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 2016  marzo 21 Lunedì calendario

Ritratto di Vincent Bolloré, l’uomo che dell’Italia non doveva capirci niente (e che invece ha capito tutto)

Sul cellulare ha messo un contatore per segnare i giorni che mancano al 17 febbraio 2022, quando l’impero di famiglia nato da una piccola cartiera di Quimper, angolo selvaggio della Bretagna, compirà duecento anni. Quel giorno, Vincent Bolloré passerà le redini del gruppo alla settima generazione. Anche il tempo è una variabile da controllare per l’uomo che sta conquistando il Belpaese. «Non capirai mai niente dell’Italia» aveva detto Antoine Bernheim a Bolloré, di cui è stato mentore per trent’anni e che l’ha introdotto a Mediobanca, prima che il suo pupillo organizzasse una congiura per cacciarlo da Generali e smentisse clamorosamente la sua profezia.
All’epoca molti dipingevano il finanziere bretone come un raider opportunista. Lui si presentava come un investitore di lungo periodo, ed è stato di parola.
Oggi ha l’8% al pari con Unicredit e partecipa al patto di sindacato di piazzetta Cuccia che raggruppa il 30%. Dall’interno di Mediobanca ha potuto assistere e giocare dietro le quinte ad alcuni passaggi cruciali della finanza italiana, come quando nell’autunno 2007 il suo voto fu decisivo per nominare Franco Bernabè in Telecom, contro il parere di Alberto Nagel e Renato Pagliaro.
Corsi e ricorsi. Ora tutti aspettano di sapere chi sceglierà come sostituto di Marco Patuano, se prenderà davvero Flavio Cattaneo, candidato gradito a Nagel e Mediobanca. Dietro le quinte, si giocano partite molto più grandi, dalle trattative con Mediaset a quelle con Orange, controllata dallo Stato francese. In mezzo c’è Vivendi, gigante dell’entertainment (con Canal + e Universal) che Bolloré ha scalato lentamente dal 2012 prima vendendo in cambio di azioni le sue televisioni Direct 8 e Direct Star e poi diventandone padrone assoluto nel giugno 2014. Con lo stesso meccanismo ha conquistato Telecom, mettendo all’asta la brasiliana Gvt controllata da Vivendi, fino a incassare un prezzo mai visto (7,6 miliardi di euro, un valore dimezzato oggi) di cui una parte corrisposta in azioni Telecom che ha incrementato fino all’attuale 24,9%.
Difficile resistere a “Bollo”, come lo chiama il suo entourage. Sveglia alle sei ogni mattina, lavora quindici ore al giorno, va a messa la domenica, evita le mondanità. Il suo carattere forte, autoritario è diventato leggenda. «Vorrei che capiste che non sono uno psicopatico» ha detto ai dipendenti di Vivendi riuniti all’Olympia nel novembre scorso. Bolloré ha fatto uno stand-up di oltre un’ora per mettere a tacere chi lo descrive come il nuovo “censore” dell’informazione in Francia. Giornalisti e autori televisivi raccontano di brutali ingerenze nella linea editoriale, programmi sospesi perché toccano interessi o personaggi a lui vicino, come i “Guignols de l’Info”, storica trasmissione satirica che ha più volte ridicolizzato Nicolas Sarkozy, o inchieste annullate, vedi un documentario sul Crédit Mutuel scomparso dal palinsesto.
Pochi osano parlare male di lui o, peggio, indagare sui suoi innumerevoli affari, soprattutto quelli in Africa, vero giacimento di cash flow della holding e all’origine di molti rumors su presunti legami del gruppo con i servizi segreti. Esiste solo una biografia autorizzata, quella di Jean Bothorel, giornalista economico, bretone pure lui. Rare le interviste, la riservatezza è un dogma in casa Bolloré. Nei salotti parigini fece scalpore il divorzio dalla prima moglie, Sophie Fossorier, negli anni Novanta, dopo una liaison tra Bolloré e la cognata. Poi tutto è rientrato nella normalità, l’imprenditore è sposato con l’ex attrice e romanziera Anaïs Jeanneret. L’asse ereditario è già deciso. La guida del gruppo andrà al primogenito Yannick, 36 anni, attualmente presidente di Havas e sposato con la nipote di Martin Bouygues. Cyrille 31 anni, il più simile al padre fisicamente, segue l’avventura Bluecar ed è designato come il “successore per le attività industriali e logistiche”. Sébastien, il più defilato, è amministratore di Blue Solutions mentre la giovane Marie, 27 anni, è l’ambasciatrice a Milano, catapultata nel cda di Mediobanca.
Alcuni dei progetti di Bolloré in Italia si sono formati a Villa Montmorency, nella gated community più esclusiva di Parigi, dove si concentrano alcune delle grandi fortune di Francia, e dove vive l’amico Tarak Ben Ammar, conosciuto nel 2002 alla proiezione di “Femme Fatale”. È attraverso di lui che si è aperta la trattativa con Silvio Berlusconi, nonostante sia un nemico giurato di Sarkozy. I legami di Bolloré con l’ex Presidente francese sono antichi e noti – tutti ricordano lo yacht prestato per festeggiare la vittoria del 2007 – ma non sarà questo a fermare le discussioni con il Cavaliere. Il finanziere bretone ora ha ottime relazioni con il potere socialista, François Hollande gradirebbe l’operazione Telecom in vista di un avvicinamento con Orange. «Non faccio campagna per nessuno» ha spiegato il presidente di Vivendi ai dipendenti, presentandosi come un battitore libero: Bolloré corre per sé, traguardo nel 2022.