Corriere della Sera, 21 marzo 2016
Breve storia dei primi 10 anni di Twitter (in più di 140 caratteri)
Twitter è esattamente un bambino di dieci anni. Pestifero, promettente e alla ricerca della sua identità. Suo padre, o meglio uno dei suoi tanti padri, Jack Dorsey lo ha tenuto a battesimo nel marzo del 2006 con il primo cinguettio. Adesso, dopo essere tornato a occuparsene a tempo pieno, sta cercando di educarlo dal punto di vista economico e della personalità. Perché sono queste le due leve cui è affidata l’adolescenza (e la sopravvivenza) del microblog da oltre 330 milioni di utenti, il cugino Facebook ne ha 1,6 miliardi, per rendersi conto delle proporzioni: se in questi dieci anni è stato in grado di fare la storia – l’esempio eclatante è la foto twittata da Obama nel 2012 in occasione della rielezione, rimasta la più condivisa di sempre fino ai 3,3 milioni di retweet ottenuti due anni dopo dallo scatto da Oscar di Ellen DeGeneres – è anche vero che nel corso della sua vita ha bruciato 2 miliardi di dollari.
Se, inoltre, è stato capace di diventare un punto di riferimento per politici e personaggi noti – si pensi ai cinguettii di Samantha Cristoforetti dallo spazio o agli annunci di Matteo Renzi, capaci di rimbalzare sui media tradizionali – fatica a coinvolgere nuovi utenti. Motivo per cui ha deciso di introdurre una visualizzazione degli aggiornamenti non (più) solo cronologica ma basata sugli interessi e le precedenti scelte degli iscritti, come fa Facebook. E motivo per cui Dorsey sembrava intenzionato ad abbattere anche il tratto distintivo dei 140 caratteri. Non accadrà, ha tenuto a precisare il carismatico fondatore e amministratore delegato nelle ore precedenti al compleanno del suo pargolo. Twitter proverà a raggiungere la maggiore età senza snaturarsi eccessivamente. Come andrà saranno i prossimi anni a dirlo. Per ora, buon compleanno.