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 2015  maggio 13 Mercoledì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Ieri due notizie sulla scuola. La prima: gli studenti hanno continuato a boicottare i test Invalsi (le prove ministeriali di valutazione) che si tenevano nelle seconde classi delle Superiori. Molti si sono limitati a flashmob, ma non sono mancate le aule deserte, con un’astensione che si stima superiore al 12%. La seconda: una nutrita rappresentanza del governo (ma senza Matteo Renzi) ha incontrato un’ancor più nutrita rappresentanza di sindacalisti. All’ordine del giorno: la riforma renziana della scuola, detta “la buona scuola”. L’incontro è finito male, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha illustrato allo schieramento di sindacalisti gli emendamenti apportati alla legge dal governo, a suo dire proprio in conseguenza delle critiche sindacali, ma i sindacati hanno risposto, in sostanza, «è poco, è poco» e minacciano adesso il blocco degli scrutini. A cui mancano poche settimane.

• D’altra parte mancano quindici giorni anche alle elezioni regionali. Il governo, che adopera toni accondiscendenti adesso, potrebbe irrigidirsi parecchio dopo il voto. Renzi, a forza di sfrugugliare il sindacato, deve mettere nel conto un qualche scontro epocale, tipo quelli della Thatcher con i minatori.
La scuola sarebbe un buon terreno per il sindacato. Lo sciopero del 5 maggio è andato bene, le organizzazioni di famiglie e studenti sono pure loro contrarie a Renzi. D’altra parte l’eventuale blocco degli scrutini colpisce le famiglie italiane su un punto delicatissimo, cioè le vacanze. Se non si fanno gli scrutini e magari si bloccano anche gli esami, vanno a carte quarantotto le ferie, con ricadute sul comparto turistico. Si fa presto a passare dalla parte dell’eventuale ragione alla parte del sicuro torto.

• Hanno ragione oppure no?
Guardiamo intanto le due delegazioni di ieri. Per il governo c’erano il ministro Giannini come detto, il ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, il ministro dei Trasporti Graziano Delrio e il sottosegretario Claudio De Vincenti. Ma non c’era il presidente del Consiglio. Per i sindacati, oltre a quelli della scuola, c’erano le segreterie nazionali al completo: Camusso per la Cgil, Furlan per la Cisl e Barbagallo per la Uil. È chiaro che il sindacato ha scelto per lo scontro frontale questo terreno. E che Renzi, al momento, vuole soprattutto schivarli.

• Quali sono i punti di contrasto?
Sostanzialmente tre: manca un rinnovo contrattuale da sette anni e i sindacati vogliono un adeguamento degli stipendi e un nuovo contratto; è vero che il governo assumerà in pianta stabile centomila professori a partire dal prossimo settembre: ma ne resteranno fuori molti altri (circa sessantamila) che risultano abilitati in altri concorsi o comunque meritevoli per un lungo servizio reso alla scuola in condizioni di precariato assoluto. Le sigle vogliono sapere che fine farà tutta questa gente, vogliono un piano di stabilizzazione, magari in più anni… È difficile dar loro torto su questi due punti. C’è poi il terzo punto che è politico e che sarà quello su cui si rischia lo scontro più acceso. Renzi vuole un preside dotato di poteri veri, che possa assumere i professori, valutarli, premiarli, decidere il piano formativo (in sigla Pof) eccetera. Il sindacato vede questo come la rivoluzione dell’“uomo solo al comando”, soprattutto per il fatto che in questa assunzione di responsabilità da amministratore delegato da parte del preside il rappresentante Cgil o Cisl non ha nessuna parte. Il governo ha offerto su questo punto della riforma (articoli 1 e 7) un emendamento che riduce i poteri del preside: il “dirigente scolastico”, come si chiama adesso, per premiare un docente dovrà attenersi ai criteri stabiliti da un Comitato formato dallo stesso preside, da due insegnanti e da due professori. Cioè, in pratica, un piccolo soviet.

• Ai sindacati non basta neanche questo?
Il preside resta potente e nel piccolo soviet i sindacati non ci sono, o rischiano di non esserci se non sarà stabilito chi e come sceglierà i due insegnanti e magari i due genitori. La Furlan ha detto: «L’accentramento delle funzioni e delle responsabilità del dirigente parte da un presupposto concettuale sbagliato: la comunità, le famiglie, gli studenti hanno il diritto di giudicare la scuola come servizio. Ma la valutazione dei docenti, le loro capacità didattiche e professionali è meglio che siano lasciate a persone competenti che peraltro ci sono nel sistema scolastico».

• Come mai il preside non sarebbe competente a valutare le «capacità didattiche e professionali» di un docente?
Lo chieda alla Furlan, perché io non lo so. È un fatto che la partecipazione comunitaria alla vita scolastica dei genitori e degli studenti ha contribuito a creare la scuola che ci ritroviamo adesso, da cui esce troppo spesso gente non preparata. (leggi)

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