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 2016  marzo 21 Lunedì calendario

La battaglia di Betsy Andreu e il falso pentimento di Lance Armstrong

Minuta ma con dentro il fuoco. Sui media americani Betsy Kramar Andreu, oggi affascinante quasi 47enne, ha le stimmate del Davide che ha avuto il coraggio di opporsi al gigante Golia. Lei contro Lance Armstrong. Lei cattolica, conservatrice e antiabortista contro il diavolo texano che per anni si è dopato e ha costretto i suoi compagni a doparsi. Una battaglia che fa impallidire quella delle suffragette e che ancora non è finita. Se lei va a Chicago a parlare a una conferenza, lui ribatte su Facebook o si precipita all’Università del Colorado.
«Ma – dice subito Betsy – va solo se gli evitano domande scomode. Eppure eravamo molto amici. Ho bei ricordi». Il risotto cucinato per lui nella casa di Como quando Lance era un signor nessuno. Lui che le fa usare la sua Volvo: «Betsy merita un’auto come si deve» all’allora amico Frankie Andreu. Poi in quel lontano ottobre ’96 all’ospedale dell’Indiana il patatrac. Betsy con l’allora fidanzato (oggi marito) Frankie Andreu ascolta Lance malato di cancro confessare di aver fatto ricorso a doping pesante: gh, cortisone, epo.
«Ho pensato subito che Lance si fosse ammalato per quello. Temevo per Frankie. Dovevo sposarlo e non volevo un dopato. Mi giurò che lui non si dopava. Gli credetti e ci sposammo nel dicembre del 1996».
Però Frankie mentiva…
«Lance voleva che Frankie si facesse seguire da Michele Ferrari. Frankie ha rifiutato tante volte perche sapeva che questo medico era pro-doping. Nel maggio 1999 ho avuto il nostro primo figlio. Ero a casa e guardavo il Tour in televisione. Frankie tirava come un matto sulla salita Sestriere e ho capito. Lui non è uno scalatore. Ero sconvolta. Per la rabbia e la preoccupazione ho partorito due mesi prima. Frankie non voleva parlarne, ma quando siamo tornati a casa, a Nizza, ho scoperto l’epo nel frigorifero. Abbiamo litigato e gli ho imposto una scelta. L’ho implorato di andar via della squadra di Lance. Mi ha promesso che non si sarebbe mai più dopato. Il Tour 2000 lo ha fatto a pane e acqua. Infatti è arrivato oltre la centesima posizione. Il risultato? È stato licenziato perché non all’altezza: troppo debole. Non solo: Frankie aveva due offerte, ma commise l’errore di parlarne con Bruyneel (il manager della squadra di Armstrong, ndr) Quelle proposte sparirono».
Lance cosa diceva?
«Tempestava Frankie di email. Dicendo che era stupido, egoista e arrogante a non fare quello che era necessario per la squadra».
In Italia è circolata la voce che Armstrong avesse il tumore a un testicolo, non al cervello.
«Ho visto con i miei occhi le radiografie. Il tumore al cervello c’era».
La sua lotta: accuse, denunce, tribunali. Oggi sono storia. Perché prendersela con quello che era un idolo per gli americani?
«Per non compromettere i miei principi. E poi perché lui è arrogante. Voleva chiudermi la bocca da subito. Lance aveva convinto l’agente di Frankie, Bill Stapleton, a insistere perché io firmassi una carta con cui mi impegnavo a non testimoniare contro di lui. Aveva sbagliato i calcoli. Non ha valutato il mio coraggio. Non ho sangue serbo nelle vene per nulla (il padre è immigrato negli Usa dalla ex Jugoslavia ndr)».
Ha passato brutti momenti?
«Lance era implacabile nello screditarmi con tutti. Diceva che ero pazza, gelosa, instabile, brutta, grassa, odiosa; ha licenziato Frankie perche voleva andare in bici pulito».
Poi Lance ha dovuto confessare.
«Credo che abbia sottovalutato Oprah Winfrey (l’autrice dellintervista tv in cui l’americano ha ammesso tutto, ndr). Forse pensava che non fosse informata abbastanza per fargli domande difficili. Agli americani piace il “mea culpa”; però devi essere pentito e si capiva benissimo che lui non aveva rimorsi e che voleva continuare a manipolare l’opinione della gente».
Era questione di tempo: si sapeva delle confessioni dei compagni all’agenzia americana. E adesso? Che rapporti ha con Lance?
«Ha insistito, dopo la confessione, perché voleva incontrarmi. Ci siamo accordati, ma alla fine lui ha rinunciato. Ora non mi interessa più. Ho la mia vita: abitiamo in Michigan. Frankie lavora nel ciclismo. Abbiamo tre figli, due maschi e una femmina. Siamo impegnati con i ragazzi».
Una vita normale, insomma, mentre Lance ora i suoi problemi…
«Ha dovuto sborsare circa 20 milioni di dollari nei processi che ha già perso. Il Governo americano vuole la restituzione di 125 milioni di dollari. Ecco come si è pentito: ha perso la reputazione, ma lotta contro lo Stato che rivuole i soldi della sponsorizzazione alla US Postal».
Lui cerca di farsi vedere in varie occasioni, scrive su Facebook, crea polemiche. Cerca di far dimenticare tutto quello che ha fatto?
«Ci prova. È diventato lo zimbello degli americani e tenta di riscrivere la storia del suo falso pentimento. Ha bisogno che la giuria creda che lui sia cambiato in meglio. Quindi non smetterà di ingannare chiunque. Ma è un falso pentimento, lo conosco bene».
Pensa che possa tornare nel mondo dello sport?
«Speriamo di no. Merita solo di esser incarcerato».