è anche la possibilità che l’amministrazione possa essere in grado di sostituire la quota ordinaria di entrate legata all’addizionale Irpef con altre risorse, ma nemmeno questa sembra un’ipotesi troppo verosimile nel prossimo futuro.