Corriere della Sera, 21 marzo 2016
Che cos’è l’Erasmus in breve, per chi non lo sapesse
Umberto Eco una volta disse: «L’Erasmus dovrebbe essere obbligatorio, e non solo per gli studenti: anche per i tassisti, gli idraulici e i lavoratori». Aveva spiegato che il programma aveva «dato vita alla prima generazione di giovani europei», segnando anche «una rivoluzione sessuale: un giovane catalano incontra una ragazza fiamminga; i due si innamorano, si sposano e diventano europei, come pure i loro figli». L’Università di Roma Niccolò Cusano ha calcolato l’impatto, di questa rivoluzione sessuale: circa un milione di bambini sono nati da coppie che si sono formate durante i soggiorni all’estero, e circa un terzo di chi ha fatto l’esperienza ha ammesso di essersi innamorato durante quel viaggio.
L’idea non era nata per questo, naturalmente. Il nome prometteva un impegno preciso: Erasmus come Erasmo da Rotterdam, l’umanista olandese che viaggiò in tutta Europa per comprenderne le diverse culture. Fu l’associazione studentesca Egee, fondata dall’attivista francese Franck Biancheri, a strappare al presidente François Mitterrand l’appoggio per la nascita del programma Erasmus, acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students. Era il 1987.
Da allora, oltre tre milioni di ragazzi hanno beneficiato delle borse di studio per frequentare i corsi in un ateneo straniero per tre-dodici mesi, con un assegno mensile di 272 euro, mete preferite (dagli italiani) Spagna, Francia, Germania, Regno Unito e Portogallo, mentre l’Italia è quinta nelle scelte degli stranieri.
Una scuola di vita, oltreché un investimento per il futuro. Dopo cinque anni dalla laurea, il tasso di disoccupazione degli ex Erasmus è del 23% inferiore rispetto a chi non è partito. Nove su dieci sono propensi a cambiare Paese di residenza almeno una volta, dopo la laurea, contro il 73 per cento di chi non lo ha fatto.
Due anni fa il programma ha preso il nome di Erasmus+ e si è aperto a docenti, sportivi e comprende tirocini professionali. Il bilancio, nel periodo tra il 2014 e il 2020, è di oltre quattordici miliardi di euro. E non si sa quanti altri bambini.