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 2015  maggio 13 Mercoledì calendario

I RISCHI PER BCE E FONDO

Le ultime ore hanno portato un minimo di respiro alla situazione di liquidità della Grecia, ma è un sollievo che non è destinato a durare.
Dopo che, lunedì, l’Eurogruppo ha riconosciuto qualche progresso nel negoziato con Atene, il Governo ha annunciato di aver rimborsato 750 milioni di euro al Fondo monetario, evitando un pericoloso default, ma, è emerso ieri, utilizzando riserve detenute presso lo stesso Fmi. La Banca centrale europea ha inoltre concesso ieri un’ulteriore estensione, di 1,1 miliardi di euro, della liquidità di emergenza per le banche elleniche attraverso lo sportello Ela, portando il totale a 80 miliardi ed ha per ora evitato di alzare lo scarto di garanzia, il cosiddetto haircut, sulle operazioni di rifinanziamento delle banche, dando credito alle conclusioni dell’Eurogruppo. Gli istituti di credito greci restano sotto pressione: secondo cifre delle Banca centrale nazionale, nel mese di aprile, il calo dei depositi è stato di circa 7 miliardi di euro.
Alla Bce vogliono evitare di staccare la spina alla Grecia mentre il negoziato politico è ancora in corso, a maggior ragione ora che dalla riunione di Bruxelles di lunedì è venuto un piccolo spiraglio. Per la verità, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha parlato ieri di «miglioramento dell’atmosfera», ma di «non molto di nuovo nella sostanza». Il consiglio Bce, che ieri ha preso la sua decisione con una consultazione telefonica, tornerà a riunirsi fisicamente il 20 maggio e rivedrà la situazione. Anche se probabilmente esiste una maggioranza per aumentare l’haircut (il che vorrebbe dire per le banche presentare maggior collaterale, di cui per ora dispongono, per ottenere gli stessi fondi), è richiesto il voto dei due terzi del consiglio e la Bce non vuole forzare la mano mentre la trattativa fra i creditori e Atene è in corso.
È emerso però che per ripagare l’Fmi (si tratta del rimborso di parte del prestito concesso nel 2010, nell’ambito del primo salvataggio di Atene) il Governo greco ha dovuto fare ricorso, per circa 650 miliardi di euro, alle riserve che detiene presso il Fondo monetario stesso e che possono essere utilizzate solo in casi di estrema emergenza e devono essere poi reintegrate nel giro di qualche settimana. Con questa operazione, le riserve della Grecia presso il Fondo, che a fine marzo ammontavano a circa 700 miliardi di euro, sono quasi azzerate.
Anche se nel frattempo il Governo ha ottenuto anche 600 milioni di euro dalle amministrazioni locali, la mossa dà il senso della drammatica situazione della liquidità disponibile. «La questione della liquidità è molto urgente», ha detto il ministro greco Yanis Varoufakis, ammettendo che le risorse del Governo potrebbero essere esaurite nel giro di un paio di settimane. Nel 2015, la Grecia deve ancora rimborsare all’Fmi circa 7 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi a giugno e altri 450 milioni a luglio. Inoltre, nei soli mesi di luglio e agosto, deve rimborsare 6,7 miliardi di euro alla Bce: si tratta della scadenza di parte dei titoli greci acquistati dall’istituto di Francoforte fra il 2010 e il 2012, in base al programma Smp per sostenere il mercato del debito dei Paesi dell’eurozona in crisi. A queste cifre devono aggiungersi i rimborsi dei Buoni del Tesoro a breve in scadenza e i pagamenti degli stipendi e delle pensioni.
Il negoziato in corso è finalizzato a sbloccare 7,2 miliardi di euro che non sono ancora stati erogati dai precedenti salvataggi, ma è oramai evidente che la Grecia avrà bisogno di ulteriore soccorso esterno, sotto forma di un terzo pacchetto. Secondo indiscrezioni raccolte ieri dal giornale spagnolo “El Mundo”, il Fondo monetario sarebbe incline a non partecipare a un’ulteriore operazione a favore della Grecia. Dentro l’Fmi è da tempo palese l’insoddisfazione per una vicenda nella quale l’istituzione di Washington ha un ruolo decisionale secondario rispetto ai partner europei. Il vertice del Fondo si è inoltre trovato nel mirino degli altri azionisti, soprattutto i grandi Paesi emergenti, per l’esposizione eccessiva nei confronti di Atene, giudicata politicamente motivata e in violazione delle regole dell’Fmi.
Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 13/5/2015