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 2016  marzo 21 Lunedì calendario

Commento al campionato di Gianni Mura

 
Juve, quasi tutto in un giorno.
Dopo l’amarezza e la rabbia in Baviera, non era così scontato che la banda Allegri tornasse a suonare la solita musica, tanto più nel derby. Invece arriva il record di Buffon, imbattuto per 974’. E arrivano i tre punti, con un 4-1 su cui già molto si discute. Non arriva una fetta più grande di scudetto perché non ci sta il Napoli, che un bel Genoa tiene sotto per quasi un’ora ma soprattutto non ci sta un immenso Higuain. A 8 partite dalla fine sempre +3 per la Juve. Arrivano anche le polemiche. Difficile dare torto a Ventura, che ha espresso molto civilmente le sue perplessità sull’arbitraggio. «Alex Sandro doveva ricevere il secondo giallo e il 2-2 di Maxi Lopez era regolare. Se ci ritroviamo con un uomo in più a mezz’ora dalla fine, si vede un’altra partita». Non c’è dubbio: gli errori di Rizzoli sono pesanti, la mancata espulsione in particolare. Sul possibile 2-2 è questione di centimetri.
Un’altra partita avremmo visto, va aggiunto, se il Toro avesse avuto qualcosa di taurino in tutto il primo tempo. Troppo molle, quasi rassegnato. Se l’1-0 di Pogba ha per complice Padelli, il 2-0 di Khedira è un omaggio di tutta la difesa. La Juve, che s’aspettava un’accoglienza più brusca, sentitamente ringrazia. Perde Dybala e Lichtsteiner per doloretti muscolari, rivede una doppietta di Morata, insomma non può lamentarsi. Così, l’unica magrissima consolazione del Torino è quella di aver posto fine al record (strameritato e giustamente condiviso) di Buffon. Molto freddo Belotti nel calciare il rigore. Non era così semplice. Con l’orazione di Sassuolo, da tutti indicata come il segnale della svolta, Buffon aveva rianimato una squadra smarrita. Accetti un consiglio, il capitano: dica ai suoi compagni che non è indispensabile andare in gruppo a discutere con l’arbitro. Lo dica a Khedira, che ieri s’è fatto cacciare come un dilettante. Lo dica a Bonucci, a Mandzukic. Può non dirlo al solo Barzagli, un vero professionista che lo sa già e si regola di conseguenza.
Come già con il Chievo, al San Paolo il Napoli ha incassato un gol nei primi minuti e questa volta ha dovuto sudare parecchio. Non ha giocato male il Napoli, anzi. Uno spettacolo, quando attaccava a ondate. Ma il Genoa ha giocato bene, pur avendo perso in avvio un esperto difensore come Burdisso. In più, Perin parava anche le mosche. Non ci stava a chiudere la finestra ai sogni il Napoli, ed è stato preso per mano da Higuain. Non nervoso, generoso. E incontenibile. Ci ha provato da tutte le posizioni, ha buttato fuori il pallone più facile, ha buttato dentro il più difficile: il 2-1 è da cineteca, sia per la tenacia nel costruirsi un minimo spazio di tiro sia per l’effetto impresso al tiro. Higuain è arrivato a quota 29, record personale, e ci ha preso gusto. Finché il Napoli gioca per lui e lui per il Napoli, con la lucida passione di ieri, la parola fine è da scrivere. Piccolo rilievo a margine: il Napoli tende a imporre sempre il suo gioco, e questo è bene, e Sarri tende a far giocare sempre gli stessi, e questo sta pagando, ma forse è il caso che anticipi i cambi e non si capisce perché il primo ad entrare sia quasi sempre Mertens.
Anche il fiato conta, coi primi caldi. E i nervi. Rallenta la Roma ma non ne approfitta la Fiorentina che poteva scavalcare l’Inter (una delle più toste, adesso) ma deve accontentarsi di affiancarla. Più giù danno l’impressione di avere scalato marcia Sassuolo, Bologna ed Empoli. Partita vivace a San Siro, poi caotica. Espulso Lulic, niente derby. Bene Bacca e Luiz Adriano, ma poco assistiti. La Lazio ci mette orgoglio. I suoi tifosi alla fine l’applaudono. Quelli del Milan fischiano Balotelli prima ancora che dimostri la sua refrattarietà al gioco di squadra, quale che sia la squadra. Può darsi che resti aperta fino all’ultima giornata la lotta per non retrocedere. Il Verona è spacciato e sinceramente Toni ha detto: «Non ci meritiamo la serie A». L’ultima fiammella ieri, e il Carpi l’ha spenta con due bellissimi gol di Di Gaudio e Lasagna (una rivelazione). Oggi il Carpi sarebbe salvo, ed è già una grande soddisfazione per tutto l’ambiente. Poi si vedrà. Ma dai 33 punti di Atalanta e Torino in giù nessuno può sentirsi tranquillo.