la Repubblica, 13 maggio 2015
Se la Marsigliese ha origini italiane. Il canto di guerra del giovane ufficiale francese Claude Joseph Rouget de Lisle del 1792, in realtà, era stato composto da Giovan Battista Viotti undici anni prima. Storia di un inno (poco) nazionale
Caro Augias, ha ragione a sostenere che il successo di un Inno lo decreta la gente che lo canta al di là del senso dei suoi versetti. È il caso della “Marsigliese” o del “Canto degli Italiani” divenuto sulle barricate del 1848-49 Inno di Mameli. Altri vengono calati dall’alto come l’Inno inglese o quello tedesco derivato dal Kaiserquartett di Haydn, come lei ha fatto notare. Era stato l’Inno dell’Impero austro-ungarico, ma la nuova Austria repubblicana dopo la sconfitta del 1918 lo dismise e se lo prese, se non erro, la Repubblica tedesca di Weimar. La scoperta più recente riguarda però la cosiddetta “Marsigliese”. Nata quale inno dell’Armata del Reno nel 1792 e musicata (ma non firmata) da Rouget de Lisle, venne cantata soprattutto dai marsigliesi e da loro prese il nome. Però un giovane musicista italiano, Guido Rimonda, nello studiare l’opera omnia del virtuoso Giovan Battista Viotti, nato nel 1755 nel Vercellese, lungamente a Parigi quale direttore, anche, del Théâtre Italien, ha scoperto che la sua melodia è, in realtà, ripresa dal Tema e variazioni per violino e orchestra di Viotti del 1781. Insomma la musica della Marsigliese è, in realtà, italiana.
Vittorio Emiliani
Il caso della Marsigliese va raccontato perché quando il maestro Rimonda ha fatto un paio d’ani fa la sua scoperta, se n’è parlato ma non abbastanza. In poche parole il tema è stato ricalcato su quello del compositore Giovan Battista Viotti (Fontanetto Po 1755 – Londra 1824) che risale al 1781. È sufficiente andare su YouTube e digitare “Viotti tema e variazioni in Do maggiore” per ascoltare questo concerto per violino e orchestra. E fare un salto sulla sedia: la Marsigliese? No, Viotti. Il giovane ufficiale Claude Joseph Rouget de Lisle, di guarnigione a Strasburgo (Alsazia, confine orientale sul Reno) nel 1792 compose un suo Chant de guerre de l’armée du Rhin, poi diventato La Marsigliese e adottato come inno nazionale dopo la disfatta di Sedan (1870) e la nascita della Terza Repubblica. Il tema, identico, era in realtà stato composto da Viotti undici anni prima. Niente di troppo eccentrico, intendiamoci. Prestiti e imitazioni da un musicista all’altro e da una composizione all’altra dello stesso autore sono frequenti in musica. L’anomalia è che in questo caso si tratta di un inno nazionale – indiscutibilmente tra i più belli. Quanto all’inno tedesco il signor Emiliani ha ragione. Divenne inno nazionale nel 1922 durante la Repubblica di Weimar; i nazisti ne cambiarono le parole mantenendo dell’originale solo la prima strofa con le parole «Deutschland über alles». Dopo il 1945 gli Alleati lo proibirono. Solo nel 1952 la melodia scritta da Haydn è stata reintrodotta limitatamente alla strofe con il versetto «Einigkeit und Recht und Freiheit» (Unità, Giustizia, Libertà) che non si negano a nessuno.