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 2016  marzo 21 Lunedì calendario

La strage delle ragazze Erasmus in Spagna. Tra le tredici vittime dell’incidente in bus anche italiane

Gli Erasmus, le studentesse, la festa di Valencia e poi la morte all’alba. La strage delle ragazze comincia nella notte di Valencia, con la festa più bella, Las Fallas. Le studentesse salgono sul bus, stanche per la serata, pronte a dormire per quelle tre ore abbondanti di viaggio, si torna a Barcellona, la città dell’Erasmus. Dormono tutti su quel maledetto pullman, così, quando alle sei del mattino il bus comincia a fare zig zag, in pochi se ne accorgono. Forse dorme anche il conducente e arriva il primo botto: l’autobus sbatte contro il guard rail e finisce nella corsia opposta. Un secondo dopo e arriva un’altra vettura: lo schianto frontale è terribile. «Urlavano tutti» lo racconta uno studente olandese seduto fuori dall’ospedale di Tortosa.
Siamo a Freginals, non lontano da Tarragona, a 100 chilometri dalla capitale catalana. Il primo a mandare un messaggio è un giovane turco, rimasto illeso: «mandate qualcuno», scrive a un amico seduto, fortuna sua, in un altro autobus. Per i soccorritori è un inferno, le ambulanze arrivano subito, si capisce subito che il bilancio è terribile: «14 morti» dice la Generalitat catalana, un numero ridotto poi di un’unità due ore più tardi. Ma ci sarebbero 8 «dispersi». «Sono tutte chicas, ragazze» dice, quasi senza credere alle sue stesse parole l’assessore catalano agli interni. Quando si capisce che si tratta di studenti Erasmus in gita a Valencia si muovono i consoli di mezzo mondo. Quello italiano, Stefano Nicoletti, si sposta come un ossesso per gli ospedali della zona, cercando qualche buona notizia. Ma la comunicazione della Farnesina, arrivata a tarda sera, fa spegnere ogni illusione: «Fino a sette vittime italiane». Nella notte arrivano i primi nomi: Valentina Gallo di Firenze è la prima di una terribile lista. Ma le operazioni di riconoscimento delle vittime sono difficili.
È una tragedia italiana e internazionale, sull’asfalto dell’autostrada catalana sono finiti i ragazzi di quattordici diversi Paesi del mondo, non solo europei, un bilancio terribile, che è anche una fotografia di una generazione, quella che studia all’estero e trascorre un anno tra libri, esami e divertimento e poi magari decide di restare per tentare la fortuna lontano da casa. Succede spesso, specie a Barcellona, ma per tredici di loro, però, l’esperienza più bella è anche stata l’ultima. Nel pullman noleggiato dall’Erasmus Student Network c’è Annalisa Riba, studentessa torinese di Farmacia, che qualche ora più tardi in un ospedale in stato di choc ripeteva «non so perché mi trovo qui». Nessuna notizia fino a ieri sera della sua amica Serena Saracino, di Torino. I genitori di entrambe le ragazze sono partiti immediatamente per Barcellona.
Le autorità catalane arrivano sul luogo della tragedia, spiegano poco, attente ad avvertire prima le famiglie e poi la stampa, «è un dovere». Arrivano anche gli psicologi, gli stessi che un anno fa esatto consolavano, o almeno ci provavano, i familiari delle vittime della sciagura aerea Germanwings, partito a pochi chilometri dallo schianto di questo bus.
La dinamica dell’incidente è oggetto di un’indagine, ma secondo le ricostruzioni che ieri emergevano dal commissariato della cittadina catalana di Tortosa pare che il pullman abbia improvvisamente sterzato, in presenza di una leggera curva, travolgendo il guard rail, finendo sull’altra corsia, dove si è schiantato in un terribile frontale con un’auto nella quale viaggiavano tre persone, rimaste ferite. L’autista, un uomo esperto, «mai un incidente in carriera», raccontano dalla compagnia di bus, non aveva bevuto, né assunto stupefacenti, «si è addormentato», è l’ipotesi più verosimile, sulla bocca di tutti. I Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, hanno dichiarato che l’uomo è indagato per omicidio plurimo, oggi un giudice lo ascolterà. Ma questa è la strage di una generazione e un processo significherà poco.